Se le «storie della Grande guerra» si soffermano prevalentemente sulle vicende politiche, diplomatiche e militari del conflitto, questo testo analizza tali temi sullo sfondo dell’inedita combinazione tra guerra e società della tecnica. Una combinazione che fece assumere al periodo i caratteri di una vera e propria svolta epocale, in grado di segnare in profondità l’intero XX secolo. L’opera affronta quindi sia le premesse sociali, economiche, politiche e culturali che resero possibile lo scoppio di una «guerra mondiale», sia il ruolo svolto dalle straordinarie invenzioni tecnologiche (il telefono, il radiotelegrafo, la bicicletta, l’automobile, l’aeroplano, il sommergibile e tante altre ancora) che avevano caratterizzato i decenni tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900; esse, infatti, dopo aver modificato radicalmente lo stile di vita e i comportamenti collettivi in tutto l’Occidente, contribuirono a modificare in profondità anche le modalità del combattimento e la concezione stessa della guerra. In un secondo momento, ci si sofferma sull’esperienza dei combattenti, con la descrizione del loro mondo fatto di quotidiana convivenza con la morte, con l’angoscia prima dell’assalto, con l’insopportabile inattività sotto gli incessanti bombardamenti avversari, con la spietata disciplina militare che prevedeva anche la decimazione dei reparti protagonisti di atti di insubordinazione e l’immediata fucilazione di coloro che, terrorizzati, si rifiutavano di partire all’attacco. Un mondo in cui, accanto ai fortissimi legami solidaristici che univano soldati e ufficiali, convivevano gli episodi di ammutinamento, l’autolesionismo, l’automutilazione, il disorientamento psichico che non di rado scivolava nella follia. Accanto alle condizioni nella prima linea, viene ricostruita la vita dei militari nelle retrovie, le modalità con cui trascorrevano il loro tempo libero, nelle «Case del soldato», ma anche nei cosiddetti «casini di guerra», poco conosciuti eppure elementi fondamentali della vita quotidiana dei combattenti. Analoga importanza è data alla vita nel «fronte interno»; sono infatti presi in esame i rapporti tra i soldati e i propri famigliari, le numerosissime forme di solidarietà e di sostegno ai combattenti che venivano attivate, spesso spontaneamente, i cambiamenti indotti dalla partenza della maggior parte degli uomini tra i 20 e i 30 anni, l’inevitabile inserimento delle donne nel mondo del lavoro e la loro significativa attività di sostegno ai soldati nelle retrovie e ai feriti negli ospedali, nelle vesti di crocerossine, «dame di carità», «madrine di guerra». Meno conosciuto, ma non meno importante, è il mondo dei ragazzi: in fabbrica, dove conobbero un processo di vero e proprio disciplinamento militare, o nelle scuole, dove fu particolarmente intenso l’indottrinamento patriottico e la demonizzazione di ogni forma di dissenso nei confronti delle autorità costituite. Infine, è presa in esame la sorte di coloro che spesso sono stati «dimenticati» nelle ricostruzioni storiche: i civili delle zone di frontiera, sottoposti ai bombardamenti o all’occupazione da parte nemica, e perciò vittime delle brutalità che sempre accompagnano le invasioni; i prigionieri di guerra, spesso dimenticati nei campi di concentramento; le migliaia di soldati sfigurati nel corso dei combattimenti, spesso ridotti in condizioni tali da preferire di concludere la propria esistenza negli ospedali o nei manicomi militari, pur di non provare la terribile sensazione di essere guardati con orrore dai propri cari. Il volume si conclude con l’analisi delle principali conseguenze che la Grande guerra ha avuto sul ‘900: in primo luogo, la familiarizzazione con l’idea della «morte anonima» di massa, seriale e tecnologica, l’introduzione in Europa delle pratiche di internamento e di deportazione di massa caratteristiche delle guerre coloniali, la demonizzazione del nemico anche in base a ragioni razziali, l’elaborazione di un modello di relazioni sociali rigidamente gerarchiche e in netta contrapposizione al mondo esterno, ma fortemente solidali al proprio interno, sull’esempio dell’esperienza fornita dal cameratismo nelle trincee, tutti precedenti a cui si sarebbero ispirati i regimi totalitari; in secondo luogo, la diffusione nel corpo sociale, in risposta al dramma della guerra, di attese di ordine millenaristico che avrebbero favorito la presa sociale di ideologie palingenetiche come quelle fasciste o comuniste; infine, l’opzione per la «guerra totale», combattuta per cielo, per terra e per mare che, come avrebbero confermato su scala ancora maggiore la Seconda guerra mondiale e tanti altri conflitti del ‘900, aboliva ogni distinzione tra civili e combattenti.

Piccola storia della Grande guerra

VENTRONE, Angelo
2005-01-01

Abstract

Se le «storie della Grande guerra» si soffermano prevalentemente sulle vicende politiche, diplomatiche e militari del conflitto, questo testo analizza tali temi sullo sfondo dell’inedita combinazione tra guerra e società della tecnica. Una combinazione che fece assumere al periodo i caratteri di una vera e propria svolta epocale, in grado di segnare in profondità l’intero XX secolo. L’opera affronta quindi sia le premesse sociali, economiche, politiche e culturali che resero possibile lo scoppio di una «guerra mondiale», sia il ruolo svolto dalle straordinarie invenzioni tecnologiche (il telefono, il radiotelegrafo, la bicicletta, l’automobile, l’aeroplano, il sommergibile e tante altre ancora) che avevano caratterizzato i decenni tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900; esse, infatti, dopo aver modificato radicalmente lo stile di vita e i comportamenti collettivi in tutto l’Occidente, contribuirono a modificare in profondità anche le modalità del combattimento e la concezione stessa della guerra. In un secondo momento, ci si sofferma sull’esperienza dei combattenti, con la descrizione del loro mondo fatto di quotidiana convivenza con la morte, con l’angoscia prima dell’assalto, con l’insopportabile inattività sotto gli incessanti bombardamenti avversari, con la spietata disciplina militare che prevedeva anche la decimazione dei reparti protagonisti di atti di insubordinazione e l’immediata fucilazione di coloro che, terrorizzati, si rifiutavano di partire all’attacco. Un mondo in cui, accanto ai fortissimi legami solidaristici che univano soldati e ufficiali, convivevano gli episodi di ammutinamento, l’autolesionismo, l’automutilazione, il disorientamento psichico che non di rado scivolava nella follia. Accanto alle condizioni nella prima linea, viene ricostruita la vita dei militari nelle retrovie, le modalità con cui trascorrevano il loro tempo libero, nelle «Case del soldato», ma anche nei cosiddetti «casini di guerra», poco conosciuti eppure elementi fondamentali della vita quotidiana dei combattenti. Analoga importanza è data alla vita nel «fronte interno»; sono infatti presi in esame i rapporti tra i soldati e i propri famigliari, le numerosissime forme di solidarietà e di sostegno ai combattenti che venivano attivate, spesso spontaneamente, i cambiamenti indotti dalla partenza della maggior parte degli uomini tra i 20 e i 30 anni, l’inevitabile inserimento delle donne nel mondo del lavoro e la loro significativa attività di sostegno ai soldati nelle retrovie e ai feriti negli ospedali, nelle vesti di crocerossine, «dame di carità», «madrine di guerra». Meno conosciuto, ma non meno importante, è il mondo dei ragazzi: in fabbrica, dove conobbero un processo di vero e proprio disciplinamento militare, o nelle scuole, dove fu particolarmente intenso l’indottrinamento patriottico e la demonizzazione di ogni forma di dissenso nei confronti delle autorità costituite. Infine, è presa in esame la sorte di coloro che spesso sono stati «dimenticati» nelle ricostruzioni storiche: i civili delle zone di frontiera, sottoposti ai bombardamenti o all’occupazione da parte nemica, e perciò vittime delle brutalità che sempre accompagnano le invasioni; i prigionieri di guerra, spesso dimenticati nei campi di concentramento; le migliaia di soldati sfigurati nel corso dei combattimenti, spesso ridotti in condizioni tali da preferire di concludere la propria esistenza negli ospedali o nei manicomi militari, pur di non provare la terribile sensazione di essere guardati con orrore dai propri cari. Il volume si conclude con l’analisi delle principali conseguenze che la Grande guerra ha avuto sul ‘900: in primo luogo, la familiarizzazione con l’idea della «morte anonima» di massa, seriale e tecnologica, l’introduzione in Europa delle pratiche di internamento e di deportazione di massa caratteristiche delle guerre coloniali, la demonizzazione del nemico anche in base a ragioni razziali, l’elaborazione di un modello di relazioni sociali rigidamente gerarchiche e in netta contrapposizione al mondo esterno, ma fortemente solidali al proprio interno, sull’esempio dell’esperienza fornita dal cameratismo nelle trincee, tutti precedenti a cui si sarebbero ispirati i regimi totalitari; in secondo luogo, la diffusione nel corpo sociale, in risposta al dramma della guerra, di attese di ordine millenaristico che avrebbero favorito la presa sociale di ideologie palingenetiche come quelle fasciste o comuniste; infine, l’opzione per la «guerra totale», combattuta per cielo, per terra e per mare che, come avrebbero confermato su scala ancora maggiore la Seconda guerra mondiale e tanti altri conflitti del ‘900, aboliva ogni distinzione tra civili e combattenti.
2005
9788879899574
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