Alle proposizioni consecutive [= CS] nell’italiano antico sono stati finora dedicati pochi contributi specifici (Brambilla Ageno 1973, Herczeg 1974 e, soprattutto, Agostini 1978); qualche altra informazione si può ricavare da studi e analisi di ambito più vasto (v. infra). Anche per la fase moderna della lingua, a parte Herczeg 1973, si deve ricorrere per lo più a grammatiche (partic. Serianni 1988) e a manuali (Tekavcic 1980: 496, Giusti 1991). Sulla base di spogli riguardanti testi sia in prosa che in versi, il presente studio, si propone di stabilire una tipologia riguardante i seguenti punti: 1) rapporto tra sovraordinata e subordinata, 2) inventario degli antecedenti, 3) uso dei tempi e dei modi verbali, 4) rapporto di frequenza tra CS esplicite e implicite, 5) rapporti di frequenza CS /paratassi (Richter-Bergmeier 1990) e CS / proposizioni semanticamente affini ( come le causali e le finali). Già da una prima esplorazione dei materiali antichi appaiono alcune differenze rispetto all’italiano moderno soprattutto per quanto riguarda i punti 2) e 5). Fin dai primi tempi i vari generi di prosa e di poesia presentano diversità nella frequenza e nell’uso delle CS. Il rilievo di Boyde ( 1971: 170-173 ) sull’ abbondanza di CS presente nella Vita Nuova si può estendere a gran parte della lirica del Duecento e del primo Trecento (vari dati si ricavano dalla consultazione di Avalle 1992 e di LIZ 1993). Come è avvenuto in altri settori della sintassi del periodo dell’italiano antico, anche nel caso delle CS è dato riscontrare un certo parallelismo tra lo stile del pensiero e la scelta di questo strumento linguistico. Nella poesia stilnovistica, per es., la descrizione degli effetti (beatitudine, sofferenza) che l’amore esercita sull’“omo gentile” è realizzata per lo più mediante CS (Agostini: 385). Per le CS della prosa avremmo bisogno di un inventario simile a quello approntato per la poesia delle origini da Richter-Bergmeier (1990: 188-190). La prosa dei secoli XIII e XIV ( con sensibili scarti tra i suoi vari livelli ) sembra presentare un numero più ridotto di CS, anche se il ventaglio di tipi appare più esteso di quello riscontrabile nei testi poetici coevi. Nella prima narrativa particolare interesse assumono alcuni fenomeni concernenti la forma e l’uso delle CS: la dipendenza da un sostantivo (Dardano 1993: 103), la giustapposizione (Segre 1963: 148), la successione in strutture binarie, l’alta frequenza di relative concessive (Dardano 1993: 117, 175-176, 361,). Un tipo particolare, attestato nella prosa, è il costrutto introdotto da senza che (Rohlfs 1969 §790). Dall’osservazione di fenomeni e dal confronto con altri tipi proposizionali risulta l’esigenza di meglio definire lo statuto delle CS, le quali (in alcuni casi e soprattutto nei testi poetici) sembrano rappresentare un tipo di subordinazione debole: vale a dire non sempre capace di fissare rapporti ben definiti tra i componenti del periodo. Nella narrativa dei primi secoli i confini tra CS e coordinazione non appaiono sempre ben delineati (Dardano 1969: 75-76). Considerando tali caratteri, viene discussa la tesi proposta da Herczeg (1973), relativamente a testi in prosa moderni, e poi definita con maggior rigore da Agostini (1978) nella sua analisi della poesia e della prosa di Dante; tesi che comporta la distinzione di due tipi fondamentali di CS: uno “forte” (fondato sulla correlazione “avverbio , o aggettivo, legato alla sovraordinata + subordinata introdotta da che ) e uno “debole” ( il rapporto tra le due proposizioni è svolto da una locuzione congiuntiva del tipo sì che, tanto che) . Esempio del primo tipo: «lo nome d’Amore è sì dolce a udire, che impossibile mi pare che la sua propria operazione sia» (Vita Nuova, XIII, 4). Esempio del secondo tipo: «conviene prima conoscere le sue parti, sì che leggiero sarà poi lo suo intendimento a vedere» (Convivio, II, II, 6). L'analisi delle CS nell’italiano antico si fondar non soltanto su criteri formali, ma anche su parametri testuali (osservando tra l’altro i modi in cui le proposizioni consecutive contribuiscono alla strutturazione di un testo). Nella ricerca si inoltre a criteri pragmatici, considerando il tipo di testo (documentario, prescrittivo, narrativo, argomentativo ecc.), le situazioni discorsive ed espressive nelle quali ricorrono di preferenza le CS. Si esplorano gli effetti di senso che si ottengono scegliendo le CS in luogo di sequenze paratattiche e in luogo di secondarie semanticamente affini. Lo studio tiene conto delle esperienze e dei risultati ottenuti nel campo della sintassi romanza (Gamillscheg 1957, Le Bidois G: / Le Bidois R. 1971, Jensen 1990 ). Infine, con l’intento di tracciare alcune linee di sviluppo in diacronia, l’analisi si estende a una serie di testi in versi e in prosa dei secoli XV-XVII.

Struttura di frase e testualità: il caso delle proposizioni consecutive nell’italiano antico

FRENGUELLI, GIANLUCA;
1998-01-01

Abstract

Alle proposizioni consecutive [= CS] nell’italiano antico sono stati finora dedicati pochi contributi specifici (Brambilla Ageno 1973, Herczeg 1974 e, soprattutto, Agostini 1978); qualche altra informazione si può ricavare da studi e analisi di ambito più vasto (v. infra). Anche per la fase moderna della lingua, a parte Herczeg 1973, si deve ricorrere per lo più a grammatiche (partic. Serianni 1988) e a manuali (Tekavcic 1980: 496, Giusti 1991). Sulla base di spogli riguardanti testi sia in prosa che in versi, il presente studio, si propone di stabilire una tipologia riguardante i seguenti punti: 1) rapporto tra sovraordinata e subordinata, 2) inventario degli antecedenti, 3) uso dei tempi e dei modi verbali, 4) rapporto di frequenza tra CS esplicite e implicite, 5) rapporti di frequenza CS /paratassi (Richter-Bergmeier 1990) e CS / proposizioni semanticamente affini ( come le causali e le finali). Già da una prima esplorazione dei materiali antichi appaiono alcune differenze rispetto all’italiano moderno soprattutto per quanto riguarda i punti 2) e 5). Fin dai primi tempi i vari generi di prosa e di poesia presentano diversità nella frequenza e nell’uso delle CS. Il rilievo di Boyde ( 1971: 170-173 ) sull’ abbondanza di CS presente nella Vita Nuova si può estendere a gran parte della lirica del Duecento e del primo Trecento (vari dati si ricavano dalla consultazione di Avalle 1992 e di LIZ 1993). Come è avvenuto in altri settori della sintassi del periodo dell’italiano antico, anche nel caso delle CS è dato riscontrare un certo parallelismo tra lo stile del pensiero e la scelta di questo strumento linguistico. Nella poesia stilnovistica, per es., la descrizione degli effetti (beatitudine, sofferenza) che l’amore esercita sull’“omo gentile” è realizzata per lo più mediante CS (Agostini: 385). Per le CS della prosa avremmo bisogno di un inventario simile a quello approntato per la poesia delle origini da Richter-Bergmeier (1990: 188-190). La prosa dei secoli XIII e XIV ( con sensibili scarti tra i suoi vari livelli ) sembra presentare un numero più ridotto di CS, anche se il ventaglio di tipi appare più esteso di quello riscontrabile nei testi poetici coevi. Nella prima narrativa particolare interesse assumono alcuni fenomeni concernenti la forma e l’uso delle CS: la dipendenza da un sostantivo (Dardano 1993: 103), la giustapposizione (Segre 1963: 148), la successione in strutture binarie, l’alta frequenza di relative concessive (Dardano 1993: 117, 175-176, 361,). Un tipo particolare, attestato nella prosa, è il costrutto introdotto da senza che (Rohlfs 1969 §790). Dall’osservazione di fenomeni e dal confronto con altri tipi proposizionali risulta l’esigenza di meglio definire lo statuto delle CS, le quali (in alcuni casi e soprattutto nei testi poetici) sembrano rappresentare un tipo di subordinazione debole: vale a dire non sempre capace di fissare rapporti ben definiti tra i componenti del periodo. Nella narrativa dei primi secoli i confini tra CS e coordinazione non appaiono sempre ben delineati (Dardano 1969: 75-76). Considerando tali caratteri, viene discussa la tesi proposta da Herczeg (1973), relativamente a testi in prosa moderni, e poi definita con maggior rigore da Agostini (1978) nella sua analisi della poesia e della prosa di Dante; tesi che comporta la distinzione di due tipi fondamentali di CS: uno “forte” (fondato sulla correlazione “avverbio , o aggettivo, legato alla sovraordinata + subordinata introdotta da che ) e uno “debole” ( il rapporto tra le due proposizioni è svolto da una locuzione congiuntiva del tipo sì che, tanto che) . Esempio del primo tipo: «lo nome d’Amore è sì dolce a udire, che impossibile mi pare che la sua propria operazione sia» (Vita Nuova, XIII, 4). Esempio del secondo tipo: «conviene prima conoscere le sue parti, sì che leggiero sarà poi lo suo intendimento a vedere» (Convivio, II, II, 6). L'analisi delle CS nell’italiano antico si fondar non soltanto su criteri formali, ma anche su parametri testuali (osservando tra l’altro i modi in cui le proposizioni consecutive contribuiscono alla strutturazione di un testo). Nella ricerca si inoltre a criteri pragmatici, considerando il tipo di testo (documentario, prescrittivo, narrativo, argomentativo ecc.), le situazioni discorsive ed espressive nelle quali ricorrono di preferenza le CS. Si esplorano gli effetti di senso che si ottengono scegliendo le CS in luogo di sequenze paratattiche e in luogo di secondarie semanticamente affini. Lo studio tiene conto delle esperienze e dei risultati ottenuti nel campo della sintassi romanza (Gamillscheg 1957, Le Bidois G: / Le Bidois R. 1971, Jensen 1990 ). Infine, con l’intento di tracciare alcune linee di sviluppo in diacronia, l’analisi si estende a una serie di testi in versi e in prosa dei secoli XV-XVII.
1998
8883191501
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/44547
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact