Il saggio affronta il tema di un confronto tra Frati Predicatori e Frati Minori, nei primi decenni dell’esistenza di questi Ordini, nell’ambito della loro scelta pauperistica. Questo confronto, certo non inedito, viene però condotto attraverso una nuova attenzione alla terminologia presente sia nelle fonti normative, sia in quelle agiografiche. Il primo nucleo del lavoro verte intorno al termine pecunia; per quanto riguarda i Frati Predicatori, si evidenza che esiste una proibizione di portare con sé denaro durante la predicazione, mentre è prevista un’amministrazione – ovviamente sobria ed oculata – del denaro da parte dei superiori dei conventi, e perfino la possibilità, da parte dei frati, di essere depositari di pecunia, anche se non di amministrare il denaro altrui. I testi normativi dei Frati Minori, contengono come è noto, una proibizione ben più estesa dell’uso del denaro,che in successive specificazioni giunse a generare un sistema in cui altri (amici spirituali, procuratori) dovevano maneggiare il denaro a favore dei frati. E’ di estremo interesse, tuttavia anche il fatto che la presenza, nella Regola, della coppia pecunia et denarii abbia suscitato fin dalle costituzioni pre-narbonesi uno sforzo interpretativo che ha portato a distinguere i due termini come significanti il secondo il denaro come moneta, come species, il primo invece ogni bene che viene acquisito a scopo di scambio. Già questo aspetto consente di cogliere una differenza profonda nell’ispirazione dei due Ordini: per i Predicatori si tratta di proibire l’uso del denaro (inteso come species) in alcune situazioni in cui ciò risulta non conferme al fine; per i Minori, invece, ad essere in gioco, ad un livello più profondo, è la salvaguardia di una dimensione di vita economica che vuole limitarsi all’suo dei beni necessari. La seconda parte affronta la questione del rapporto con beni altri dal danaro. Dopo aver ricordato che la rinuncia al possesso di beni immobili, ma anche a rendite, risulta essere, tra i Predicatori, l’esito di un processo non privo di incertezze, si evidenzia che il termine-chiave, nelle fonti rilevante, è possessio, in particolare nel suo plurale possessiones, con un’attenzione quindi prevalente al carattere oggettivo del bene cui si rinuncia, accanto ovviamente a redditus (le rendite). Nelle fonti dell’Ordine dei Minori, invece, come è noto, il termine fondamentale è proprietas, ocn la valenza della relazione tra i frati e i beni: il voto di povertà, comune ad entrambi gli Ordini mendicanti, si differenzia perché tra i Minori ad essere oggetto della rinuncia non sono tanto alcune categorie di beni, quando un modo di rapportarsi alle cose. Per i Minori, in gioco non è stabilire su quali tipi di beni la comunità dei religiosi possa esercitare un dominium, ma come una comunità possa vivere senza dominium. Si apre così una ulteriore prospettiva dalla quale osservare le diversità tra Predicatori e Minori, ma anche impostare il rapporto tra la dimensione delle fonti normative e quella delle fonti che documentano gli effettivi comportamenti dei conventi mendicanti in campo economico.

Pecunia, possessio, proprietas alle origini di Minori e Predicatori: osservazioni sul filo della terminologia

LAMBERTINI, Roberto
2004-01-01

Abstract

Il saggio affronta il tema di un confronto tra Frati Predicatori e Frati Minori, nei primi decenni dell’esistenza di questi Ordini, nell’ambito della loro scelta pauperistica. Questo confronto, certo non inedito, viene però condotto attraverso una nuova attenzione alla terminologia presente sia nelle fonti normative, sia in quelle agiografiche. Il primo nucleo del lavoro verte intorno al termine pecunia; per quanto riguarda i Frati Predicatori, si evidenza che esiste una proibizione di portare con sé denaro durante la predicazione, mentre è prevista un’amministrazione – ovviamente sobria ed oculata – del denaro da parte dei superiori dei conventi, e perfino la possibilità, da parte dei frati, di essere depositari di pecunia, anche se non di amministrare il denaro altrui. I testi normativi dei Frati Minori, contengono come è noto, una proibizione ben più estesa dell’uso del denaro,che in successive specificazioni giunse a generare un sistema in cui altri (amici spirituali, procuratori) dovevano maneggiare il denaro a favore dei frati. E’ di estremo interesse, tuttavia anche il fatto che la presenza, nella Regola, della coppia pecunia et denarii abbia suscitato fin dalle costituzioni pre-narbonesi uno sforzo interpretativo che ha portato a distinguere i due termini come significanti il secondo il denaro come moneta, come species, il primo invece ogni bene che viene acquisito a scopo di scambio. Già questo aspetto consente di cogliere una differenza profonda nell’ispirazione dei due Ordini: per i Predicatori si tratta di proibire l’uso del denaro (inteso come species) in alcune situazioni in cui ciò risulta non conferme al fine; per i Minori, invece, ad essere in gioco, ad un livello più profondo, è la salvaguardia di una dimensione di vita economica che vuole limitarsi all’suo dei beni necessari. La seconda parte affronta la questione del rapporto con beni altri dal danaro. Dopo aver ricordato che la rinuncia al possesso di beni immobili, ma anche a rendite, risulta essere, tra i Predicatori, l’esito di un processo non privo di incertezze, si evidenzia che il termine-chiave, nelle fonti rilevante, è possessio, in particolare nel suo plurale possessiones, con un’attenzione quindi prevalente al carattere oggettivo del bene cui si rinuncia, accanto ovviamente a redditus (le rendite). Nelle fonti dell’Ordine dei Minori, invece, come è noto, il termine fondamentale è proprietas, ocn la valenza della relazione tra i frati e i beni: il voto di povertà, comune ad entrambi gli Ordini mendicanti, si differenzia perché tra i Minori ad essere oggetto della rinuncia non sono tanto alcune categorie di beni, quando un modo di rapportarsi alle cose. Per i Minori, in gioco non è stabilire su quali tipi di beni la comunità dei religiosi possa esercitare un dominium, ma come una comunità possa vivere senza dominium. Si apre così una ulteriore prospettiva dalla quale osservare le diversità tra Predicatori e Minori, ma anche impostare il rapporto tra la dimensione delle fonti normative e quella delle fonti che documentano gli effettivi comportamenti dei conventi mendicanti in campo economico.
2004
9788879889285
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