in M. Verga (a cura di), CIRSDIG, http://www.cirsdig.it/Pubblicazioni/ais2008.pdf Gli output dei meccanismi di implementazione normativa si concretizzano in prassi, con livelli diversi di formalizzazione e convergenza a seconda degli attori e dei contesti giuridici. I confini che delimitano le modalità di applicazione delle norme costituiscono aspetti sostanziali che meritano di essere approfonditi. In ambito penale, la scarsità di risorse e gli ingenti carichi di lavoro possono indurre i pubblici ministeri a prendere decisioni che attenuano il principio di obbligatorietà dell’azione penale, attraverso il ricorso a criteri di priorità. Nel saggio vengono discusse ulteriori alternative funzionali in cui si possono ravvisare forme di discrezionalità “di fatto”. Un primo aspetto riguarda la specializzazione per materia dei magistrati, criterio organizzativo diffuso presso diverse procure, ma anche in alcuni tribunali. E ancora, l’applicazione dei riti alternativi, che prevede requisiti impliciti non sempre omogenei. Infine, anche il ricorso alla prescrizione può subire l’influenza di fattori legati ai contesti, al tipo di reato, come pure alle appartenenze socio-economiche degli attori coinvolti. Sul piano interpretativo, il tentativo far emergere le dinamiche concrete di un fenomeno socio-giuridico è complementare alla sua ricostruzione attraverso argomentazioni teoriche. In quest’ottica, le questioni procedurali vanno integrate con le testimonianze dirette degli operatori del diritto, che ne fanno esperienza dall’interno, oltre ad essere individualmente responsabili del - buon - funzionamento di un segmento del sistema. Molti degli aspetti affrontati nella ricerca sono parte della questione più generale dell’impossibilità di riduzione delle norme in prassi e viceversa. Detto questo, vanno distinte le buone e le cattive prassi, oltre alle motivazioni che inducono a ricorrervi (l’impossibilità di applicare le norme nel modo in cui sono strutturate, il peso dei carichi di lavoro, la durata dei processi, gli interessi individuali e collettivi). Proprio perché assolvono ad un compito essenziale, le buone prassi andrebbero mantenute. Piuttosto, riconsiderando complessivamente i dati, emerge la richiesta di stabilire ex ante, sul piano ordinamentale, la cornice in cui dovrebbero muoversi. Il compito di elaborare eventuali riforme non si presenta privo di incertezze, considerati i margini di manovra degli attori. Tra le questioni più importanti che restano aperte c’è quella del potere legato alla discrezionalità di fatto e della sua gestione. Per reati simili, gli esiti processuali possono, in certa misura, differire a seconda del contesto giudiziario territorialmente competente, oltre che per gli effetti di ulteriori variabili in gioco. Il sistema può far insorgere un doppio binario, dove indagati e imputati con diverse appartenenze sociali, nonché dotati di risorse materiali non equiparabili, diventano potenzialmente destinatari di trattamenti diseguali. *** Starting from an empirical approach “law in action”, we will discuss a few functional alternatives to compulsory prosecution in the Italian penal jurisdiction. In particular, the analysis refers to the presence of specialized prosecutors and judges in some penal courts, the use of the so-called “riti alternativi” (short proceedings) and of the time bound proceedings. All these aspects represent relevant issues involving the more general theme of the relationship between norms and practices in enforcing law. Formally or informally, there is a large room to manoeuvre by professional actors in the law, and we must pay attention not only to the norms, but also to the practices. Mostly because it happens in the light of the principle of compulsory prosecution. The existence of “good” and even “bad” practices, and their motivations and limits, emerge from the interviews with privileged witnesses. But which remains the crucial question concerns the risks linked to such forms of subjective discretion and the potential ways to regulate them.

Alternative funzionali all’azione penale obbligatoria nel sistema italiano

ZANIER, Maria Letizia
2009-01-01

Abstract

in M. Verga (a cura di), CIRSDIG, http://www.cirsdig.it/Pubblicazioni/ais2008.pdf Gli output dei meccanismi di implementazione normativa si concretizzano in prassi, con livelli diversi di formalizzazione e convergenza a seconda degli attori e dei contesti giuridici. I confini che delimitano le modalità di applicazione delle norme costituiscono aspetti sostanziali che meritano di essere approfonditi. In ambito penale, la scarsità di risorse e gli ingenti carichi di lavoro possono indurre i pubblici ministeri a prendere decisioni che attenuano il principio di obbligatorietà dell’azione penale, attraverso il ricorso a criteri di priorità. Nel saggio vengono discusse ulteriori alternative funzionali in cui si possono ravvisare forme di discrezionalità “di fatto”. Un primo aspetto riguarda la specializzazione per materia dei magistrati, criterio organizzativo diffuso presso diverse procure, ma anche in alcuni tribunali. E ancora, l’applicazione dei riti alternativi, che prevede requisiti impliciti non sempre omogenei. Infine, anche il ricorso alla prescrizione può subire l’influenza di fattori legati ai contesti, al tipo di reato, come pure alle appartenenze socio-economiche degli attori coinvolti. Sul piano interpretativo, il tentativo far emergere le dinamiche concrete di un fenomeno socio-giuridico è complementare alla sua ricostruzione attraverso argomentazioni teoriche. In quest’ottica, le questioni procedurali vanno integrate con le testimonianze dirette degli operatori del diritto, che ne fanno esperienza dall’interno, oltre ad essere individualmente responsabili del - buon - funzionamento di un segmento del sistema. Molti degli aspetti affrontati nella ricerca sono parte della questione più generale dell’impossibilità di riduzione delle norme in prassi e viceversa. Detto questo, vanno distinte le buone e le cattive prassi, oltre alle motivazioni che inducono a ricorrervi (l’impossibilità di applicare le norme nel modo in cui sono strutturate, il peso dei carichi di lavoro, la durata dei processi, gli interessi individuali e collettivi). Proprio perché assolvono ad un compito essenziale, le buone prassi andrebbero mantenute. Piuttosto, riconsiderando complessivamente i dati, emerge la richiesta di stabilire ex ante, sul piano ordinamentale, la cornice in cui dovrebbero muoversi. Il compito di elaborare eventuali riforme non si presenta privo di incertezze, considerati i margini di manovra degli attori. Tra le questioni più importanti che restano aperte c’è quella del potere legato alla discrezionalità di fatto e della sua gestione. Per reati simili, gli esiti processuali possono, in certa misura, differire a seconda del contesto giudiziario territorialmente competente, oltre che per gli effetti di ulteriori variabili in gioco. Il sistema può far insorgere un doppio binario, dove indagati e imputati con diverse appartenenze sociali, nonché dotati di risorse materiali non equiparabili, diventano potenzialmente destinatari di trattamenti diseguali. *** Starting from an empirical approach “law in action”, we will discuss a few functional alternatives to compulsory prosecution in the Italian penal jurisdiction. In particular, the analysis refers to the presence of specialized prosecutors and judges in some penal courts, the use of the so-called “riti alternativi” (short proceedings) and of the time bound proceedings. All these aspects represent relevant issues involving the more general theme of the relationship between norms and practices in enforcing law. Formally or informally, there is a large room to manoeuvre by professional actors in the law, and we must pay attention not only to the norms, but also to the practices. Mostly because it happens in the light of the principle of compulsory prosecution. The existence of “good” and even “bad” practices, and their motivations and limits, emerge from the interviews with privileged witnesses. But which remains the crucial question concerns the risks linked to such forms of subjective discretion and the potential ways to regulate them.
2009
9788895356273
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/43605
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