Nel 1809 Roma fu annessa all’Impero francese. Il nuovo governo napoleonico si fece promotore di una serie di provvedimenti a favore delle arti, in particolare nel campo della conservazione e del restauro dei monumenti antichi, nell’urbanistica, nella riorganizzazione dell'Accademia di San Luca e nell’allestimento degli appartamenti imperiali del Quirinale. Tra i primi interventi a favore della promozione artistica troviamo anche l’allestimento nel 1809 di una mostra internazionale di pittura, scultura, disegni di architettura, alla quale parteciparono 64 artisti con circa 180 opere. Si trattava di un evento del tutto nuovo nel panorama delle esposizioni romane, tradizionalmente incentrato, viceversa, sulla presentazione estemporanea di singole opere in palazzi, chiese o studi di artisti. Il saggio ricostruisce, attraverso l’esame della documentazione archivistica e dei resoconti pubblicati su giornali romani e stranieri, sia le fasi organizzative della mostra sia la partecipazione degli artisti (tra cui Schick, Ingres, Landi, Thorvaldsen) e la reazione della critica. Una seconda edizione della mostra, organizzata sempre in Campidoglio l’anno seguente, più che la ripetizione dell’esperienza precedente si presenta come «avventurosa associazione» tra “arti belle” e “arti utili” sul modello milanese e torinese.
Le mostre in Campidoglio durante il periodo francese
MEYER, SUSANNE ADINA
2006-01-01
Abstract
Nel 1809 Roma fu annessa all’Impero francese. Il nuovo governo napoleonico si fece promotore di una serie di provvedimenti a favore delle arti, in particolare nel campo della conservazione e del restauro dei monumenti antichi, nell’urbanistica, nella riorganizzazione dell'Accademia di San Luca e nell’allestimento degli appartamenti imperiali del Quirinale. Tra i primi interventi a favore della promozione artistica troviamo anche l’allestimento nel 1809 di una mostra internazionale di pittura, scultura, disegni di architettura, alla quale parteciparono 64 artisti con circa 180 opere. Si trattava di un evento del tutto nuovo nel panorama delle esposizioni romane, tradizionalmente incentrato, viceversa, sulla presentazione estemporanea di singole opere in palazzi, chiese o studi di artisti. Il saggio ricostruisce, attraverso l’esame della documentazione archivistica e dei resoconti pubblicati su giornali romani e stranieri, sia le fasi organizzative della mostra sia la partecipazione degli artisti (tra cui Schick, Ingres, Landi, Thorvaldsen) e la reazione della critica. Una seconda edizione della mostra, organizzata sempre in Campidoglio l’anno seguente, più che la ripetizione dell’esperienza precedente si presenta come «avventurosa associazione» tra “arti belle” e “arti utili” sul modello milanese e torinese.File | Dimensione | Formato | |
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