Il Sofista è qui oggetto di una Lectura Platonis analitica, articolata in cinque momenti. Di lettura in lettura, l’Autore percorre l’intero dialogo “smontandolo” in modo tale da tratteggiare prima di tutto la galleria dei “ritratti” sofistici offerta da Platone con le cinque diairesi (i cui schemi vengono ri-proposti nel testo) per tornare poi ad affrontare lo svolgimento teoreticamente centrale che conduce all’ultima diairesi. A margine di quest’analisi, si trovano, inoltre, tre appendici, che allargano l’orizzonte dal Sofista a dialoghi come il Filebo, il Parmenide e il Teeteto. Il volume si chiude, infi-ne, con un momento di confronto tra l’Autore e il professor Bruno Centrone e le dott.sse Fermani, Palpacelli, Quarantotto, che discutono in vario modo l’interpretazione offerta da Migliori. La cifra distintiva di questo testo è la novità rispetto alle letture tradizionali. Si legge il Sofista den-tro un blocco di dialoghi (Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico) che costituisce un unicum nel cor-pus platonico, perché si tratta di dialoghi che rimandano gli uni agli altri, con rimandi espliciti (cosa che non accade in nessun altro caso). Inoltre, eccezion fatta per il Parmenide (che, nel quadro delle opere dialettiche, svolge la funzione di un prologo introduttivo alla complessità della dialettica pla-tonica), il Teeteto, il Sofista e il Politico hanno gli stessi personaggi e si pongono in una sequenza tematica. Infatti il Teeteto tratta della scienza e il Sofista - “il giorno dopo” rispetto alla scena del Teeteto - propone un’indagine per andare alla ricerca del filosofo, cioè ancora della scienza, in quanto la filosofia, la dialettica, è per Platone la conoscenza somma. Un punto cruciale della Lectura consiste nella relativizzazione del peso dell’ontologia, in generale nel pensiero platonico ma più in particolare nel Sofista. Da ciò segue che il ruolo di questa impor-tante opera va riconsiderato rispetto alla valutazione generalmente accettata. La sopravvalutazione di questo dialogo nasce dalla convinzione che il suo centro filosofico sia, per Platone, la tematica dell’essere; ora, data l’importanza che tale tematica ha assunto nella storia del pensiero occidentale, il Sofista è stato considerato uno dei più significativi testi di Platone. Invece, il cuore del Sofista è esplicitamente collocato altrove: all’interno della gigantomachia tra i materialisti e gli amici delle Idee (245 E - 249 D), per due volte lo Straniero di Elea propone una definizione della realtà: gli enti non sono altro che potenza di agire e patire. La visione del reale che ha Platone è una dinamica, cioè una dialettica, non una statica ontologia. Del resto, il relativo ridimensionamento di questo grande dialogo si coglie a confronto con il Politico che fin dall’inizio sottolinea la superiorità di questa seconda figura (Politico, 257 B). Infatti, il sofista è ciò da cui il filosofo deve essere distinto come da un avversario, mentre il politico è ciò cui assomiglia. In questo senso, quindi, il primo dialogo gioca il ruolo di una pars destruens e il secondo quello di una pars construens. Inoltre, il Sofista risulta incompleto su due punti che vengono, invece, esplicitati e me-glio definiti nel Politico: 1) è qui che troviamo l’esplicita definizione del peggiore dei sofisti, cioè il so-fista-politico (291 A- C); 2) qui trovano completezza le indicazioni metodologiche riguardo alla diairesi, anche se è indubbio che il Sofista sia il dialogo diairetico per eccellenza.
Plato’s Sophist. Value and Limitation of Ontology
MIGLIORI, Maurizio
2007-01-01
Abstract
Il Sofista è qui oggetto di una Lectura Platonis analitica, articolata in cinque momenti. Di lettura in lettura, l’Autore percorre l’intero dialogo “smontandolo” in modo tale da tratteggiare prima di tutto la galleria dei “ritratti” sofistici offerta da Platone con le cinque diairesi (i cui schemi vengono ri-proposti nel testo) per tornare poi ad affrontare lo svolgimento teoreticamente centrale che conduce all’ultima diairesi. A margine di quest’analisi, si trovano, inoltre, tre appendici, che allargano l’orizzonte dal Sofista a dialoghi come il Filebo, il Parmenide e il Teeteto. Il volume si chiude, infi-ne, con un momento di confronto tra l’Autore e il professor Bruno Centrone e le dott.sse Fermani, Palpacelli, Quarantotto, che discutono in vario modo l’interpretazione offerta da Migliori. La cifra distintiva di questo testo è la novità rispetto alle letture tradizionali. Si legge il Sofista den-tro un blocco di dialoghi (Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico) che costituisce un unicum nel cor-pus platonico, perché si tratta di dialoghi che rimandano gli uni agli altri, con rimandi espliciti (cosa che non accade in nessun altro caso). Inoltre, eccezion fatta per il Parmenide (che, nel quadro delle opere dialettiche, svolge la funzione di un prologo introduttivo alla complessità della dialettica pla-tonica), il Teeteto, il Sofista e il Politico hanno gli stessi personaggi e si pongono in una sequenza tematica. Infatti il Teeteto tratta della scienza e il Sofista - “il giorno dopo” rispetto alla scena del Teeteto - propone un’indagine per andare alla ricerca del filosofo, cioè ancora della scienza, in quanto la filosofia, la dialettica, è per Platone la conoscenza somma. Un punto cruciale della Lectura consiste nella relativizzazione del peso dell’ontologia, in generale nel pensiero platonico ma più in particolare nel Sofista. Da ciò segue che il ruolo di questa impor-tante opera va riconsiderato rispetto alla valutazione generalmente accettata. La sopravvalutazione di questo dialogo nasce dalla convinzione che il suo centro filosofico sia, per Platone, la tematica dell’essere; ora, data l’importanza che tale tematica ha assunto nella storia del pensiero occidentale, il Sofista è stato considerato uno dei più significativi testi di Platone. Invece, il cuore del Sofista è esplicitamente collocato altrove: all’interno della gigantomachia tra i materialisti e gli amici delle Idee (245 E - 249 D), per due volte lo Straniero di Elea propone una definizione della realtà: gli enti non sono altro che potenza di agire e patire. La visione del reale che ha Platone è una dinamica, cioè una dialettica, non una statica ontologia. Del resto, il relativo ridimensionamento di questo grande dialogo si coglie a confronto con il Politico che fin dall’inizio sottolinea la superiorità di questa seconda figura (Politico, 257 B). Infatti, il sofista è ciò da cui il filosofo deve essere distinto come da un avversario, mentre il politico è ciò cui assomiglia. In questo senso, quindi, il primo dialogo gioca il ruolo di una pars destruens e il secondo quello di una pars construens. Inoltre, il Sofista risulta incompleto su due punti che vengono, invece, esplicitati e me-glio definiti nel Politico: 1) è qui che troviamo l’esplicita definizione del peggiore dei sofisti, cioè il so-fista-politico (291 A- C); 2) qui trovano completezza le indicazioni metodologiche riguardo alla diairesi, anche se è indubbio che il Sofista sia il dialogo diairetico per eccellenza.File | Dimensione | Formato | |
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