Muovendo dalla prospettiva di Derrida di dover andare oltre ogni nome, bisogna tentare di scorgere nei termini impiegati quanto in essi è rimasto obliato, in questa prospettiva l'indagine sul nome di 'genere' rivela in esso una pluralità di significati rimossi, che è necessario riportare alla luce con un'opera in grado di avviare un futuro 'altro'. Ripercorrendo lo sviluppo storico del nome 'genere' Derrida rileva come esso è stato inteso, per lo più, come discendenza naturalistica a partire da una appartenenza di nascita e di territorio, di fronte a questo esito bisognerebbe però recuperare nel nome di 'genere' la dimensione di una accoglienza nei confronti dei differenti. In questo contesto si rende necessario andare al di là dei significati consolidati di politica e di democrazia, senza paura di denunciarne le carenze, per avviare a forme 'altre' ove, accanto alla necessità della posizione di fini determinati, si ponga la decisione incondizionata dell'accoglienza dell'altro nella sua differenza; ciò apre al problema di come avviare una comunità fra coloro la cui sola comunananza è di essere ognuno differente dagli altri, quale modalità per sottrarsi ai razzismi, agli etnocdentrismi, oggi di nuovo risorgenti o forse mai sopiti.
Un 'genere' di difficile interpretazione
AMADIO, Carla
2006-01-01
Abstract
Muovendo dalla prospettiva di Derrida di dover andare oltre ogni nome, bisogna tentare di scorgere nei termini impiegati quanto in essi è rimasto obliato, in questa prospettiva l'indagine sul nome di 'genere' rivela in esso una pluralità di significati rimossi, che è necessario riportare alla luce con un'opera in grado di avviare un futuro 'altro'. Ripercorrendo lo sviluppo storico del nome 'genere' Derrida rileva come esso è stato inteso, per lo più, come discendenza naturalistica a partire da una appartenenza di nascita e di territorio, di fronte a questo esito bisognerebbe però recuperare nel nome di 'genere' la dimensione di una accoglienza nei confronti dei differenti. In questo contesto si rende necessario andare al di là dei significati consolidati di politica e di democrazia, senza paura di denunciarne le carenze, per avviare a forme 'altre' ove, accanto alla necessità della posizione di fini determinati, si ponga la decisione incondizionata dell'accoglienza dell'altro nella sua differenza; ciò apre al problema di come avviare una comunità fra coloro la cui sola comunananza è di essere ognuno differente dagli altri, quale modalità per sottrarsi ai razzismi, agli etnocdentrismi, oggi di nuovo risorgenti o forse mai sopiti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.