Ai nostri giorni l’apporto femminile alla vita politica e delle istituzioni non solo è tollerato ma è addirittura richiesto. Ciò deve sollecitare le donne ad una auto-riflessione approfondita perché, ora che l’ambiente politico prevalentemente maschile apre loro le sue porte, esse rischiano più che mai di accontentarsi di conseguire il riconoscimento sociale del valore della femminilità nelle relazioni della vita, senza cogliere l’opportunità di misurarsi con l’espressione di una capacità di universale, che dalla stessa posizione differenziale può sprigionarsi. Per affrontare tale problematica, ci si serve della singolare visione della differenza sessuale e di genere maturata da E. Stein anche a seguito delle sue indagini sul fenomeno dell’empatia, il vissuto che documenta la modalità dei soggetti umani di riconoscersi reciprocamente in quanto tali. Dalla semplice osservazione, guadagnata fenomeno logicamente, che la specie uomo si articola in realtà due specie, virile e muliebre, giunge infatti a manifestazione, oltre ogni stereotipo patriarcale, che è l’intero antropologico ovvero l’essenza dell’uomo a giungere in due modi diversi ad esprimere se stessa e a non sopportare graduazioni. Del resto, la specie uomo ci si presenta anche come una «illimitata molteplicità di individui», che la differenziazione sessuale interseca, nella misura in cui «non è già completamente plasmata all’inizio del suo essere, ma lascia che l’individuo giunga a pieno sviluppo attraverso un processo temporale» che, a sua volta non è fissato definitivamente, ma dipende da fattori variabili diversi, tra cui la sua libertà. Sulla base di tale della plurale unidualità essenziale dell’essere umano, si delineano pertanto un pensiero e una pratica anti-totalitari validi per istituire legami intersoggettivi inclusivi, che diano vita a più estese compagini sociali, dalle comunità agli stati.
Pensieri differenti. Il contributo femminile alla politica
VERDUCCI, Daniela
2009-01-01
Abstract
Ai nostri giorni l’apporto femminile alla vita politica e delle istituzioni non solo è tollerato ma è addirittura richiesto. Ciò deve sollecitare le donne ad una auto-riflessione approfondita perché, ora che l’ambiente politico prevalentemente maschile apre loro le sue porte, esse rischiano più che mai di accontentarsi di conseguire il riconoscimento sociale del valore della femminilità nelle relazioni della vita, senza cogliere l’opportunità di misurarsi con l’espressione di una capacità di universale, che dalla stessa posizione differenziale può sprigionarsi. Per affrontare tale problematica, ci si serve della singolare visione della differenza sessuale e di genere maturata da E. Stein anche a seguito delle sue indagini sul fenomeno dell’empatia, il vissuto che documenta la modalità dei soggetti umani di riconoscersi reciprocamente in quanto tali. Dalla semplice osservazione, guadagnata fenomeno logicamente, che la specie uomo si articola in realtà due specie, virile e muliebre, giunge infatti a manifestazione, oltre ogni stereotipo patriarcale, che è l’intero antropologico ovvero l’essenza dell’uomo a giungere in due modi diversi ad esprimere se stessa e a non sopportare graduazioni. Del resto, la specie uomo ci si presenta anche come una «illimitata molteplicità di individui», che la differenziazione sessuale interseca, nella misura in cui «non è già completamente plasmata all’inizio del suo essere, ma lascia che l’individuo giunga a pieno sviluppo attraverso un processo temporale» che, a sua volta non è fissato definitivamente, ma dipende da fattori variabili diversi, tra cui la sua libertà. Sulla base di tale della plurale unidualità essenziale dell’essere umano, si delineano pertanto un pensiero e una pratica anti-totalitari validi per istituire legami intersoggettivi inclusivi, che diano vita a più estese compagini sociali, dalle comunità agli stati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.