"Sono come uno di quei semi tirati fuori dalle Piramidi egizie", scrive Melville a Hawthorne nel giugno 1851, "che, dopo essere stato per tremila anni un seme e nient'altro che un seme, e dopo essere stato piantato nel suolo inglese, si è sviluppato, è cresciuto fino al suo verde rigoglio, ed è poi ammuffito". I primi anni '50 sono gli anni più inquieti e più intensi della produzione letteraria di Melville, accompagnati da penetranti riflessioni critiche sulla sua condizione di artista. Destinatario di tali meditazioni è Hawthorne stesso, con cui egli stabilisce, in questo periodo, un profondo rapporto intellettuale e umano. Questo libro ricostruisce ed esplora l'evoluzione di Melville all'inizio del decennio proprio attraverso il filtro dei suoi scritti hawthorniani (il saggio sui "Mosses" del 1850 e le fervide lettere dei due anni successivi) onde giungere a una reinterpretazione contestuale del "periodo intermedio" della sua carriera. Dagli schemi visionari e imperialistici della "Giovane America" alla stagione iconoclastica di "Moby-Dick" e "Pierre"; dalle aporie sentimentali della "storia di Agatha" alla critica ideologica della narrativa breve: il Melville che emerge lungo questo percorso, in presenza e in assenza di Hawthorne, è un artista e un intellettuale in continua e problematica trasformazione. E' un Melville in transito, per così dire, da posizioni infraculturali a posizioni più sovversive e antagonistiche fino al progetto controculturale dei cosiddetti anni del declino con cui chiude ufficialmente la sua carriera di narratore.
Il seme delle piramidi. L'evoluzione artistica e intellettuale di Herman Melville
NORI, Giuseppe
1995-01-01
Abstract
"Sono come uno di quei semi tirati fuori dalle Piramidi egizie", scrive Melville a Hawthorne nel giugno 1851, "che, dopo essere stato per tremila anni un seme e nient'altro che un seme, e dopo essere stato piantato nel suolo inglese, si è sviluppato, è cresciuto fino al suo verde rigoglio, ed è poi ammuffito". I primi anni '50 sono gli anni più inquieti e più intensi della produzione letteraria di Melville, accompagnati da penetranti riflessioni critiche sulla sua condizione di artista. Destinatario di tali meditazioni è Hawthorne stesso, con cui egli stabilisce, in questo periodo, un profondo rapporto intellettuale e umano. Questo libro ricostruisce ed esplora l'evoluzione di Melville all'inizio del decennio proprio attraverso il filtro dei suoi scritti hawthorniani (il saggio sui "Mosses" del 1850 e le fervide lettere dei due anni successivi) onde giungere a una reinterpretazione contestuale del "periodo intermedio" della sua carriera. Dagli schemi visionari e imperialistici della "Giovane America" alla stagione iconoclastica di "Moby-Dick" e "Pierre"; dalle aporie sentimentali della "storia di Agatha" alla critica ideologica della narrativa breve: il Melville che emerge lungo questo percorso, in presenza e in assenza di Hawthorne, è un artista e un intellettuale in continua e problematica trasformazione. E' un Melville in transito, per così dire, da posizioni infraculturali a posizioni più sovversive e antagonistiche fino al progetto controculturale dei cosiddetti anni del declino con cui chiude ufficialmente la sua carriera di narratore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.