Dopo un'assenza durata circa 20 anni, durante i quali aveva affinato il suo linguaggio in direzione di un naturalismo intimo e pacato, nel 1477 Vincenzo Foppa rientra a Brescia per completare la decorazione della Cappella Averoldi nella chiesa del Carmine, nella quale introduce inedite suggestioni ferraresi, le stesse che caratterizzano le altre sue opere databili a questi anni, come la bella "Madonna del libro" del Castello Sforzesco di Milano (1475 circa). Rientrato a Milano, dov'è documentato dal 1481 al 1489, vi assiste all'irresistibile ascesa di due nuovi protagonisti della scena artistica, Bramante e Leonardo, alle cui rivoluzionarie proposte reagisce in termini non scontati, recependone da un lato vari spunti iconografici e l'attenzione per la resa degli effetti atmosferici, e orientandosi dall'altro verso la sperimentazione di soluzioni strutturali, cromatiche e luministiche che sembrano voler talora riportare in scena, in un sottile gioco di contrasti, gli elementi più singolari della tradizione pittorica quattrocentesca. Rientrato a Brescia nel 1489, vi soggiornerà fino alla morte nel 1416, ottenendo il prestigioso ruolo di pittore ufficiale della città e importanti commissioni pubbliche e private, in un la sua resistenza alle novità in atto nella pittura milanese si sposano con l'evidente fascinazione per l'opera di Bramantino.
Vincenzo Foppa da Milano a Brescia
VERGANI, Graziano Alfredo
2003-01-01
Abstract
Dopo un'assenza durata circa 20 anni, durante i quali aveva affinato il suo linguaggio in direzione di un naturalismo intimo e pacato, nel 1477 Vincenzo Foppa rientra a Brescia per completare la decorazione della Cappella Averoldi nella chiesa del Carmine, nella quale introduce inedite suggestioni ferraresi, le stesse che caratterizzano le altre sue opere databili a questi anni, come la bella "Madonna del libro" del Castello Sforzesco di Milano (1475 circa). Rientrato a Milano, dov'è documentato dal 1481 al 1489, vi assiste all'irresistibile ascesa di due nuovi protagonisti della scena artistica, Bramante e Leonardo, alle cui rivoluzionarie proposte reagisce in termini non scontati, recependone da un lato vari spunti iconografici e l'attenzione per la resa degli effetti atmosferici, e orientandosi dall'altro verso la sperimentazione di soluzioni strutturali, cromatiche e luministiche che sembrano voler talora riportare in scena, in un sottile gioco di contrasti, gli elementi più singolari della tradizione pittorica quattrocentesca. Rientrato a Brescia nel 1489, vi soggiornerà fino alla morte nel 1416, ottenendo il prestigioso ruolo di pittore ufficiale della città e importanti commissioni pubbliche e private, in un la sua resistenza alle novità in atto nella pittura milanese si sposano con l'evidente fascinazione per l'opera di Bramantino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.