Uomo di chiesa e di potere, dotato di un carattere energico e ambizioso, di un forte carisma e di un’indomita coscienza del proprio ruolo istituzionale, Ariberto di Intimiano è stato uno dei più grandi arcivescovi di Milano (1018-1045), fiero erede di sant’Ambrogio, il fondatore della chiesa milanese, dal cui esempio sembra aver tratto ispirazione per la propria azione politica e pastorale, come attestano le testimonianze fornite dalle fonti e gli indizi rintracciabili nelle numerose opere d’arte da lui promosse e/o commissionate, a partire dalla ristrutturazione e dalla decorazione nel 1007 della chiesa plebana di San Vincenzo a Galliano, di cui era stato custode negli anni iniziali del suo cursus honorum. Proprio una attenta rilettura delle fonti documentarie, delle notizie fornite dalle cronache dell’epoca, dei dati archeologici e delle evidenze pittoriche pertinenti a questo cantiere, poste in relazione con il corpus delle altre opere promosse dall’arcivescovo e con i caratteri della sua azione e della sua personalità messe a fuoco dagli studi più recenti, permette di avanzare un’inedita interpretazione degli interventi eseguiti a Galliano per volere del prelato e di cogliervi l’emblematico avvio di quel piano preordinato di assimilazione della propria figura a quella di sant’Ambrogio su cui Ariberto incardinò tutta la sua successiva azione politica e pastorale.
Da Milano a Galliano: qualche nuova riflessione sulla committenza dell'arcivescovo Ariberto di Intimiano
VERGANI, Graziano Alfredo
2009-01-01
Abstract
Uomo di chiesa e di potere, dotato di un carattere energico e ambizioso, di un forte carisma e di un’indomita coscienza del proprio ruolo istituzionale, Ariberto di Intimiano è stato uno dei più grandi arcivescovi di Milano (1018-1045), fiero erede di sant’Ambrogio, il fondatore della chiesa milanese, dal cui esempio sembra aver tratto ispirazione per la propria azione politica e pastorale, come attestano le testimonianze fornite dalle fonti e gli indizi rintracciabili nelle numerose opere d’arte da lui promosse e/o commissionate, a partire dalla ristrutturazione e dalla decorazione nel 1007 della chiesa plebana di San Vincenzo a Galliano, di cui era stato custode negli anni iniziali del suo cursus honorum. Proprio una attenta rilettura delle fonti documentarie, delle notizie fornite dalle cronache dell’epoca, dei dati archeologici e delle evidenze pittoriche pertinenti a questo cantiere, poste in relazione con il corpus delle altre opere promosse dall’arcivescovo e con i caratteri della sua azione e della sua personalità messe a fuoco dagli studi più recenti, permette di avanzare un’inedita interpretazione degli interventi eseguiti a Galliano per volere del prelato e di cogliervi l’emblematico avvio di quel piano preordinato di assimilazione della propria figura a quella di sant’Ambrogio su cui Ariberto incardinò tutta la sua successiva azione politica e pastorale.File | Dimensione | Formato | |
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