Il contributo presenta le principali teorie psicosociali relative alla costruzione di un gruppo di lavoro. Nel contributo si possono rintracciare molte delle dinamiche, dei paradigmi teorici e dei pregiudizi oggettivati dalla Psicologia sociale relativamente al lavorare in gruppo. Il primo pregiudizio in cui ci si imbatte può essere ricondotto alla tendenza di considerare la produzione individuale più efficace e quantitativamente più rilevante mentre il lavoro condiviso come una perdita di tempo; il secondo è relativo alla convinzione che nel gruppo si effettui un apprendimento solo sociale, limitato cioè ad acquisire capacità relazionali/comunicative e non anche quell’arricchimento di competenze cognitive, che si sviluppano nell’ascolto e nel confronto tra intelligenze differenti. La storia del gruppo è qualcosa di dinamico che continua a vivere nella memoria, nelle nostre rappresentazioni e categorizzazioni, influenzando i nostri atteggiamenti e le nostre condotte future anche quando ci troviamo ormai in altri contesti. La competenza nel saper coordinare un gruppo è qualcosa di estremamente complesso, occorrono buone conoscenze dei metodi, delle strategie gestionali, delle dinamiche di gruppo e, soprattutto, molteplici esperienze di lavoro di gruppo. Se da un lato il gruppo soddisfa il bisogno di appartenenza del singolo ed è uno strumento di formazione complessa che può aiutare l’individuo a raggiungere obiettivi più ricchi e qualitativamente migliori, dall’altro lo espone al rischio di regredire e divenire dipendente dal gruppo, rinunciando alla sua libertà, creatività e autonomia di giudizio. Tale conformarsi passivo a condotte e atteggiamenti del gruppo è stato stigmatizzato da quel fenomeno che Zimbardo ha chiamato di de-individuazione. Il gruppo, in determinati contesti e se mal coordinato, può fagocitare l’individuo a tal punto da fargli assumere comportamenti che singolarmente non avrebbe mai accettato e messo in atto. Il lavoro di gruppo nel campo lavorativo così come in quello educativo-formativo, è solo una delle possibili strategie. Il team oggi rappresenta la base di un nuovo modello di organizzazione lavorativa sia nel settore pubblico sia in quello privato. Esso, infatti, quando è ben coordinato, consente l'integrazione delle diverse professionalità, il raggiungimento di un obiettivo comune prioritario, la condivisione delle informazioni e l'ottimizzazione dei percorsi con l’utenza. Il contributo cerca di sintetizzare gli elementi teorici e di offrire alcune strategie utili al coordinamento mettendo in luce come la partecipazione a un gruppo di lavoro non debba mai essere superficiale o sottovalutata. . Nello specifico le dinamiche illustrate sono descritte tenendo conto della particolare ottica dei servizi alla persona.
Leadership e lavoro di gruppo nei servizi alla persona
FERMANI, ALESSANDRA
2009-01-01
Abstract
Il contributo presenta le principali teorie psicosociali relative alla costruzione di un gruppo di lavoro. Nel contributo si possono rintracciare molte delle dinamiche, dei paradigmi teorici e dei pregiudizi oggettivati dalla Psicologia sociale relativamente al lavorare in gruppo. Il primo pregiudizio in cui ci si imbatte può essere ricondotto alla tendenza di considerare la produzione individuale più efficace e quantitativamente più rilevante mentre il lavoro condiviso come una perdita di tempo; il secondo è relativo alla convinzione che nel gruppo si effettui un apprendimento solo sociale, limitato cioè ad acquisire capacità relazionali/comunicative e non anche quell’arricchimento di competenze cognitive, che si sviluppano nell’ascolto e nel confronto tra intelligenze differenti. La storia del gruppo è qualcosa di dinamico che continua a vivere nella memoria, nelle nostre rappresentazioni e categorizzazioni, influenzando i nostri atteggiamenti e le nostre condotte future anche quando ci troviamo ormai in altri contesti. La competenza nel saper coordinare un gruppo è qualcosa di estremamente complesso, occorrono buone conoscenze dei metodi, delle strategie gestionali, delle dinamiche di gruppo e, soprattutto, molteplici esperienze di lavoro di gruppo. Se da un lato il gruppo soddisfa il bisogno di appartenenza del singolo ed è uno strumento di formazione complessa che può aiutare l’individuo a raggiungere obiettivi più ricchi e qualitativamente migliori, dall’altro lo espone al rischio di regredire e divenire dipendente dal gruppo, rinunciando alla sua libertà, creatività e autonomia di giudizio. Tale conformarsi passivo a condotte e atteggiamenti del gruppo è stato stigmatizzato da quel fenomeno che Zimbardo ha chiamato di de-individuazione. Il gruppo, in determinati contesti e se mal coordinato, può fagocitare l’individuo a tal punto da fargli assumere comportamenti che singolarmente non avrebbe mai accettato e messo in atto. Il lavoro di gruppo nel campo lavorativo così come in quello educativo-formativo, è solo una delle possibili strategie. Il team oggi rappresenta la base di un nuovo modello di organizzazione lavorativa sia nel settore pubblico sia in quello privato. Esso, infatti, quando è ben coordinato, consente l'integrazione delle diverse professionalità, il raggiungimento di un obiettivo comune prioritario, la condivisione delle informazioni e l'ottimizzazione dei percorsi con l’utenza. Il contributo cerca di sintetizzare gli elementi teorici e di offrire alcune strategie utili al coordinamento mettendo in luce come la partecipazione a un gruppo di lavoro non debba mai essere superficiale o sottovalutata. . Nello specifico le dinamiche illustrate sono descritte tenendo conto della particolare ottica dei servizi alla persona.File | Dimensione | Formato | |
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