Riprendendo la distinzione reichenbachiana fra “contesto della scoperta” “contesto della giustificazione”, Popper, a differenza dei neopositivisti, insistette sul momento creativo dell’invenzione di nuove ipotesi, ma come i neopositivisti egli contrappose nettamente invenzione creativa e giustificazione metodica, servendosi di questa contrapposizione per isolare la scienza dal contesto storico ed etico-pratico in cui è invece necessariamente inserita. La cosiddetta “svolta relativistica” in epistemologia (Hanson, Kuhn, Feyerabend, Hübner, ecc.), ripresa poi dalla “svolta sociologistica” (Bloor, Latour, ecc.), rifiutò questa contrapposizione, insistendo sulla scienza come attività umana sempre inserita entro un più generale contesto storico-sociale e pratico, ma in questo modo fu gettato via, insieme con l’acqua sporca, anche il bambino, che era qui rappresentato dall’irrinunciabile pretesa, propria del discorso conoscitivo in genere e di quello scientifico in particolare, di rappresentare le cose come esse propriamente sono. Come espressione dell’ineludibile autonomia del piano logico-discorsivo della rappresentazione, la distinzione fra contesto della scoperta e contesto della giustificazione dev’essere mantenuta, ed esprime la dimensione trascendentale della stessa scoperta o dell’invenzione, la scaturigine ultima che sta alla base d’ogni creatività, d’ogni emergenza del nuovo. Chiedendosi però come l’irrinunciabile pretesa alla verità del proprio dire si concretizzi in modo specifico nel processo della conoscenza scientifica, si precisa un diverso senso, propriamente metodico, in cui la separazione fra contesto della scoperta e contesto della giustificazione dev’essere rifiutata. La creatività scientifica è in linea di principio subordinata all’impegno personale dello scienziato di testimoniare come le cose stanno in se stesse, a prescindere dal nostro volere, ma questo impegno si risolverebbe in nulla, se non si traducesse concretamente nel porre in atto una serie di procedimenti metodici che, in linea di principio, debbono poter essere ripercorsi e ricostruiti da chiunque in prima persona. La distinzione fra due sensi – uno trascendentale, l’altro empirico – della distinzione fra scoperta e giustificazione getta infine un po’ di luce anche sull’annoso problema dell’induzione.

Metodo e creatività nella ricerca scientifica

BUZZONI, Marco
2009-01-01

Abstract

Riprendendo la distinzione reichenbachiana fra “contesto della scoperta” “contesto della giustificazione”, Popper, a differenza dei neopositivisti, insistette sul momento creativo dell’invenzione di nuove ipotesi, ma come i neopositivisti egli contrappose nettamente invenzione creativa e giustificazione metodica, servendosi di questa contrapposizione per isolare la scienza dal contesto storico ed etico-pratico in cui è invece necessariamente inserita. La cosiddetta “svolta relativistica” in epistemologia (Hanson, Kuhn, Feyerabend, Hübner, ecc.), ripresa poi dalla “svolta sociologistica” (Bloor, Latour, ecc.), rifiutò questa contrapposizione, insistendo sulla scienza come attività umana sempre inserita entro un più generale contesto storico-sociale e pratico, ma in questo modo fu gettato via, insieme con l’acqua sporca, anche il bambino, che era qui rappresentato dall’irrinunciabile pretesa, propria del discorso conoscitivo in genere e di quello scientifico in particolare, di rappresentare le cose come esse propriamente sono. Come espressione dell’ineludibile autonomia del piano logico-discorsivo della rappresentazione, la distinzione fra contesto della scoperta e contesto della giustificazione dev’essere mantenuta, ed esprime la dimensione trascendentale della stessa scoperta o dell’invenzione, la scaturigine ultima che sta alla base d’ogni creatività, d’ogni emergenza del nuovo. Chiedendosi però come l’irrinunciabile pretesa alla verità del proprio dire si concretizzi in modo specifico nel processo della conoscenza scientifica, si precisa un diverso senso, propriamente metodico, in cui la separazione fra contesto della scoperta e contesto della giustificazione dev’essere rifiutata. La creatività scientifica è in linea di principio subordinata all’impegno personale dello scienziato di testimoniare come le cose stanno in se stesse, a prescindere dal nostro volere, ma questo impegno si risolverebbe in nulla, se non si traducesse concretamente nel porre in atto una serie di procedimenti metodici che, in linea di principio, debbono poter essere ripercorsi e ricostruiti da chiunque in prima persona. La distinzione fra due sensi – uno trascendentale, l’altro empirico – della distinzione fra scoperta e giustificazione getta infine un po’ di luce anche sull’annoso problema dell’induzione.
2009
9788834318478
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