La graduale ma quasi compiuta transizione dei paesi dell’Europa mediterranea da luoghi di partenza a destinazioni di massicci flussi migratori propone agli studiosi, agli attori politici e all’opinione pubblica nuove sfide su cui confrontarsi. A partire dagli anni ottanta gli interessi della comunità scientifica si sono spostati in modo sempre più irreversibile verso lo studio dell’immigrazione straniera. Tuttavia, l’evoluzione recente delle migrazioni internazionali e il ruolo giocato dal nostro paese, insieme alle altre realtà occidentali, nel fenomeno non possono essere adeguatamente compresi senza tenere conto del passato e del presente dell’emigrazione italiana. Soprattutto, non bisogna dare per scontata la trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione, intendendo questo processo come totalizzante e lineare, e presupponendo che il presentarsi di nuove caratteristiche comporti il completo venir meno delle vecchie. Questo studio di caso, che si avvale di materiali empirici di tipo qualitativo (interviste in profondità con testimoni privilegiati, osservazione partecipante e analisi di documenti), è rivolto all’obiettivo di mettere in luce la figura del Gastarbeiter (lavoratore ospite) italiano emigrato in Germania per svolgere lavori stagionali nel campo dell’edilizia, dell’agricoltura o dell’industria nel corso degli anni cinquanta e nei due decenni successivi. Il lavoro è incentrato su questa tipologia di migrante, e precisamente sulla prima generazione, oltre che sul modello delle politiche migratorie tedesche di quegli anni. Si noti, che nel corso di quel periodo sono partiti alla volta dei lavori nei cantieri della Saar quasi tutti gli abitanti maschi in età lavorativa di Fresagrandinaria, località abruzzese sulla quale si sviluppa l’analisi. In linea con gli approcci di ricerca più attuali che prevedono la considerazione di entrambi i fronti dei fenomeni migratori, quello di provenienza e quello di destinazione, la discussione prende avvio dall’esame della realtà del luogo di origine, caratterizzata dall’estrema povertà derivante da un’economia prevalentemente agricola di tipo familiare. Successivamente, il focus dell’analisi viene diretto alla fondamentale questione dell’integrazione, o meglio, della non-integrazione di questi lavoratori migranti. L’attributo di “Gastarbeiter” diventa una vera e propria definizione sociale che indica uno status sociale caratterizzato dalla temporaneità e dalla provvisorietà del progetto migratorio, dal momento che l’accettazione nel paese ospitante è subordinata e confinata alla condizione di forza-lavoro. Nel complesso, i risultati danno conto di forme di “integrazione illusoria”. Anche per questa ragione i legami con la madrepatria vengono in molti modi tenuti vivi e vitali. L’obiettivo dichiarato dai più è, infatti, quello di accumulare nel minor tempo possibile le risorse materiali per poter tornare a condurre una vita dignitosa nel paese d’origine e, tracciando un possibile bilancio di questo particolare percorso migratorio, si può affermare che i nostri Gastarbeiter in buona misura sono rimasti sempre tali. Infine, l’identità diasporica della comunità transnazionale che è venuta man mano formandosi risulta, in modo quasi paradossale, rinsaldata dall’incertezza e dalla precarietà delle condizioni di insediamento e di vita nel paese ospitante.
Spuren einer Diaspora. Italienische Emigranten in Deutschland
ZANIER, Maria Letizia
2008-01-01
Abstract
La graduale ma quasi compiuta transizione dei paesi dell’Europa mediterranea da luoghi di partenza a destinazioni di massicci flussi migratori propone agli studiosi, agli attori politici e all’opinione pubblica nuove sfide su cui confrontarsi. A partire dagli anni ottanta gli interessi della comunità scientifica si sono spostati in modo sempre più irreversibile verso lo studio dell’immigrazione straniera. Tuttavia, l’evoluzione recente delle migrazioni internazionali e il ruolo giocato dal nostro paese, insieme alle altre realtà occidentali, nel fenomeno non possono essere adeguatamente compresi senza tenere conto del passato e del presente dell’emigrazione italiana. Soprattutto, non bisogna dare per scontata la trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di immigrazione, intendendo questo processo come totalizzante e lineare, e presupponendo che il presentarsi di nuove caratteristiche comporti il completo venir meno delle vecchie. Questo studio di caso, che si avvale di materiali empirici di tipo qualitativo (interviste in profondità con testimoni privilegiati, osservazione partecipante e analisi di documenti), è rivolto all’obiettivo di mettere in luce la figura del Gastarbeiter (lavoratore ospite) italiano emigrato in Germania per svolgere lavori stagionali nel campo dell’edilizia, dell’agricoltura o dell’industria nel corso degli anni cinquanta e nei due decenni successivi. Il lavoro è incentrato su questa tipologia di migrante, e precisamente sulla prima generazione, oltre che sul modello delle politiche migratorie tedesche di quegli anni. Si noti, che nel corso di quel periodo sono partiti alla volta dei lavori nei cantieri della Saar quasi tutti gli abitanti maschi in età lavorativa di Fresagrandinaria, località abruzzese sulla quale si sviluppa l’analisi. In linea con gli approcci di ricerca più attuali che prevedono la considerazione di entrambi i fronti dei fenomeni migratori, quello di provenienza e quello di destinazione, la discussione prende avvio dall’esame della realtà del luogo di origine, caratterizzata dall’estrema povertà derivante da un’economia prevalentemente agricola di tipo familiare. Successivamente, il focus dell’analisi viene diretto alla fondamentale questione dell’integrazione, o meglio, della non-integrazione di questi lavoratori migranti. L’attributo di “Gastarbeiter” diventa una vera e propria definizione sociale che indica uno status sociale caratterizzato dalla temporaneità e dalla provvisorietà del progetto migratorio, dal momento che l’accettazione nel paese ospitante è subordinata e confinata alla condizione di forza-lavoro. Nel complesso, i risultati danno conto di forme di “integrazione illusoria”. Anche per questa ragione i legami con la madrepatria vengono in molti modi tenuti vivi e vitali. L’obiettivo dichiarato dai più è, infatti, quello di accumulare nel minor tempo possibile le risorse materiali per poter tornare a condurre una vita dignitosa nel paese d’origine e, tracciando un possibile bilancio di questo particolare percorso migratorio, si può affermare che i nostri Gastarbeiter in buona misura sono rimasti sempre tali. Infine, l’identità diasporica della comunità transnazionale che è venuta man mano formandosi risulta, in modo quasi paradossale, rinsaldata dall’incertezza e dalla precarietà delle condizioni di insediamento e di vita nel paese ospitante.File | Dimensione | Formato | |
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