I. Bejczy è il curatore del volume. Il saggio è dedicato allo sviluppo della discussione sulla prudenza politica nei commenti all’Etica nicomachea iniziando con la sua prima ricezione da parte di Alberto Magno attraverso la mediazione del commento di Eustrazio di Nicea. Si passa poi ad esaminare il contributo di Tommaso d’Aquino, di Enrico di Frimaria. Si conclude esaminando le posizioni di Geraldo Odone (noto anche come Guiral Ot) e di Giovanni Buridano. Un primo risultato è costituito sena dubbio dalla dimostrazione, ancora una volta, della creatività della tradizione di commento medievale ad Aristotele. Temi e questioni che nel testo autorevole sono poco più che accennati, o talvolta neppure sfiorati, diventano nel tempo oggetto di attenzione. I commentatori medievali, lungi dall’ accettare – o anche solo dal cogliere – il primato della politica che secondo gli interpreti oggi più accreditati era scontato per Aristotele, si interrogano sui rapporti tra etica individuale, etica della famiglia, ed etica della comunità politica: anche se con diverse sfumature, rifiutano l’idea secondo la quale etica personale e politica possono essere completamente scisse. Tuttavia, ammettono l’esistenza di sfere diverse, non riducibili le une alle altre. Sviluppano inoltre l’idea di una differenza tra la virtù dei governati e la virtù dei governanti, pensando che costituiscano due aspetti diversi della prudenza politica: non a caso autori più orientati verso un regime monarchico ereditario ritengano che la differenza tra i due aspetti sia più radicale, mentre i sostenitori dei sistemi elettivi offrono soluzioni più mediate.
Political Prudence in Some Medieval Commentaries on the Sixth Book of the Nicomachean Ethics
LAMBERTINI, Roberto
2008-01-01
Abstract
I. Bejczy è il curatore del volume. Il saggio è dedicato allo sviluppo della discussione sulla prudenza politica nei commenti all’Etica nicomachea iniziando con la sua prima ricezione da parte di Alberto Magno attraverso la mediazione del commento di Eustrazio di Nicea. Si passa poi ad esaminare il contributo di Tommaso d’Aquino, di Enrico di Frimaria. Si conclude esaminando le posizioni di Geraldo Odone (noto anche come Guiral Ot) e di Giovanni Buridano. Un primo risultato è costituito sena dubbio dalla dimostrazione, ancora una volta, della creatività della tradizione di commento medievale ad Aristotele. Temi e questioni che nel testo autorevole sono poco più che accennati, o talvolta neppure sfiorati, diventano nel tempo oggetto di attenzione. I commentatori medievali, lungi dall’ accettare – o anche solo dal cogliere – il primato della politica che secondo gli interpreti oggi più accreditati era scontato per Aristotele, si interrogano sui rapporti tra etica individuale, etica della famiglia, ed etica della comunità politica: anche se con diverse sfumature, rifiutano l’idea secondo la quale etica personale e politica possono essere completamente scisse. Tuttavia, ammettono l’esistenza di sfere diverse, non riducibili le une alle altre. Sviluppano inoltre l’idea di una differenza tra la virtù dei governati e la virtù dei governanti, pensando che costituiscano due aspetti diversi della prudenza politica: non a caso autori più orientati verso un regime monarchico ereditario ritengano che la differenza tra i due aspetti sia più radicale, mentre i sostenitori dei sistemi elettivi offrono soluzioni più mediate.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
PoliticalPrudence.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Documento in post-print (versione successiva alla peer review e accettata per la pubblicazione)
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
170.22 kB
Formato
Adobe PDF
|
170.22 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.