Nel graduale, ma irreversibile, processo di femminilizzazione dei fenomeni migratori quanti e quali sono i ruoli di cui sono depositarie le donne migranti? Certamente ci troviamo di fronte a ruoli molteplici e plurali, che vanno dal procurare sostegno economico a sé e alle famiglie di appartenenza, spesso rimaste nei paesi d’origine, fino a riguardare la supplenza nei compiti di cura e accudimento presso le famiglie degli autoctoni che non possono o non vogliono più assumere queste funzioni. Va detto che una gran parte dei flussi immigratori di donne sono richiamati in Italia, e nella generalità dei paesi occidentali, proprio da un deciso incremento nella domanda di lavoro domestico e di cura. Questo aumento è dovuto, da un lato, alla carenza di assistenza istituzionale da parte dei sistemi di welfare, ma anche al moltiplicarsi dell’offerta di straniere che vogliono lavorare nel settore. Così il fenomeno può essere ricondotto anche a strategie propriamente attive messe in atto dalle migranti o dalle potenziali migranti. Altre raggiungono il nostro paese con l’obiettivo di ricongiungersi ai loro uomini o per intraprendere piccoli commerci. Le più sfortunate cadono, più o meno consapevolmente, nelle maglie dello sfruttamento e della prostituzione. Tra le dinamiche e le tendenze che concorrono a determinare questi movimenti migratori figurano i mutamenti nell’organizzazione del mercato del lavoro e nei sistemi di produzione dei paesi di destinazione (terziarizzazione, de-industrializzazione, crescita dell’economia informale). E questa transizione assume particolare rilievo nei paesi dell’Europa mediterranea, dove la progressiva femminilizzazione delle migrazioni risponde direttamente ad un aumento della richiesta di lavoratori da impiegare in mansioni tipicamente «femminili». Come si è detto, altri aspetti non meno importanti perché vedono le donne in condizioni di particolare vulnerabilità ed esclusione sociale, come il traffico e lo sfruttamento sessuale nei paesi di destinazione, rappresentano questioni ancora poco affrontate dalla ricerca, anche in ragione della scarsità di informazioni di fonte ufficiale. Come mostrano le evidenze empiriche presentate nel saggio, l’andamento dei flussi migratori al femminile è fortemente dinamico e di carattere multidimensionale. Lo sforzo deve essere perciò indirizzato verso l’individuazione di schemi teorici che comprendano determinanti micro, macro, oltre che meso secondo le prospettive più recenti, in grado di includere gli effetti delle differenti variabili che li influenzano. I diversi modelli interpretativi orientano il fuoco dell’analisi di volta in volta su aspetti individuali, strutturali e relazionali. La rassegna critica degli approcci teorici e delle interpretazioni possibili per spiegare le tendenze dei flussi migratori al femminile restituisce un fenomeno di carattere multidimensionale e quindi osservabile a partire da molteplici angolazioni. Un dato, però, ci è parso accomunarle tutte: il nuovo ruolo attribuito alle donne, che nel luogo di immigrazione si stanno trasformando da variabile dipendente a variabile indipendente, capace cioè di agire e influire su situazioni e contesti. Alla luce dei dati discussi nel saggio, dobbiamo imparare a considerarle tutte come protagoniste dei loro progetti migratori e non esclusivamente come destinatarie passive di decisioni altrui o vittime degli andamenti incontrollabili della globalizzazione. Anche se si trovano spesso al limite tra inclusione ed esclusione sociale, queste donne restano depositarie di identità e ruoli capaci di condizionare i mutamenti in atto nei paesi di provenienza e di destinazione. Le migrazioni femminili diventano in questo modo un fattore di regolazione sociale per mediare tra passato e presente, tra tradizione e modernità, e strumenti indispensabili di integrazione tra culture degli autoctoni e culture dei «nuovi venuti».

Migrazioni al femminile: lineamenti e dimensioni di un fenomeno in transizione

ZANIER, Maria Letizia
2006-01-01

Abstract

Nel graduale, ma irreversibile, processo di femminilizzazione dei fenomeni migratori quanti e quali sono i ruoli di cui sono depositarie le donne migranti? Certamente ci troviamo di fronte a ruoli molteplici e plurali, che vanno dal procurare sostegno economico a sé e alle famiglie di appartenenza, spesso rimaste nei paesi d’origine, fino a riguardare la supplenza nei compiti di cura e accudimento presso le famiglie degli autoctoni che non possono o non vogliono più assumere queste funzioni. Va detto che una gran parte dei flussi immigratori di donne sono richiamati in Italia, e nella generalità dei paesi occidentali, proprio da un deciso incremento nella domanda di lavoro domestico e di cura. Questo aumento è dovuto, da un lato, alla carenza di assistenza istituzionale da parte dei sistemi di welfare, ma anche al moltiplicarsi dell’offerta di straniere che vogliono lavorare nel settore. Così il fenomeno può essere ricondotto anche a strategie propriamente attive messe in atto dalle migranti o dalle potenziali migranti. Altre raggiungono il nostro paese con l’obiettivo di ricongiungersi ai loro uomini o per intraprendere piccoli commerci. Le più sfortunate cadono, più o meno consapevolmente, nelle maglie dello sfruttamento e della prostituzione. Tra le dinamiche e le tendenze che concorrono a determinare questi movimenti migratori figurano i mutamenti nell’organizzazione del mercato del lavoro e nei sistemi di produzione dei paesi di destinazione (terziarizzazione, de-industrializzazione, crescita dell’economia informale). E questa transizione assume particolare rilievo nei paesi dell’Europa mediterranea, dove la progressiva femminilizzazione delle migrazioni risponde direttamente ad un aumento della richiesta di lavoratori da impiegare in mansioni tipicamente «femminili». Come si è detto, altri aspetti non meno importanti perché vedono le donne in condizioni di particolare vulnerabilità ed esclusione sociale, come il traffico e lo sfruttamento sessuale nei paesi di destinazione, rappresentano questioni ancora poco affrontate dalla ricerca, anche in ragione della scarsità di informazioni di fonte ufficiale. Come mostrano le evidenze empiriche presentate nel saggio, l’andamento dei flussi migratori al femminile è fortemente dinamico e di carattere multidimensionale. Lo sforzo deve essere perciò indirizzato verso l’individuazione di schemi teorici che comprendano determinanti micro, macro, oltre che meso secondo le prospettive più recenti, in grado di includere gli effetti delle differenti variabili che li influenzano. I diversi modelli interpretativi orientano il fuoco dell’analisi di volta in volta su aspetti individuali, strutturali e relazionali. La rassegna critica degli approcci teorici e delle interpretazioni possibili per spiegare le tendenze dei flussi migratori al femminile restituisce un fenomeno di carattere multidimensionale e quindi osservabile a partire da molteplici angolazioni. Un dato, però, ci è parso accomunarle tutte: il nuovo ruolo attribuito alle donne, che nel luogo di immigrazione si stanno trasformando da variabile dipendente a variabile indipendente, capace cioè di agire e influire su situazioni e contesti. Alla luce dei dati discussi nel saggio, dobbiamo imparare a considerarle tutte come protagoniste dei loro progetti migratori e non esclusivamente come destinatarie passive di decisioni altrui o vittime degli andamenti incontrollabili della globalizzazione. Anche se si trovano spesso al limite tra inclusione ed esclusione sociale, queste donne restano depositarie di identità e ruoli capaci di condizionare i mutamenti in atto nei paesi di provenienza e di destinazione. Le migrazioni femminili diventano in questo modo un fattore di regolazione sociale per mediare tra passato e presente, tra tradizione e modernità, e strumenti indispensabili di integrazione tra culture degli autoctoni e culture dei «nuovi venuti».
2006
9788860560445
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/40624
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