Nonostante le gravi perdite e le mutilazioni subite nel tempo, in quella che fu l’antica Diocesi di Camerino sopravvive ancora oggi un patrimonio consistente e significativo di figurazioni di soggetto francescano della fine del Duecento e del Trecento, cui la critica ha finora dedicato una scarsa attenzione. L’articolo passa in rassegna l’intero campionario di queste immagini, dedicate alla celebrazione del santo fondatore dell’ordine e degli altri francescani precocemente innalzati agli onori degli altari, approfondendone, là dove necessario, l’analisi stilistica, per poterne avanzare una sostenibile proposta di attribuzione e datazione (in precedenza spesso carenti o assenti del tutto), e impostandone per la prima volta una serrata analisi dei programmi iconografici, tesa a evidenziarne, là dov’è ancora possibile, i significati simbolici, spesso stratificati, come nel caso del Polittico di Apiro di Allegretto Nuzi (1366), che è il primo dei manufatti passati in rassegna. Seguono, nell’ordine, l’analisi dei resti di un ciclo francescano dipinto dallo stesso pittore verso il 1365-70 nella cappella maggiore della chiesa di San Francesco a Matelica, quindi quella dei cinque brani di affreschi di un altro ciclo francescano provenienti dall’omonima chiesa di San Severino Marche, ora conservati nel locale museo, che vengono qui riferiti per la prima volta a un pittore marchigiano attivo verso il 1373 e di cultura fortemente intrisa di umori senesi, sulla scia dei Lorenzetti. A un diverso contesto culturale e cronologico, nonché simbolico (per le forti valenze escatologiche sottese alla figurazione), rimandano invece gli inediti affreschi della piccola chiesa cimiteriale di San Tossano ad Agolla di Sefro, che si ritiene di poter datare a cavallo del 1300 e riferire a un pittore di cultura eclettica ma ben informato sui raggiungimenti dei cantieri pittorici promossi da papa Nicolò IV, specie su quelli cimabueschi di Assisi e su quello torritiano dell’abside di Santa Maria Maggiore a Roma. Ad Assisi, ma anche a Rimini, come possibile modello, rimanda anche il ciclo di affreschi di soggetto francescano conservato nel campanile della chiesa di San Francesco a San Ginesio, ben noto agli studi, ma di cui viene qui affrontata per la prima volta un’approfondita analisi del programma iconografico, che sembra svelare un contesto di forte componente retorica e istituzionale, forse la leggersi come affermazione dell’ortodossia “conventuale” della locale comunità francescana, da contrapporre al proliferare delle documentate presenze di fraticelli rifugiatisi in quell’epoca nelle zone intorno alla città.

San Francesco e "compagni" nella pittura camerte: note per un percorso iconografico tra la fine del Duecento e il trecento

VERGANI, Graziano Alfredo
2008-01-01

Abstract

Nonostante le gravi perdite e le mutilazioni subite nel tempo, in quella che fu l’antica Diocesi di Camerino sopravvive ancora oggi un patrimonio consistente e significativo di figurazioni di soggetto francescano della fine del Duecento e del Trecento, cui la critica ha finora dedicato una scarsa attenzione. L’articolo passa in rassegna l’intero campionario di queste immagini, dedicate alla celebrazione del santo fondatore dell’ordine e degli altri francescani precocemente innalzati agli onori degli altari, approfondendone, là dove necessario, l’analisi stilistica, per poterne avanzare una sostenibile proposta di attribuzione e datazione (in precedenza spesso carenti o assenti del tutto), e impostandone per la prima volta una serrata analisi dei programmi iconografici, tesa a evidenziarne, là dov’è ancora possibile, i significati simbolici, spesso stratificati, come nel caso del Polittico di Apiro di Allegretto Nuzi (1366), che è il primo dei manufatti passati in rassegna. Seguono, nell’ordine, l’analisi dei resti di un ciclo francescano dipinto dallo stesso pittore verso il 1365-70 nella cappella maggiore della chiesa di San Francesco a Matelica, quindi quella dei cinque brani di affreschi di un altro ciclo francescano provenienti dall’omonima chiesa di San Severino Marche, ora conservati nel locale museo, che vengono qui riferiti per la prima volta a un pittore marchigiano attivo verso il 1373 e di cultura fortemente intrisa di umori senesi, sulla scia dei Lorenzetti. A un diverso contesto culturale e cronologico, nonché simbolico (per le forti valenze escatologiche sottese alla figurazione), rimandano invece gli inediti affreschi della piccola chiesa cimiteriale di San Tossano ad Agolla di Sefro, che si ritiene di poter datare a cavallo del 1300 e riferire a un pittore di cultura eclettica ma ben informato sui raggiungimenti dei cantieri pittorici promossi da papa Nicolò IV, specie su quelli cimabueschi di Assisi e su quello torritiano dell’abside di Santa Maria Maggiore a Roma. Ad Assisi, ma anche a Rimini, come possibile modello, rimanda anche il ciclo di affreschi di soggetto francescano conservato nel campanile della chiesa di San Francesco a San Ginesio, ben noto agli studi, ma di cui viene qui affrontata per la prima volta un’approfondita analisi del programma iconografico, che sembra svelare un contesto di forte componente retorica e istituzionale, forse la leggersi come affermazione dell’ortodossia “conventuale” della locale comunità francescana, da contrapporre al proliferare delle documentate presenze di fraticelli rifugiatisi in quell’epoca nelle zone intorno alla città.
2008
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