La “discussione” proposta in queste pagine muove da quanto Ubaldo Fadini ha presentato nella (e con la) sua riflessione filosofica; o meglio, in una parte di tale riflessione, difficilmente circoscrivibile e delimitabile visti i numerosi (e diversi) autori e argomenti con i quali si è confrontato e ancora oggi si confronta. Riflessione dall’ampio respiro e dal singolare pregio di discernere questioni centrali per la contemporaneità. Tra queste, la tecnica rappresenta il Leitmotiv che Fadini ha incontrato e variato al seguito dell’autore che egli ha contribuito a far conoscere in Italia, Arnold Gehlen, filosofo certamente annoverabile tra i nomi più importanti dell’antropologia filosofica del XX secolo e che ha fatto della tecnica una questione antropologica. Che la tecnica sia questione, problema che riguarda l’antropologia, è dunque – almeno secondo questa tradizione filosofica – indubbio; ragion per cui alla domanda che chiede se la tecnica sia una questione posta sull’uomo, la risposta deve essere affermativa. E tra le diverse risposte affermative, quella di Fadini si distingue per l’originalità con la quale, a partire da Gehlen, egli ha rimesso la tecnica in questione, interrogandola di nuovo. Che cosa, tuttavia, è stato chiesto “di nuovo” alla tecnica? Forse, essa è stata originalmente interrogata sul suo “soggetto”, su quell’uomo che ne è il protagonista ma anche lo speciale “punto di ritorno”, luogo di verifica. Ma «quid est homo?» si chiedeva Descartes nelle Meditationes. La sua risposta ha conferito alla modernità uno dei tratti ancora oggi più discussi: «Nihil nunc nisi admitto quod necessario sit verum; sum igitur praecise tantum res cogitans», ossia sostanza finita che è (e a partire da questo momento sarà) punto certo ed indubitabile del conoscere. Ora, la “tecnica in questione”, la tecnica che Fadini interroga “di nuovo”, fa emergere una novità destinata ad incrociare proprio il soggetto consegnato dalla modernità. E se la questione non è nuova, il modo in cui essa è posta ed messa in atto (il modo in cui la questione è messa in questione) è invece nuovo, originale anche perché parte da questioni altre dalla tecnica. Questioni altre per le quali la tecnica in questione diventa questione di metamorfosi.

Lavoro, tecnica e tecnologia: questione di metamorfosi o dis-soluzione?

CANULLO, Carla
2009-01-01

Abstract

La “discussione” proposta in queste pagine muove da quanto Ubaldo Fadini ha presentato nella (e con la) sua riflessione filosofica; o meglio, in una parte di tale riflessione, difficilmente circoscrivibile e delimitabile visti i numerosi (e diversi) autori e argomenti con i quali si è confrontato e ancora oggi si confronta. Riflessione dall’ampio respiro e dal singolare pregio di discernere questioni centrali per la contemporaneità. Tra queste, la tecnica rappresenta il Leitmotiv che Fadini ha incontrato e variato al seguito dell’autore che egli ha contribuito a far conoscere in Italia, Arnold Gehlen, filosofo certamente annoverabile tra i nomi più importanti dell’antropologia filosofica del XX secolo e che ha fatto della tecnica una questione antropologica. Che la tecnica sia questione, problema che riguarda l’antropologia, è dunque – almeno secondo questa tradizione filosofica – indubbio; ragion per cui alla domanda che chiede se la tecnica sia una questione posta sull’uomo, la risposta deve essere affermativa. E tra le diverse risposte affermative, quella di Fadini si distingue per l’originalità con la quale, a partire da Gehlen, egli ha rimesso la tecnica in questione, interrogandola di nuovo. Che cosa, tuttavia, è stato chiesto “di nuovo” alla tecnica? Forse, essa è stata originalmente interrogata sul suo “soggetto”, su quell’uomo che ne è il protagonista ma anche lo speciale “punto di ritorno”, luogo di verifica. Ma «quid est homo?» si chiedeva Descartes nelle Meditationes. La sua risposta ha conferito alla modernità uno dei tratti ancora oggi più discussi: «Nihil nunc nisi admitto quod necessario sit verum; sum igitur praecise tantum res cogitans», ossia sostanza finita che è (e a partire da questo momento sarà) punto certo ed indubitabile del conoscere. Ora, la “tecnica in questione”, la tecnica che Fadini interroga “di nuovo”, fa emergere una novità destinata ad incrociare proprio il soggetto consegnato dalla modernità. E se la questione non è nuova, il modo in cui essa è posta ed messa in atto (il modo in cui la questione è messa in questione) è invece nuovo, originale anche perché parte da questioni altre dalla tecnica. Questioni altre per le quali la tecnica in questione diventa questione di metamorfosi.
2009
9788860562135
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