Il mondo dell’informazione, sotto molti aspetti, può essere considerato come uno specchio: uno specchio che ci avvicina alla realtà, moltiplicando gli angoli di rifrazione di ogni evento e consentendo di coglierne le sfumature e le pieghe più nascoste. Questo ampliamento percettivo non è, ovviamente, neutro né sotto il profilo quantitativo né, ancor meno, sotto il profilo qualitativo. Si può parlare, in questo senso, di uno specchio che ha le funzioni di un cannocchiale, che può essere usato in senso proprio oppure, paradossalmente, in senso rovesciato: può infatti avvicinarci ad alcuni eventi, solo in virtù di una scelta inevitabilmente selettiva e, purtroppo, non sempre dichiarata o disinteressata; può anche, però, operare in modo capovolto, rovesciato nei confronti di molti altri settori della realtà, dandocene un’immagine rimpicciolita e confusa. Questo gioco di ingrandimento/rimpicciolimento diventa ancora più equivoco quando ci si illude di sottrarsi ad esso con un aumento martellante dei dati e delle fonti di informazione; è un’illusione tipica della cultura massmediale quella di sconfiggere questo limite proprio della condizione umana accrescendo in modo sproporzionato la pressione informativa. Nasce da qui una pars construens da promuovere: essa consiste da un lato nell’educare e affinare la domanda di informazione, e, dall’altro, nell’adoperarsi attivamente per arricchire l’offerta. Per un verso, dunque, occorre promuovere un’opera intelligente di formazione, di sensibilizzazione e di vigilanza democratica, che aiuti sul piano della cultura a demistificare e decodificare criticamente il mondo dell’informazione, e sul piano del costume a sperimentare e promuovere una rete di pratiche di vita, esemplari e propositive, che possano esprimersi in scelte concrete e atteggiamenti virtuosi. La democrazia si difende anche adoperandosi per far crescere la sensibilità per una buona informazione, posta primariamente al servizio della verità e del bene comune, e sottratta a qualsiasi accaparramento strumentale. Per altro verso, occorre adoperarsi in prima persona anche per fare informazione: un’altra informazione e un altro modo di fare informazione.

L’informazione: uno specchio che nasconde?

ALICI, Luigino
2005-01-01

Abstract

Il mondo dell’informazione, sotto molti aspetti, può essere considerato come uno specchio: uno specchio che ci avvicina alla realtà, moltiplicando gli angoli di rifrazione di ogni evento e consentendo di coglierne le sfumature e le pieghe più nascoste. Questo ampliamento percettivo non è, ovviamente, neutro né sotto il profilo quantitativo né, ancor meno, sotto il profilo qualitativo. Si può parlare, in questo senso, di uno specchio che ha le funzioni di un cannocchiale, che può essere usato in senso proprio oppure, paradossalmente, in senso rovesciato: può infatti avvicinarci ad alcuni eventi, solo in virtù di una scelta inevitabilmente selettiva e, purtroppo, non sempre dichiarata o disinteressata; può anche, però, operare in modo capovolto, rovesciato nei confronti di molti altri settori della realtà, dandocene un’immagine rimpicciolita e confusa. Questo gioco di ingrandimento/rimpicciolimento diventa ancora più equivoco quando ci si illude di sottrarsi ad esso con un aumento martellante dei dati e delle fonti di informazione; è un’illusione tipica della cultura massmediale quella di sconfiggere questo limite proprio della condizione umana accrescendo in modo sproporzionato la pressione informativa. Nasce da qui una pars construens da promuovere: essa consiste da un lato nell’educare e affinare la domanda di informazione, e, dall’altro, nell’adoperarsi attivamente per arricchire l’offerta. Per un verso, dunque, occorre promuovere un’opera intelligente di formazione, di sensibilizzazione e di vigilanza democratica, che aiuti sul piano della cultura a demistificare e decodificare criticamente il mondo dell’informazione, e sul piano del costume a sperimentare e promuovere una rete di pratiche di vita, esemplari e propositive, che possano esprimersi in scelte concrete e atteggiamenti virtuosi. La democrazia si difende anche adoperandosi per far crescere la sensibilità per una buona informazione, posta primariamente al servizio della verità e del bene comune, e sottratta a qualsiasi accaparramento strumentale. Per altro verso, occorre adoperarsi in prima persona anche per fare informazione: un’altra informazione e un altro modo di fare informazione.
2005
9788810140277
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