Nella consapevolezza della naturale fragilità di soggetti minori d’età, non ancora pienamente formati da un punto di vista psico-fisico e della necessità di approntare un compiuto sistema di protezione per i minorenni coinvolti nel processo penale, il legislatore processuale ha predisposto, con la riforma del 1988, una disciplina speciale a proposito della loro audizione dibattimentale (art. 472 comma 4 e art. 498 comma 4 c.p.p.), sulla quale via via, nel corso degli anni, si sono stratificati interventi normativi vòlti soprattutto alla salvaguardia della vulnerabilità delle persone offese e dei testimoni di reati particolarmente odiosi, quali i reati “a sfondo sessuale” (art. 190-bis comma 1-bis c.p.p.; artt. 498 commi 4-bis e 4-ter c.p.p.; art. 472 comma 3-bis c.p.p.; artt. 392 comma 1-bis e 398 comma 5-bis c.p.p.). Si “segnala”, inoltre, l’art. 609-decies c.p., previsione di particolare significato, giacché rappresenta un primo timido tentativo di riconoscere un diritto all’assistenza affettiva e psicologica del minorenne «in ogni stato e grado del procedimento», seppur limitato, per il momento, alle vittime minorenni di abusi sessuali. Il dato che si può ricavare dal quadro legislativo sommariamente tracciato, al di là di singole mancanze, è che si è sterilizzato “l’effetto protezione” connesso a questi peculiari strumenti di ascolto della fonte minorenne, perché si è circoscritta la rete di garanzie predisposta ad una fase avanzata del procedimento, tralasciando completamente ogni regolamentazione dei primi passi dell’indagine, un contesto, quest’ultimo, strutturalmente povero di garanzie. Invero, le norme sull’assunzione delle dichiarazioni del minorenne, pur essendo un «ginepraio disomogeneo e bizzarro», operano solo nell’ambito del processo vero e proprio, scelta questa che rende indispensabile pensare ad una regolamentazione dell’audizione del minore anche nel corso delle indagini. E a questo punto è giocoforza interrogarsi (ed è questo lo scopo del presente lavoro) su quali siano i protocolli di ascolto più efficaci nella tutela della fonte di prova (e del suo contributo mnestico) nell’impianto di una fase contraddistinta, per propria vocazione primigenia, da un favor verso registri fluidi, necessari per adeguarsi alle esigenze e alle urgenze concrete occasionate dalla singola inchiesta. Una caratterizzazione dell’indagine preliminare che deve fare i conti con istanze di tutela della fonte debole: venendo in gioco valori di rilievo costituzionale (protezione dell’infanzia e della gioventù quale dovere primario dell’ordinamento – artt. 30 e 31 comma 2 Cost.) anche le attività di investigazione debbono rispondere a precisi canoni formali in chiave di garanzia. E dall’inadeguatezza, su più fronti, dell’impianto previsto nell’assunzione della testimonianza del minorenne emerge la necessità di una riorganizzazione complessiva della materia in un’ottica di effettività delle garanzie che accompagnano la comparsa di un soggetto minore di età sulla scena processuale

Assunzione di dichiarazioni dalla fonte di prova minorenne e attività investigativa della pubblica accusa

CARACENI, Lina
2008-01-01

Abstract

Nella consapevolezza della naturale fragilità di soggetti minori d’età, non ancora pienamente formati da un punto di vista psico-fisico e della necessità di approntare un compiuto sistema di protezione per i minorenni coinvolti nel processo penale, il legislatore processuale ha predisposto, con la riforma del 1988, una disciplina speciale a proposito della loro audizione dibattimentale (art. 472 comma 4 e art. 498 comma 4 c.p.p.), sulla quale via via, nel corso degli anni, si sono stratificati interventi normativi vòlti soprattutto alla salvaguardia della vulnerabilità delle persone offese e dei testimoni di reati particolarmente odiosi, quali i reati “a sfondo sessuale” (art. 190-bis comma 1-bis c.p.p.; artt. 498 commi 4-bis e 4-ter c.p.p.; art. 472 comma 3-bis c.p.p.; artt. 392 comma 1-bis e 398 comma 5-bis c.p.p.). Si “segnala”, inoltre, l’art. 609-decies c.p., previsione di particolare significato, giacché rappresenta un primo timido tentativo di riconoscere un diritto all’assistenza affettiva e psicologica del minorenne «in ogni stato e grado del procedimento», seppur limitato, per il momento, alle vittime minorenni di abusi sessuali. Il dato che si può ricavare dal quadro legislativo sommariamente tracciato, al di là di singole mancanze, è che si è sterilizzato “l’effetto protezione” connesso a questi peculiari strumenti di ascolto della fonte minorenne, perché si è circoscritta la rete di garanzie predisposta ad una fase avanzata del procedimento, tralasciando completamente ogni regolamentazione dei primi passi dell’indagine, un contesto, quest’ultimo, strutturalmente povero di garanzie. Invero, le norme sull’assunzione delle dichiarazioni del minorenne, pur essendo un «ginepraio disomogeneo e bizzarro», operano solo nell’ambito del processo vero e proprio, scelta questa che rende indispensabile pensare ad una regolamentazione dell’audizione del minore anche nel corso delle indagini. E a questo punto è giocoforza interrogarsi (ed è questo lo scopo del presente lavoro) su quali siano i protocolli di ascolto più efficaci nella tutela della fonte di prova (e del suo contributo mnestico) nell’impianto di una fase contraddistinta, per propria vocazione primigenia, da un favor verso registri fluidi, necessari per adeguarsi alle esigenze e alle urgenze concrete occasionate dalla singola inchiesta. Una caratterizzazione dell’indagine preliminare che deve fare i conti con istanze di tutela della fonte debole: venendo in gioco valori di rilievo costituzionale (protezione dell’infanzia e della gioventù quale dovere primario dell’ordinamento – artt. 30 e 31 comma 2 Cost.) anche le attività di investigazione debbono rispondere a precisi canoni formali in chiave di garanzia. E dall’inadeguatezza, su più fronti, dell’impianto previsto nell’assunzione della testimonianza del minorenne emerge la necessità di una riorganizzazione complessiva della materia in un’ottica di effettività delle garanzie che accompagnano la comparsa di un soggetto minore di età sulla scena processuale
2008
9788814143113
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