Il saggio è parte di un volume intitolato Identità americane: corpo e nazione, dove il corpo fisico è metafora della nazione e delle identità nazionali delle Americhe, con riferimento ad Argentina, Messico, Cile, Portorico e Stati Uniti. Nel marzo 1925 la rivista statunitense Survey Graphic pubblica un numero interamente dedicato al più recente prodotto della modernità urbana: il New Negro. Il numero, curato da Alain Locke, ha un successo e un impatto enormi. Come ha sottolineato Martha J. Nadell, Locke intende presentare il New Negro come segno visibile di rinascita della razza, un’icona generata dai ‘nuovi’ neri, forte al punto da contrastare le immagini dell’Old Negro, le caricature e gli stereotipi razzisti dominanti nella rappresentazione letteraria e visiva degli afroamericani. Dalla pittura alle locandine dei minstrel show, alle pubblicità su giornali e riviste, ai fumetti e alle litografie, agli oggetti di uso comune che riproducono l’effige di Uncle Tom, fino alle illustrazioni dei romanzi, l’immagine degli afroamericani, nella migliore delle ipotesi, è rappresentata dal tipo esemplificativo, fortemente stereotipato, caricaturale, e naturalmente anonimo. L’importanza dell’immagine nella ridefinizione dell’identità afroamericana è un elemento centrale nella riflessione e nella pratica estetica e politica nera, dall’ex schiava Sojourner Truth a W.E.B. Du Bois – che all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900 presenta la mostra fotografica The Exhibit of the American Negroes – fino, in tempi recenti, a bell hooks. Esercitare il controllo sulla propria immagine, agli inizi del Novecento, significa avere accesso ai mezzi di produzione e distribuzione della cultura, ed è il riflesso dell’enorme importanza che l’immagine riveste nei processi di formazione della moderna identità nera: controllare la propria immagine, come ha scritto Henry Louis Gates Jr., significa incidere sulla realtà e creare, oltre al una voce nera, un volto nuovo, una diversa immagine pubblica, in primis corporea, che rifletta la realizzazione di una piena cittadinanza ed esorcizza lo scempio del corpo nero perpetrato dalla schiavitù e dal linciaggio. Forte quindi perché icona dei neri generata dai neri, e perché simbolo di rigenerazione , il New Negro ha però secondo Gates basi fragili, perché poggia sul paradosso della negazione del passato afroamericano e segnala il rapporto tormentato delle élite nere con lo scandalo nazionale della schiavitù e con l’eredità, ad essa legata, del folclore. Il dibattito su arte, letteratura e razza, in Harlem, coinvolge trasversalmente politica e arte, cultura e propaganda, e tocca gli argomenti più diversi. Un aspetto centrale, alla luce dell’intreccio tra rappresentazione del corpo e identità nazionale, riguarda il ruolo di un elemento specifico della cultura afroamericana: il folclore. La musica, gli spirituals, il blues, il ragtime e il jazz, la tradizione orale dello storytelling, in cui il pubblico partecipa attivamente alla costruzione della storia, le variazioni fonetiche, la musicalità e complessità figurativa del Black English sono elementi cui gli afroamericani e le afroamericane devono rinunciare come segni compromettenti di una differenza sospetta da eliminare in vista di un concetto purificatore e salvifico di eguaglianza, o, piuttosto, le componenti di un patrimonio da riusare apertamente come elemento distintivo e di valore di una cultura nera della modernità? La ‘giovane’ generazione degli artisti del Rinascimento di Harlem – Zora Neale Hurston, Langston Hughes, lo stesso Aaron Douglas – spesso in silenziosa continuità, nonostante l’apparente opposizione, con i precetti di Du Bois, usa il folclore, la musica, la danza e il Black English come strumenti privilegiati nella ricerca di un’autenticità nera su base culturale e performativa, non meramente biologica e di sangue.

“L’iconografia in movimento del New Negro”

PETROVICH NJEGOSH, Tatiana
2006-01-01

Abstract

Il saggio è parte di un volume intitolato Identità americane: corpo e nazione, dove il corpo fisico è metafora della nazione e delle identità nazionali delle Americhe, con riferimento ad Argentina, Messico, Cile, Portorico e Stati Uniti. Nel marzo 1925 la rivista statunitense Survey Graphic pubblica un numero interamente dedicato al più recente prodotto della modernità urbana: il New Negro. Il numero, curato da Alain Locke, ha un successo e un impatto enormi. Come ha sottolineato Martha J. Nadell, Locke intende presentare il New Negro come segno visibile di rinascita della razza, un’icona generata dai ‘nuovi’ neri, forte al punto da contrastare le immagini dell’Old Negro, le caricature e gli stereotipi razzisti dominanti nella rappresentazione letteraria e visiva degli afroamericani. Dalla pittura alle locandine dei minstrel show, alle pubblicità su giornali e riviste, ai fumetti e alle litografie, agli oggetti di uso comune che riproducono l’effige di Uncle Tom, fino alle illustrazioni dei romanzi, l’immagine degli afroamericani, nella migliore delle ipotesi, è rappresentata dal tipo esemplificativo, fortemente stereotipato, caricaturale, e naturalmente anonimo. L’importanza dell’immagine nella ridefinizione dell’identità afroamericana è un elemento centrale nella riflessione e nella pratica estetica e politica nera, dall’ex schiava Sojourner Truth a W.E.B. Du Bois – che all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900 presenta la mostra fotografica The Exhibit of the American Negroes – fino, in tempi recenti, a bell hooks. Esercitare il controllo sulla propria immagine, agli inizi del Novecento, significa avere accesso ai mezzi di produzione e distribuzione della cultura, ed è il riflesso dell’enorme importanza che l’immagine riveste nei processi di formazione della moderna identità nera: controllare la propria immagine, come ha scritto Henry Louis Gates Jr., significa incidere sulla realtà e creare, oltre al una voce nera, un volto nuovo, una diversa immagine pubblica, in primis corporea, che rifletta la realizzazione di una piena cittadinanza ed esorcizza lo scempio del corpo nero perpetrato dalla schiavitù e dal linciaggio. Forte quindi perché icona dei neri generata dai neri, e perché simbolo di rigenerazione , il New Negro ha però secondo Gates basi fragili, perché poggia sul paradosso della negazione del passato afroamericano e segnala il rapporto tormentato delle élite nere con lo scandalo nazionale della schiavitù e con l’eredità, ad essa legata, del folclore. Il dibattito su arte, letteratura e razza, in Harlem, coinvolge trasversalmente politica e arte, cultura e propaganda, e tocca gli argomenti più diversi. Un aspetto centrale, alla luce dell’intreccio tra rappresentazione del corpo e identità nazionale, riguarda il ruolo di un elemento specifico della cultura afroamericana: il folclore. La musica, gli spirituals, il blues, il ragtime e il jazz, la tradizione orale dello storytelling, in cui il pubblico partecipa attivamente alla costruzione della storia, le variazioni fonetiche, la musicalità e complessità figurativa del Black English sono elementi cui gli afroamericani e le afroamericane devono rinunciare come segni compromettenti di una differenza sospetta da eliminare in vista di un concetto purificatore e salvifico di eguaglianza, o, piuttosto, le componenti di un patrimonio da riusare apertamente come elemento distintivo e di valore di una cultura nera della modernità? La ‘giovane’ generazione degli artisti del Rinascimento di Harlem – Zora Neale Hurston, Langston Hughes, lo stesso Aaron Douglas – spesso in silenziosa continuità, nonostante l’apparente opposizione, con i precetti di Du Bois, usa il folclore, la musica, la danza e il Black English come strumenti privilegiati nella ricerca di un’autenticità nera su base culturale e performativa, non meramente biologica e di sangue.
2006
9788873940593
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