L’articolo costituisce il primo tentativo di fornire una considerazione complessiva del ruolo svolto dai quodlibeta, come genere letterario strettamente legato alla prassi didattica delle università e degli studia medievali,nello sviluppo delle teorie politiche medievali. Dopo aver evidenziato che non esistono, in senso stretto, quodlibeta politici, nel senso in cui esistono quodlibeta teologici, medici o provenienti dalle facoltà di diritto, ma questioni politiche inserite in quodlibeta che affrontano una vasta congerie di problemi il saggio evidenzia una serie di temi squisitamente politici che vengono discussi all’interno di tali testi. Il primo tema è costituito dalla “prudenza politica”: dibattendo di questo aspetto della virtù noetica detta prudentia, numerosi autori medievali, da Goffredo di Fontaines, a Giacomo da Viterbo, ad Enrico di Frimaria, a Giovanni di Pouilly, affrontano con diversi esiti la questione della unità o distinzione dell’etica individuale e di quella politica, evidenziando una pluralità dimmodi nel concepire il rapporto tra morale personale e politica. Un altro tema di grande rilevanza per la teoria politica è costituito dalla discussione, che si ritrova in quodlibeta di Enrico di Gand, dell’origine della proprietà individuale e degli eventuali diritti ad essa connessi, ma anche del rapporto tra tali diritti e potere politico. A tale questione si connette inevitabilmente quella della esazione fiscale e dei limiti dell’esercizio di questa prerogativa da parte di sovrani e signori. Autori come Roger Marston, Goffredo di Fontaines, Riccardo di Menneville, Pietro di Alvernia hanno affrontato con diverse accentuazioni questo tema. Si fa notare anche le posizioni assunte da Giacomo di Viterbo in uno dei suoi quodlibeta sono poi divenute il bersaglio polemico di un dei più noti trattati politici del Medioevo: il De regia potestate et papali di Giovanni di Parigi. Nei quodlibeta viene spesso affrontata la questione dell’articolazione dei poteri all’interno della Chiesa: un dibattito che, nonostante le apparenze, ha profonde implicazioni politiche. L’articolo, ricordando gli interventi di Gerardo d’Abbeville, Giovanni Peckham, Enrico di Gand, Goffredo di Fontaines, evidenzia la stretta connessione con i dibattiti tra clero secolare e clero mendicante. Anche Pietro di Giovanni Olivi ha preso posizione su questioni ecclesiologiche all’interno dei suoi quodlibeta, dibattendo dei limiti del potere papale. Sulla natura del potere papale, ma di conseguenza anche del potere sovrano in sé, riflettono anche i quodlibeta dedicati al problema dell’abdicazione del papa. Stimolati dalla drammatica vicenda di Pietro da Morrone divenuto papa Celestino V, e dalla circostanza per la quale dalla legittimità di quella rinuncia derivava anche la legittimità dell’elezione di un papa come Bonifacio VIII. Nel corso del dibattito si evidenziano diversi modi di concepire il rapporto tra sacramento dell’ordine, carica e persona che la ricopre. Infine, un discreto numero di quodlibeta affronta la questione dell’origine del potere e delle comparazione delle varie forme costituzionali. Infine, non mancano quodlibeta nei quali il riferimento non è tanto a questioni “teoriche”, quanto ad avvenimenti precisi: così Enrico di Gand fa riferimento ad un episodio dell’assedio di Acri, Giacomo di Thérines si chiede se Clemente V possa trattenersi a Bordeaux o debba tornare in Italia, e Giovanni di Pouilly discute interrogativi strettamente connessi con il processo ai Templari.

Political Quodlibeta

LAMBERTINI, Roberto
2006-01-01

Abstract

L’articolo costituisce il primo tentativo di fornire una considerazione complessiva del ruolo svolto dai quodlibeta, come genere letterario strettamente legato alla prassi didattica delle università e degli studia medievali,nello sviluppo delle teorie politiche medievali. Dopo aver evidenziato che non esistono, in senso stretto, quodlibeta politici, nel senso in cui esistono quodlibeta teologici, medici o provenienti dalle facoltà di diritto, ma questioni politiche inserite in quodlibeta che affrontano una vasta congerie di problemi il saggio evidenzia una serie di temi squisitamente politici che vengono discussi all’interno di tali testi. Il primo tema è costituito dalla “prudenza politica”: dibattendo di questo aspetto della virtù noetica detta prudentia, numerosi autori medievali, da Goffredo di Fontaines, a Giacomo da Viterbo, ad Enrico di Frimaria, a Giovanni di Pouilly, affrontano con diversi esiti la questione della unità o distinzione dell’etica individuale e di quella politica, evidenziando una pluralità dimmodi nel concepire il rapporto tra morale personale e politica. Un altro tema di grande rilevanza per la teoria politica è costituito dalla discussione, che si ritrova in quodlibeta di Enrico di Gand, dell’origine della proprietà individuale e degli eventuali diritti ad essa connessi, ma anche del rapporto tra tali diritti e potere politico. A tale questione si connette inevitabilmente quella della esazione fiscale e dei limiti dell’esercizio di questa prerogativa da parte di sovrani e signori. Autori come Roger Marston, Goffredo di Fontaines, Riccardo di Menneville, Pietro di Alvernia hanno affrontato con diverse accentuazioni questo tema. Si fa notare anche le posizioni assunte da Giacomo di Viterbo in uno dei suoi quodlibeta sono poi divenute il bersaglio polemico di un dei più noti trattati politici del Medioevo: il De regia potestate et papali di Giovanni di Parigi. Nei quodlibeta viene spesso affrontata la questione dell’articolazione dei poteri all’interno della Chiesa: un dibattito che, nonostante le apparenze, ha profonde implicazioni politiche. L’articolo, ricordando gli interventi di Gerardo d’Abbeville, Giovanni Peckham, Enrico di Gand, Goffredo di Fontaines, evidenzia la stretta connessione con i dibattiti tra clero secolare e clero mendicante. Anche Pietro di Giovanni Olivi ha preso posizione su questioni ecclesiologiche all’interno dei suoi quodlibeta, dibattendo dei limiti del potere papale. Sulla natura del potere papale, ma di conseguenza anche del potere sovrano in sé, riflettono anche i quodlibeta dedicati al problema dell’abdicazione del papa. Stimolati dalla drammatica vicenda di Pietro da Morrone divenuto papa Celestino V, e dalla circostanza per la quale dalla legittimità di quella rinuncia derivava anche la legittimità dell’elezione di un papa come Bonifacio VIII. Nel corso del dibattito si evidenziano diversi modi di concepire il rapporto tra sacramento dell’ordine, carica e persona che la ricopre. Infine, un discreto numero di quodlibeta affronta la questione dell’origine del potere e delle comparazione delle varie forme costituzionali. Infine, non mancano quodlibeta nei quali il riferimento non è tanto a questioni “teoriche”, quanto ad avvenimenti precisi: così Enrico di Gand fa riferimento ad un episodio dell’assedio di Acri, Giacomo di Thérines si chiede se Clemente V possa trattenersi a Bordeaux o debba tornare in Italia, e Giovanni di Pouilly discute interrogativi strettamente connessi con il processo ai Templari.
2006
9789004123335
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