Tra enigma e apertura: può la trascendenza, fenomenologicamente, fare altro dal discreto significare (restando enigmatica) ciò che apre l’ego a quanto lo rende a se stesso? Al contrario di Levinas, per il quale la trascendenza significa ed è significata eticamente, essa è, da Marion, aperta fenomenologicamente (ossia tramite e nella riduzione amorosa) nell’ego, de-figurato dalla trascendenza dell’altro che lo trafigge amandolo. Oltre l’etica, Marion si spinge verso quella trascendenza che fa dell’ego il momento originario ir-riducibile (perché aperto da un’alterità senza la quale verrebbe meno lo stesso ego) e, per lo stesso motivo, ir-rinunciabile. Ir-riducibilità e ir-rinunciabilità di una trascendenza che apre l’ego nella sua radice. Di questa de-figurazione della trascendenza tra enigma e apertura, Marion pronuncia un nome, l’amore, nome pronunciato nell’apertura (da esso generata) dell’ego e dell’altro, apertura che fa “essere” sia l’ego che l’altro. De-figurazione prima e ultima di una trascendenza che “individua”; de-figurazione di fronte alla quale la fenomenologia deve sostare, forse e in fine per tacersi, aprendo a sua volta strade che essa può solo nominare.
Le de-figurazioni della trascendenza in Jean-Luc Marion
CANULLO, Carla
2006-01-01
Abstract
Tra enigma e apertura: può la trascendenza, fenomenologicamente, fare altro dal discreto significare (restando enigmatica) ciò che apre l’ego a quanto lo rende a se stesso? Al contrario di Levinas, per il quale la trascendenza significa ed è significata eticamente, essa è, da Marion, aperta fenomenologicamente (ossia tramite e nella riduzione amorosa) nell’ego, de-figurato dalla trascendenza dell’altro che lo trafigge amandolo. Oltre l’etica, Marion si spinge verso quella trascendenza che fa dell’ego il momento originario ir-riducibile (perché aperto da un’alterità senza la quale verrebbe meno lo stesso ego) e, per lo stesso motivo, ir-rinunciabile. Ir-riducibilità e ir-rinunciabilità di una trascendenza che apre l’ego nella sua radice. Di questa de-figurazione della trascendenza tra enigma e apertura, Marion pronuncia un nome, l’amore, nome pronunciato nell’apertura (da esso generata) dell’ego e dell’altro, apertura che fa “essere” sia l’ego che l’altro. De-figurazione prima e ultima di una trascendenza che “individua”; de-figurazione di fronte alla quale la fenomenologia deve sostare, forse e in fine per tacersi, aprendo a sua volta strade che essa può solo nominare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.