Il saggio ricostruisce in chiave storico-critica ed in chiave teoretico-pedagogica il percorso di ricerca di Leonardo R. Patanè, maestro, docente, pedagogista. Poiché uno dei poli d’attrazione su cui si è esercitata la ricerca e la riflessione del pedagogista è stato il problematicismo pedagogico (A. Banfi-G.M. Bertin), in cui confluiscono le istanze del pragmatismo deweyano, e l’altro polo d’attrazione è costituito da Gaston Bachelard, la ricchezza oltre che la robustezza del pensiero del pedagogista consente di “ri/appropriarsi” dell’evento educativo in tutte le sue manifestazioni, non ultimo la dimensione estetica. Strategica e consustanziale alla prospettiva teorica disegnata dal pedagogista l’assunzione epistemologica del relazionismo come categoria costituiva della conoscenza, dell’essere e della stessa pedagogia. Sottratta alla metodologia scientifica (Heisenberg) e alla riflessione epistemologica (Bachelard) più recenti, la relazione viene considerata come l’esperienza fondante del conoscere: il conoscere è espressione della relazione in quanto si lega strettamente alla capacità del soggetto di costruire le possibilità della sua conoscenza, sicché questa dimensione della relazione determina la fondazione epistemologica del sapere pedagogico, sapere che intende promuovere le relazioni tra il soggetto e l’altro da sé. Di qui una pedagogia della costruzione della conoscenza, di qui, ancora, una pedagogia tutta orientata alla possibilità e al rischio. La riflessione pedagogica di Patanè si situa sotto il segno della riforma della mente: del pedagogista che interroga il suo «sapere» sollecitandolo a rinnovare il suo «sapere» e i suoi «metodi»; dell’educando che diviene egli stesso produttore di sapere attraverso un processo formativo senza fine. Poiché non è più questione soltanto di aumentare o capitalizzare il proprio sapere, ma piuttosto di cambiare cultura (per trasformare il mondo). Lo strumento di questa riforma è l’educazione alla ragione o, per dirla con Gaston Bachelard, la «psicoanalisi della ragione», al fine di liberare la ragione scientifica (dell’educatore e dell’educando) da pregiudizi e inibizioni. V’è di più. Il “reale”, nella prospettiva relazionale, è l’orizzonte dell’esperienza scientifica esattamente come quello della produzione artistica. Di qui il riscatto dell’esperienza estetica, sul fondamento di un’estetica relazionale, e la necessità di «un’educazione dell’espressione estetica e all’espressione estetica».
Il problematicismo pedagogico e l'educazione estetica in L. R. Patanè
TUMINO, RAFFAELINO
2006-01-01
Abstract
Il saggio ricostruisce in chiave storico-critica ed in chiave teoretico-pedagogica il percorso di ricerca di Leonardo R. Patanè, maestro, docente, pedagogista. Poiché uno dei poli d’attrazione su cui si è esercitata la ricerca e la riflessione del pedagogista è stato il problematicismo pedagogico (A. Banfi-G.M. Bertin), in cui confluiscono le istanze del pragmatismo deweyano, e l’altro polo d’attrazione è costituito da Gaston Bachelard, la ricchezza oltre che la robustezza del pensiero del pedagogista consente di “ri/appropriarsi” dell’evento educativo in tutte le sue manifestazioni, non ultimo la dimensione estetica. Strategica e consustanziale alla prospettiva teorica disegnata dal pedagogista l’assunzione epistemologica del relazionismo come categoria costituiva della conoscenza, dell’essere e della stessa pedagogia. Sottratta alla metodologia scientifica (Heisenberg) e alla riflessione epistemologica (Bachelard) più recenti, la relazione viene considerata come l’esperienza fondante del conoscere: il conoscere è espressione della relazione in quanto si lega strettamente alla capacità del soggetto di costruire le possibilità della sua conoscenza, sicché questa dimensione della relazione determina la fondazione epistemologica del sapere pedagogico, sapere che intende promuovere le relazioni tra il soggetto e l’altro da sé. Di qui una pedagogia della costruzione della conoscenza, di qui, ancora, una pedagogia tutta orientata alla possibilità e al rischio. La riflessione pedagogica di Patanè si situa sotto il segno della riforma della mente: del pedagogista che interroga il suo «sapere» sollecitandolo a rinnovare il suo «sapere» e i suoi «metodi»; dell’educando che diviene egli stesso produttore di sapere attraverso un processo formativo senza fine. Poiché non è più questione soltanto di aumentare o capitalizzare il proprio sapere, ma piuttosto di cambiare cultura (per trasformare il mondo). Lo strumento di questa riforma è l’educazione alla ragione o, per dirla con Gaston Bachelard, la «psicoanalisi della ragione», al fine di liberare la ragione scientifica (dell’educatore e dell’educando) da pregiudizi e inibizioni. V’è di più. Il “reale”, nella prospettiva relazionale, è l’orizzonte dell’esperienza scientifica esattamente come quello della produzione artistica. Di qui il riscatto dell’esperienza estetica, sul fondamento di un’estetica relazionale, e la necessità di «un’educazione dell’espressione estetica e all’espressione estetica».File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
39554.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Documento in post-print (versione successiva alla peer review e accettata per la pubblicazione)
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
107.71 kB
Formato
Adobe PDF
|
107.71 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.