Il contributo apre il volume e definisce le linee di fondo che ne orientano tutti gli interventi. Un modo diverso di articolare la reciprocità è quello che preferisce al modello binario io-tu un modello ternario, costantemente aperto all’inclusione del terzo e che per questo pensa la relazione interpersonale assumendo il “noi” come origine e come compito. La reciprocità intercetta una modalità costitutiva della vita personale, che gli esseri umani sperimentano nella forma di un’ambivalenza irriducibile tra il piano “strutturale” della vocazione antropologica e quello “congiunturale” del vissuto storico. Questo scarto tra essere ed esistere si può mediare solo in virtù di un appello, libero e responsabile, alla vita morale: in questo senso la reciprocità come origine, riconosciuta nella forma di una costituzione che attraversa e intenziona la nostra finitezza, si trasforma nella reciprocità come compito. A un’ontologia aperta, continuamente in bilico tra l’appello del bene e la seduzione del male, non può che corrispondere una forma, fragile e preziosa, di “supplenza morale”. In questa prospettiva viene riaffermata la natura assolutamente sui generis della relazione interpersonale, che discende appunto dalla sua doppia articolazione, ontologica ed etica: la relazione tra persone non è, per principio, riducibile ad una relazione logica. Non si possono omologare le idee e le persone e, in modo corrispettivo, conoscere ed essere. Di conseguenza non è possibile accreditare il vincolo unificante della prossimità, fondato sul riconoscimento di un legame partecipativo, senza saldare il recupero di un’istanza trascendentale con un orizzonte ontologico, entro il quale interpretare la dinamica intersoggettiva. L’idea di reciprocità asimmetrica può offrire il luogo tematico che consente questo raccordo. Se infatti si può ravvisare nella reciprocità la condizione trascendentale che rende possibile ogni dinamica interumana, diversamente sagomata nella mobilità dei ruoli e nella fattualità empirica delle esperienze, tale reciprocità trascende il modello stilizzato di una relazione duale, intesa come un rapporto diretto e volontario, in cui l’io e l’altro s’incontrano, si riconoscono e raggiungono un livellamento perfettamente bilanciato dalla parità simmetrica dei ruoli. Un autentico paradigma relazionale deve invece poter ospitare, nella forma di una piena reciprocità inclusiva, ancorché asimmetrica, la prima, la seconda e la terza persona, da cui dipende la piena mutualità del “noi”.
Il "noi" come origine e come compito
ALICI, Luigino
2004-01-01
Abstract
Il contributo apre il volume e definisce le linee di fondo che ne orientano tutti gli interventi. Un modo diverso di articolare la reciprocità è quello che preferisce al modello binario io-tu un modello ternario, costantemente aperto all’inclusione del terzo e che per questo pensa la relazione interpersonale assumendo il “noi” come origine e come compito. La reciprocità intercetta una modalità costitutiva della vita personale, che gli esseri umani sperimentano nella forma di un’ambivalenza irriducibile tra il piano “strutturale” della vocazione antropologica e quello “congiunturale” del vissuto storico. Questo scarto tra essere ed esistere si può mediare solo in virtù di un appello, libero e responsabile, alla vita morale: in questo senso la reciprocità come origine, riconosciuta nella forma di una costituzione che attraversa e intenziona la nostra finitezza, si trasforma nella reciprocità come compito. A un’ontologia aperta, continuamente in bilico tra l’appello del bene e la seduzione del male, non può che corrispondere una forma, fragile e preziosa, di “supplenza morale”. In questa prospettiva viene riaffermata la natura assolutamente sui generis della relazione interpersonale, che discende appunto dalla sua doppia articolazione, ontologica ed etica: la relazione tra persone non è, per principio, riducibile ad una relazione logica. Non si possono omologare le idee e le persone e, in modo corrispettivo, conoscere ed essere. Di conseguenza non è possibile accreditare il vincolo unificante della prossimità, fondato sul riconoscimento di un legame partecipativo, senza saldare il recupero di un’istanza trascendentale con un orizzonte ontologico, entro il quale interpretare la dinamica intersoggettiva. L’idea di reciprocità asimmetrica può offrire il luogo tematico che consente questo raccordo. Se infatti si può ravvisare nella reciprocità la condizione trascendentale che rende possibile ogni dinamica interumana, diversamente sagomata nella mobilità dei ruoli e nella fattualità empirica delle esperienze, tale reciprocità trascende il modello stilizzato di una relazione duale, intesa come un rapporto diretto e volontario, in cui l’io e l’altro s’incontrano, si riconoscono e raggiungono un livellamento perfettamente bilanciato dalla parità simmetrica dei ruoli. Un autentico paradigma relazionale deve invece poter ospitare, nella forma di una piena reciprocità inclusiva, ancorché asimmetrica, la prima, la seconda e la terza persona, da cui dipende la piena mutualità del “noi”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.