La lettura pedagogica dei fenomeni legati alla multiculturalità è ormai una fondamentale esigenza per comprendere al meglio l’andamento della nostra società e per offrire progetti educativi integranti e integrati. La sua traduzione prassica sfocia nell’educazione interculturale, attuabile in vari contesti, quali la famiglia, la scuola, i servizi sociali e sanitari, gli uffici pubblici, le questure e i tribunali. Le finalità sono quelle di favorire la consapevolezza critica dei soggetti in formazione, quella di decostruire gli stereotipi, di imparare a riconoscere la complessità delle relazioni tra le persone e i gruppi, le tematiche legate all’identità e, infine, creare occasioni di incontri interculturali. In questi ultimi anni, da più parti, si sta riflettendo positivamente sul fatto che l’educazione interculturale non può altro che trovare giovamento e potenziarsi attraverso la collaborazione di una nuova figura professionale, quale quella del mediatore culturale, proprio per offrire soluzioni di convivenza, tra stranieri e non stranieri, sempre più adeguate alle varie circostanze. Il suo ruolo dovrebbe essere quello di favorire l’incontro e la relazione tra le persone di minoranza etnica e le istituzioni del paese di accoglienza, assicurando interventi non solo di interpretariato linguistico, ma anche di orientamento culturale. Infatti, per stabilire relazione fruttuose, è necessario decodificare le idee e i comportamenti che ogni lingua, ogni paese porta con sé: interpretarli nel modo più corretto possibile è alla base della buona riuscita della mediazione. Il servizio di mediazione è rivolto, quindi, alle istituzioni che hanno rapporto con i migranti (scuole, uffici pubblici, questure, tribunali, servizi sociali, ospedali) e ai cittadini immigrati che vi si rivolgono per risolvere i loro problemi. È un dato di fatto che nel momento in cui il mediatore avvia una relazione intenzionale di tipo interculturale, svolge contemporaneamente anche una funzione educativa e formativa. La mediazione culturale, dunque, è una sfida, ma anche una conquista della società in continua evoluzione, soprattutto perché è alla continua ricerca di un’obiettività possibile, pur trattando con diversità e difficoltà che talora sembrano insuperabili.
La mediazione culturale: una sfida educativa per la società multietnica
SIRIGNANO, CHIARA
2005-01-01
Abstract
La lettura pedagogica dei fenomeni legati alla multiculturalità è ormai una fondamentale esigenza per comprendere al meglio l’andamento della nostra società e per offrire progetti educativi integranti e integrati. La sua traduzione prassica sfocia nell’educazione interculturale, attuabile in vari contesti, quali la famiglia, la scuola, i servizi sociali e sanitari, gli uffici pubblici, le questure e i tribunali. Le finalità sono quelle di favorire la consapevolezza critica dei soggetti in formazione, quella di decostruire gli stereotipi, di imparare a riconoscere la complessità delle relazioni tra le persone e i gruppi, le tematiche legate all’identità e, infine, creare occasioni di incontri interculturali. In questi ultimi anni, da più parti, si sta riflettendo positivamente sul fatto che l’educazione interculturale non può altro che trovare giovamento e potenziarsi attraverso la collaborazione di una nuova figura professionale, quale quella del mediatore culturale, proprio per offrire soluzioni di convivenza, tra stranieri e non stranieri, sempre più adeguate alle varie circostanze. Il suo ruolo dovrebbe essere quello di favorire l’incontro e la relazione tra le persone di minoranza etnica e le istituzioni del paese di accoglienza, assicurando interventi non solo di interpretariato linguistico, ma anche di orientamento culturale. Infatti, per stabilire relazione fruttuose, è necessario decodificare le idee e i comportamenti che ogni lingua, ogni paese porta con sé: interpretarli nel modo più corretto possibile è alla base della buona riuscita della mediazione. Il servizio di mediazione è rivolto, quindi, alle istituzioni che hanno rapporto con i migranti (scuole, uffici pubblici, questure, tribunali, servizi sociali, ospedali) e ai cittadini immigrati che vi si rivolgono per risolvere i loro problemi. È un dato di fatto che nel momento in cui il mediatore avvia una relazione intenzionale di tipo interculturale, svolge contemporaneamente anche una funzione educativa e formativa. La mediazione culturale, dunque, è una sfida, ma anche una conquista della società in continua evoluzione, soprattutto perché è alla continua ricerca di un’obiettività possibile, pur trattando con diversità e difficoltà che talora sembrano insuperabili.File | Dimensione | Formato | |
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