La democrazia familiare, sia in termini concettuali che quale modalità interpersonale, è una conquista sufficientemente recente tanto della pedagogia quanto delle altre scienze umane e sociali. Indispensabile, comunque, per il futuro stesso della società e della famiglia, perché è in famiglia, a partire dall’equilibrio nelle relazioni fra i coniugi (o i conviventi) e dal loro affiatamento, che si costruiscono le premesse e le fondamenta delle strutture di personalità e dei comportamenti successivi delle persone. Ben distanti, peraltro, in questo saggio, da un’interpretazione e da una costruzione lineari di causa ed effetto tra famiglia e società, per l’evidente presenza che viene riconosciuta pure ad altre istituzioni ed eventi, quali, ad esempio, la scuola, o il gruppo dei pari. Giacché la famiglia non è una monade leibniziana senza porte e senza finestre, o un microcosmo solipsistico, e si caratterizza, piuttosto, come un ambiente di trasformazione sia rispetto al dato di ingresso, rappresentato dai neo-coniugi e dai neo-genitori, sia nei confronti dell’elemento in uscita, che ci si augura possa essere costituito da coniugi, genitori, minori e adulti di domani, maggiormente democratici. Da qui il ricorso, già nel titolo, al termine “palestra”, e il continuo rimando alle molteplici e necessarie pratiche di “esercizio” richieste. Che esigono, imprescindibilmente, la formazione personale permanente, long-life, di quanti andranno a comporre un nucleo familiare, sin dalla nascita. Occorre, pertanto, il definitivo radicamento di una pedagogia della famiglia, o, meglio, delle famiglie, a favore della crescita di ogni singola persona, in una prospettiva, finalmente incarnata, di educazione alla famiglia e, per altro verso, di educazione in famiglia, rivolte entrambe al benessere della famiglia medesima, di generazione in generazione. Per il raggiungimento di questo obiettivo, occorre, però, disporre da subito, e in misura consistente, di testimoni autentici della famiglia, e, per l’ipotesi e il fine che qui ci guidano, di testimoni autentici e capaci della famiglia democratica. Memori, in questo, che educare, sempre, ma particolarmente oggi, è, in specie, testimoniare. Una pedagogia delle famiglie, non di meno, che adotti lo stile formativo e il quadro concettuale dell’educazione degli adulti, e si ponga, anzi, come l’ultima espressione procedurale di questo settore teorico-pratico di studio e di intervento. L’assunto di base della decisione e della decisione democratica è, comunque, che ogni individuo ha diritto, capacità e responsabilità di prendersi in carico la propria vita. È, questa, una sfida di vastissime proporzioni nel rapporto tra i coniugi, e soprattutto tra genitori e figli, particolarmente quando questi sono adolescenti e giovani. Perché educare non soltanto si debba, ma peculiarmente si possa. Del resto, vivere è costantemente “scegliere” e tutta la vita è un sistema di decisioni auspicabilmente sane, corrette e pertanto democratiche che, come tali, affondano nel riconoscimento di sé e dell’altro, nel rispetto per sé e per l’altro, nella solidarietà concepita, praticata e vissuta. Di conseguenza, una società sempre più organizzata e caratterizzata in tal senso fungerà, allo stesso modo, da schema di riferimento positivo e da rinforzo di significativo valore nei riguardi di una famiglia maggiormente competente nel promuovere e attuare condotte e abiti democratici.

La famiglia come palestra di democrazia: il rispetto di sé e dell’altro

CORSI, Michele
2004-01-01

Abstract

La democrazia familiare, sia in termini concettuali che quale modalità interpersonale, è una conquista sufficientemente recente tanto della pedagogia quanto delle altre scienze umane e sociali. Indispensabile, comunque, per il futuro stesso della società e della famiglia, perché è in famiglia, a partire dall’equilibrio nelle relazioni fra i coniugi (o i conviventi) e dal loro affiatamento, che si costruiscono le premesse e le fondamenta delle strutture di personalità e dei comportamenti successivi delle persone. Ben distanti, peraltro, in questo saggio, da un’interpretazione e da una costruzione lineari di causa ed effetto tra famiglia e società, per l’evidente presenza che viene riconosciuta pure ad altre istituzioni ed eventi, quali, ad esempio, la scuola, o il gruppo dei pari. Giacché la famiglia non è una monade leibniziana senza porte e senza finestre, o un microcosmo solipsistico, e si caratterizza, piuttosto, come un ambiente di trasformazione sia rispetto al dato di ingresso, rappresentato dai neo-coniugi e dai neo-genitori, sia nei confronti dell’elemento in uscita, che ci si augura possa essere costituito da coniugi, genitori, minori e adulti di domani, maggiormente democratici. Da qui il ricorso, già nel titolo, al termine “palestra”, e il continuo rimando alle molteplici e necessarie pratiche di “esercizio” richieste. Che esigono, imprescindibilmente, la formazione personale permanente, long-life, di quanti andranno a comporre un nucleo familiare, sin dalla nascita. Occorre, pertanto, il definitivo radicamento di una pedagogia della famiglia, o, meglio, delle famiglie, a favore della crescita di ogni singola persona, in una prospettiva, finalmente incarnata, di educazione alla famiglia e, per altro verso, di educazione in famiglia, rivolte entrambe al benessere della famiglia medesima, di generazione in generazione. Per il raggiungimento di questo obiettivo, occorre, però, disporre da subito, e in misura consistente, di testimoni autentici della famiglia, e, per l’ipotesi e il fine che qui ci guidano, di testimoni autentici e capaci della famiglia democratica. Memori, in questo, che educare, sempre, ma particolarmente oggi, è, in specie, testimoniare. Una pedagogia delle famiglie, non di meno, che adotti lo stile formativo e il quadro concettuale dell’educazione degli adulti, e si ponga, anzi, come l’ultima espressione procedurale di questo settore teorico-pratico di studio e di intervento. L’assunto di base della decisione e della decisione democratica è, comunque, che ogni individuo ha diritto, capacità e responsabilità di prendersi in carico la propria vita. È, questa, una sfida di vastissime proporzioni nel rapporto tra i coniugi, e soprattutto tra genitori e figli, particolarmente quando questi sono adolescenti e giovani. Perché educare non soltanto si debba, ma peculiarmente si possa. Del resto, vivere è costantemente “scegliere” e tutta la vita è un sistema di decisioni auspicabilmente sane, corrette e pertanto democratiche che, come tali, affondano nel riconoscimento di sé e dell’altro, nel rispetto per sé e per l’altro, nella solidarietà concepita, praticata e vissuta. Di conseguenza, una società sempre più organizzata e caratterizzata in tal senso fungerà, allo stesso modo, da schema di riferimento positivo e da rinforzo di significativo valore nei riguardi di una famiglia maggiormente competente nel promuovere e attuare condotte e abiti democratici.
2004
9788834311240
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