Dalla seconda metà del XII secolo allo scorcio del XVIII le corporazioni di mestiere, pur avendo subito profonde modificazioni, mantennero sempre la loro funzione di garante degli interessi delle categorie di cui erano espressione e instaurarono, mediante la redazione di statuti, un meccanismo di solidarietà fra i rispettivi membri. Esse costituirono dunque il principale punto di forza dell’economia cittadina, senza tralasciare l’attività in campo sociale e assistenziale. La presente ricerca analizza la produzione artistica del Rinascimento bolognese da un punto di vista inedito, quello appunto delle compagnie di mestiere. Se infatti sono già stati condotti significativi studi relativi alla committenza aristocratica, a quella delle confraternite e degli ordini religiosi e a quella connessa allo Studium, mai fino ad ora si è focalizzata l’attenzione sul ruolo rivestito dalle corporazioni nella fioritura delle arti figurative nel XV secolo. Ad essere indagati sono, insieme ai meccanismi e alle particolari vie che consentirono alle corporazioni di accaparrarsi le prestazioni degli artisti più affermati ma anche quelle di maestri più insoliti, i luoghi destinati ad accogliere le opere da essi realizzate: le cappelle e le sale d’adunanza nelle rispettive residenze, spazi nevralgici della vita corporativa che determinarono la messa a punto di manufatti specifici. Oltre a questi ambienti, destinati alla fruizione degli iscritti, le Arti possedevano una cappella nelle chiese cittadine. Anche tali sacelli furono allestiti con dispendiosi apparati ornamentali, che li portarono a gareggiare, in sontuosità e ricchezza, con quelli posseduti dalle autorità civili e religiose. Si affrontano anche argomenti di interesse trasversale, in particolare di natura socioeconomica, come le modalità di accesso e le possibilità di impiego nel mercato artistico bolognese del XV secolo.
Lavoro e arte. Le corporazioni di mestiere nel Rinascimento bolognese
Serrani, Alessandro
2025-01-01
Abstract
Dalla seconda metà del XII secolo allo scorcio del XVIII le corporazioni di mestiere, pur avendo subito profonde modificazioni, mantennero sempre la loro funzione di garante degli interessi delle categorie di cui erano espressione e instaurarono, mediante la redazione di statuti, un meccanismo di solidarietà fra i rispettivi membri. Esse costituirono dunque il principale punto di forza dell’economia cittadina, senza tralasciare l’attività in campo sociale e assistenziale. La presente ricerca analizza la produzione artistica del Rinascimento bolognese da un punto di vista inedito, quello appunto delle compagnie di mestiere. Se infatti sono già stati condotti significativi studi relativi alla committenza aristocratica, a quella delle confraternite e degli ordini religiosi e a quella connessa allo Studium, mai fino ad ora si è focalizzata l’attenzione sul ruolo rivestito dalle corporazioni nella fioritura delle arti figurative nel XV secolo. Ad essere indagati sono, insieme ai meccanismi e alle particolari vie che consentirono alle corporazioni di accaparrarsi le prestazioni degli artisti più affermati ma anche quelle di maestri più insoliti, i luoghi destinati ad accogliere le opere da essi realizzate: le cappelle e le sale d’adunanza nelle rispettive residenze, spazi nevralgici della vita corporativa che determinarono la messa a punto di manufatti specifici. Oltre a questi ambienti, destinati alla fruizione degli iscritti, le Arti possedevano una cappella nelle chiese cittadine. Anche tali sacelli furono allestiti con dispendiosi apparati ornamentali, che li portarono a gareggiare, in sontuosità e ricchezza, con quelli posseduti dalle autorità civili e religiose. Si affrontano anche argomenti di interesse trasversale, in particolare di natura socioeconomica, come le modalità di accesso e le possibilità di impiego nel mercato artistico bolognese del XV secolo.| File | Dimensione | Formato | |
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