I social media possono rappresentare un’importante forza di opposizione a quei valori culturali tradizionali e a quella rappresentazione della donna nei media di massa, spesso basata su preconcetti e pregiudizi legati a modelli e ruoli della condizione femminile, che hanno permesso e permettono ancora il radicarsi e l’esistenza stessa delle diverse forme di violenza contro la donna (domestica, emotiva-psicologica, sessuale, economica, socio-culturale). Il contrasto alla violenza di genere e la tutela dei diritti delle donne sono tra le azioni su cui si sta concentrando l’attenzione della social-mobile network society. Si tratta di una lotta che si sviluppa su una forte convergenza etica, morale e politica, la cui connotazione, specificamente comunicativa, è pensata per divenire fenomeno diffuso, virale, impattante e immediato. Fondamentale, per comprendere queste dinamiche, è la stretta correlazione fra la comunicazione, il suo sviluppo mediale e l'evoluzione dell'idea di sfera pubblica1 e spazio pubblico2, che rendono sempre più labile il confine fra impegno online e impegno offline nelle diverse pratiche di cittadinanza e partecipazione. In questo contributo si è cercato di studiare i movimenti sociali e le pratiche di attivismo civico nati a tutela dei diritti delle donne iraniane, in particolare il movimento “Donna, Vita, Libertà”, nato dopo la morte di Jina Mahsa Amini, e “My stealthy freedom”, contro il velo, hijab, obbligatorio. L’analisi di casi proposta, che guarda all’attivismo digitale per promuovere l’azione collettiva nel contesto più generale della Gender Based Violence, ha messo in evidenza come le figure pubbliche abbiano svolto e svolgano un ruolo fondamentale nell’incoraggiare le persone a prendere posizione contro situazioni ritenute ingiuste, lasciando intravedere alcune caratteristiche riferibili al fenomeno dell’influ-attivismo.

Tutela dei diritti delle donne e ruolo dei social media. Voci dall’Iran

Polci, V.
2024-01-01

Abstract

I social media possono rappresentare un’importante forza di opposizione a quei valori culturali tradizionali e a quella rappresentazione della donna nei media di massa, spesso basata su preconcetti e pregiudizi legati a modelli e ruoli della condizione femminile, che hanno permesso e permettono ancora il radicarsi e l’esistenza stessa delle diverse forme di violenza contro la donna (domestica, emotiva-psicologica, sessuale, economica, socio-culturale). Il contrasto alla violenza di genere e la tutela dei diritti delle donne sono tra le azioni su cui si sta concentrando l’attenzione della social-mobile network society. Si tratta di una lotta che si sviluppa su una forte convergenza etica, morale e politica, la cui connotazione, specificamente comunicativa, è pensata per divenire fenomeno diffuso, virale, impattante e immediato. Fondamentale, per comprendere queste dinamiche, è la stretta correlazione fra la comunicazione, il suo sviluppo mediale e l'evoluzione dell'idea di sfera pubblica1 e spazio pubblico2, che rendono sempre più labile il confine fra impegno online e impegno offline nelle diverse pratiche di cittadinanza e partecipazione. In questo contributo si è cercato di studiare i movimenti sociali e le pratiche di attivismo civico nati a tutela dei diritti delle donne iraniane, in particolare il movimento “Donna, Vita, Libertà”, nato dopo la morte di Jina Mahsa Amini, e “My stealthy freedom”, contro il velo, hijab, obbligatorio. L’analisi di casi proposta, che guarda all’attivismo digitale per promuovere l’azione collettiva nel contesto più generale della Gender Based Violence, ha messo in evidenza come le figure pubbliche abbiano svolto e svolgano un ruolo fondamentale nell’incoraggiare le persone a prendere posizione contro situazioni ritenute ingiuste, lasciando intravedere alcune caratteristiche riferibili al fenomeno dell’influ-attivismo.
2024
9791223501726
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