Online hate speech: it and juridical contrast of a growing phenomenon

Although hate and its expressions have accompanied human history since the most remote times, the peculiarities of the Internet seem to have introduced some characteristics of temporal and spatial amplification, since the virtual context represents a fertile ground for the spread of fake news and of hate speech which can pollute communication sources by consolidating stereotypes and prejudices, making it increasingly difficult to find correct and objective information. In this work, first of all, starting from the main international, European and Italian regulatory documents, an attempt will be made to offer a univocal definition of hate speech by representing it as a macro-container capable of grouping together a variety of aggressive, denigratory and discriminatory utterances, underlining a definitional difficulty aggravated by the different sensitivity of the national legal systems on the subject, in the common need to legally manage the relationship between freedom of expression and other constitutionally protected and possibly conflicting rights. Subsequently, the role of information technologies, in particular the Internet, will be outlined in the configuration and development of this phenomenon, due to the viral diffusion force of the Network, due to the impossibility of carrying out an effective verification of the sources and effective control on the dissemination of news, problems which are joined by anonymity and the possibility of outlining false virtual identities. On the other hand, technology can, at the same time, make a useful contribution to the protection of fundamental human rights, as in the case of the use of automatic moderation systems capable of quickly verifying large amounts of data that would otherwise be difficult to manage. A further critical question will be represented by the prospect of a regulation of the online debate carried out by public authorities, a highly controversial topic in principle and, even more so, on the Web, as a context characterized by a peculiar libertarian code. In analyzing this last point, it can be noted that the European Community is moving in the direction of greater accountability of ISPs, partially aggravating their obligations to monitor information transmitted or stored on behalf of users. The circumstance that multiple reports and requests for the removal of hateful posts come from the same Network brings out the need to rethink the sanctioning possibilities, to introduce civil and administrative measures aimed at enhancing positive interventions, supporting victims and of counterspeech as well as, above all, the promotion of a digital civic education and training courses favoring democratic processes and the opening of public debate, in a path traced by many institutions and bodies.

Sebbene l'odio e le sue espressioni abbiano accompagnato la storia dell'umanità sin dai tempi più remoti, le peculiarità di Internet hanno introdotto alcune caratteristiche di amplificazione temporale e spaziale del fenomeno, poiché il contesto virtuale rappresenta un terreno fertile per la diffusione di fake news e di discorsi di incitamento all'odio che possono inquinare le fonti di comunicazione, consolidando stereotipi e pregiudizi, rendendo sempre più difficile trovare informazioni corrette e obiettive. In questo saggio, in primo luogo, partendo dai principali documenti normativi internazionali, europei e italiani, si cercherà di offrire una definizione univoca dell’incitamento all'odio, rappresentandolo come un macro-contenitore in grado di raggruppare una varietà di espressioni aggressive, denigratorie e discriminatorie, sottolineando una difficoltà definitoria aggravata dalla diversa sensibilità dei sistemi giuridici nazionali in materia, nella comune esigenza di disciplinare giuridicamente il rapporto tra libertà di espressione e altri diritti costituzionalmente tutelati e potenzialmente contrastanti. Successivamente, verrà delineato il ruolo delle tecnologie dell'informazione, in particolare di Internet, nella configurazione e nello sviluppo dell’hate speech, a causa della diffusione virale delle notizie in Rete, dell'impossibilità di effettuare un'efficace verifica delle fonti, criticità alle quali si aggiungono l'anonimato e la possibilità di delineare false identità virtuali. D'altro canto, la tecnologia può, allo stesso tempo, dare un utile contributo alla tutela dei diritti fondamentali, come nel caso dell'utilizzo di sistemi di moderazione automatica in grado di verificare rapidamente grandi quantità di dati che sarebbero altrimenti difficili da gestire. Un'ulteriore questione critica è rappresentata dalla prospettiva di una regolamentazione del dibattito online da parte delle autorità pubbliche, un tema altamente controverso e, ancor più, sul web, in quanto contesto caratterizzato da un peculiare codice di libertà. Nell'analizzare quest'ultimo punto, si rileva la direzione seguita dalla Comunità europea verso una maggiore responsabilizzazione degli ISP, aggravandone, in parte, gli obblighi di controllo delle informazioni trasmesse o memorizzate per conto degli utenti. La circostanza, poi, che le segnalazioni e le richieste di rimozione di post offensivi provengano dalla stessa Rete evidenzia la necessità di ripensare le possibilità sanzionatorie, di introdurre misure civili e amministrative volte a potenziare gli interventi positivi, a sostenere le vittime e la controinformazione, nonché, in un percorso già tracciato da diverse istituzioni e organismi, di promuovere un'educazione civica digitale che favorisca il dibattito pubblico e i processi democratici.