Per ricostruire la biografia delle filmine educative è necessario ricorrere alla genealogia, una scienza che ricostruisce i legami di parentela. Solo in questo modo sarà possibile stabilire i rapporti di familiarità con sussidi didattici analoghi che le hanno precedute nel tempo, come i vetrini da proiezione, o che le hanno seguite, come le diapositive, o che avevano un rapporto di parentela molto stretto, come i film educativi. Questa evoluzione nel tempo delle filmine testimonia della loro lunga durata nella scuola italiana e della capacità di trasformarsi secondando i progressi tecnici. Fuor di metafora, le filmine educative aprono possibilità di indagine plurime, che vanno dalle riflessioni di pedagogisti (Volpicelli, Flores d’Arcais, Laporta, Branca) alle disposizioni ministeriali (la nascita nel 1956 del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi), dall’impegno delle case produttrici secondo meccanismi di spartizione del mercato similari a quelle che interessarono l’editoria scolastica, compresa la ricerca di contatti con i gangli ministeriali, alla nascita di riviste specializzate pubblicate da produttori interessati a sfruttare i periodici come spazio per attività promozionali. Il periodo preso a riferimento è quello degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando l’interessamento ministeriale, gli investimenti delle ditte e gli studi in ambito pedagogico raggiunsero il loro acme: sembrò allora che le immagini su pellicola fossero destinate a diventare un sussidio imprescindibile. Un ruolo di primo piano fu inoltre ricoperto dal già citato Floris d’Arcais, ordinario di pedagogia presso l’Ateneo di Padova, che nel 1957 fondò il Centro interuniversitario di filmologia, che vide consorziati gli istituti di Pedagogia e Psicologia di Trieste e Bologna e quello di Padova. Una scelta in aperta polemica con Branca, il principale teorico della cinedidattica e direttore del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi, dal quale erano state escluse proprie le università. Come in ogni famiglia, le divergenze furono molte, così come le spaccature. Non si può infine ricostruire la biografia delle filmine educative senza fare gli opportuni riferimenti agli apparecchi destinati ai diversi tipi di proiezione. Era, questo, un altro mercato molto ambito dalle ditte produttrici, peraltro regolamentato dallo Stato dal momento che il reparto tecnico della Cineteca scolastica aveva il compito di collaudare e approvare i proiettori cinematografici a 16 mm e gli apparecchi per immagini fisse; era infatti vietato l’acquisto da parte delle scuole di ogni attrezzatura esclusa dall’elenco approntato annualmente dalla commissione tecnica. Un meccanismo non esente da critiche e da manovre a volte opache da parte delle ditte produttrici.

Storia di un sussidio didattico dalle molte vite: le filmine educative

Targhetta, Fabio
2024-01-01

Abstract

Per ricostruire la biografia delle filmine educative è necessario ricorrere alla genealogia, una scienza che ricostruisce i legami di parentela. Solo in questo modo sarà possibile stabilire i rapporti di familiarità con sussidi didattici analoghi che le hanno precedute nel tempo, come i vetrini da proiezione, o che le hanno seguite, come le diapositive, o che avevano un rapporto di parentela molto stretto, come i film educativi. Questa evoluzione nel tempo delle filmine testimonia della loro lunga durata nella scuola italiana e della capacità di trasformarsi secondando i progressi tecnici. Fuor di metafora, le filmine educative aprono possibilità di indagine plurime, che vanno dalle riflessioni di pedagogisti (Volpicelli, Flores d’Arcais, Laporta, Branca) alle disposizioni ministeriali (la nascita nel 1956 del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi), dall’impegno delle case produttrici secondo meccanismi di spartizione del mercato similari a quelle che interessarono l’editoria scolastica, compresa la ricerca di contatti con i gangli ministeriali, alla nascita di riviste specializzate pubblicate da produttori interessati a sfruttare i periodici come spazio per attività promozionali. Il periodo preso a riferimento è quello degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando l’interessamento ministeriale, gli investimenti delle ditte e gli studi in ambito pedagogico raggiunsero il loro acme: sembrò allora che le immagini su pellicola fossero destinate a diventare un sussidio imprescindibile. Un ruolo di primo piano fu inoltre ricoperto dal già citato Floris d’Arcais, ordinario di pedagogia presso l’Ateneo di Padova, che nel 1957 fondò il Centro interuniversitario di filmologia, che vide consorziati gli istituti di Pedagogia e Psicologia di Trieste e Bologna e quello di Padova. Una scelta in aperta polemica con Branca, il principale teorico della cinedidattica e direttore del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi, dal quale erano state escluse proprie le università. Come in ogni famiglia, le divergenze furono molte, così come le spaccature. Non si può infine ricostruire la biografia delle filmine educative senza fare gli opportuni riferimenti agli apparecchi destinati ai diversi tipi di proiezione. Era, questo, un altro mercato molto ambito dalle ditte produttrici, peraltro regolamentato dallo Stato dal momento che il reparto tecnico della Cineteca scolastica aveva il compito di collaudare e approvare i proiettori cinematografici a 16 mm e gli apparecchi per immagini fisse; era infatti vietato l’acquisto da parte delle scuole di ogni attrezzatura esclusa dall’elenco approntato annualmente dalla commissione tecnica. Un meccanismo non esente da critiche e da manovre a volte opache da parte delle ditte produttrici.
2024
9788409658985
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Targhetta_sussidio-didattico-filmine_2024.pdf

accesso aperto

Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Tutti i diritti riservati
Dimensione 527.58 kB
Formato Adobe PDF
527.58 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/344970
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact