Il presente lavoro di tesi è composto da quattro sezioni. Nella prima (Premessa) vengono illustrate alcune prospettive metodologiche seguite nel corso della ricerca (§ 0.) e successivamente discusse questioni di carattere teorico che anticipano tematiche poi ulteriormente approfondite nei capitoli successivi (§ 1.). Oltre a disamine di carattere linguistico, in questa prima parte viene tracciato un profilo teorico sui rapporti che l’allegoria intrattiene con altre componenti del linguaggio figurato (metafore, similitudini, simboli, etc.) e chiarita la differenza che intercorre tra allegorismo poetico e teologico. La seconda sezione della tesi (Parte I – Verso Dante) apre più propriamente alla ricostruzione storico-critica delle dinamiche da cui sono scaturite le varie tipologie di allegoria che troveranno risonanza anche in Dante. Evitando un approccio monodimensionale unicamente focalizzato sul poeta fiorentino, ci si è impegnati a configurare un orizzonte geograficamente e cronologicamente così esteso da poter inglobare in esso i prodomi del pensiero dantesco sull’allegoria. La convinzione di chi scrive è infatti quella che uno studio serio che ha in Dante il suo centro propulsore non possa tralasciare ciò che gli orbita attorno, né tantomeno le esperienze pregresse di quei pensatori che a loro modo hanno preparato, e in alcuni casi anticipato, l’unicum dantesco. In questa macro-sezione viene prima di tutto riabilitata l’ermeneutica allegorica (§ 2.) come atto di risemantizzazione di sistemi culturali non più centrati rispetto a determinati paradigmi storicamente dominanti (l’inclusione del sapere pagano in quello cristiano) e successivamente valorizzate le proprietà difensive dell’allegoresi rispetto a casi di preannunciata inconciliabilità dottrinale (dalla riqualifica dei poemi omerici alle apparenti contraddittorietà dei testi sacri fino alla presunta eterodossia dantesca). Ampio spazio è riservato alla formazione della struttura tetrapartita dell’allegoria in factis (§ 3.). Individuata una figura di riferimento per ognuno dei quattro livelli interni dell’allegoria biblica – Ugo e Riccardo di San Vittore per la lettera, Paolo per la tipologia, Gregorio Magno per la tropologia e Agostino come propugnatore di un escatologismo figurato – si è progressivamente allargato il discorso dalle innovazioni che i vari teologi considerati hanno apportato al canone dell’allegorismo sacro a un piano olistico che restituisca la complessità della compagine sovratestuale mistica. Il rapporto tra figura e figuratum nell’ambito della scientia sacra pertiene tuttavia maggiormente a Tommaso, da cui Dante trasse gran parte delle coordinate dell’allegorismo biblico e soprattutto dell’anagogia (§ 4.). Ciò che viene privilegiato della teologia tomista non è solo la proiezione dei plures sensus dall’una littera sacra ma anche la conversione della polisemia divina mediante un comune repertorio metaforico. Quest’ultimo è inoltre pertinente a introdurre un secondo tipo di allegoria, quella in verbis, che idealmente chiude la sezione di avvicinamento a Dante. Riconoscendo anche alla poesia un ruolo didascalico – lungo un percorso di approssimazione alla Commedia si propone la codifica di una poesia scientifica con Alano di Lilla e il sorgere di una nuova sintassi allegorica con le rivoluzioni ipostatizzanti di Prudenzio e del Roman de la Rose – si è avuto modo di riflettere sulle strutture testuali (integumenta) che hanno permesso a racconti di finzione di trasmettere insegnamenti morali e filosofici (§ 5.). Nella seconda macro-sezione della tesi (Parte II – Dante) l’allegorismo dantesco viene indagato, senza tralasciare l’orizzonte culturale entro cui si è sviluppato (§ 6.), a partire dalla svolta crociana, evento che di fatto apre, in Italia come all’estero, le discussioni contemporanee sul tema. Degli apporti di Croce si evidenzia sia l’impianto teorico generato che le controreazioni di quei dantisti che hanno denunciato un eccessivo distacco dall’originaria mentalità medievale, sacrificata rispetto a sistemi concettuali poco adatti a cogliere l’autenticità della poetica dantesca (§ 7.). In aderenza con quest’ultima necessità si apre una lunga riflessione sull’attinenza o meno dell’allegoria teologica in Dante (§ 8.). Viene qui vagliata la possibilità di considerare la Commedia un’opera di fictio poetica rispondente però a un’intenzionalità espressiva di matrice sacra coerente soprattutto con le sollecitazioni di Singleton sulla semantica divina del poema e con le definizioni di Hollander di un profilo teologale del Dante auctor, del suo figuralismo verbale e dall’incidenza soteriologica delle sue terzine. In questo modo si è verificata l’attendibilità dell’ipotesi che porta a considerare le cantiche dantesche atte a esercitare una funzione didascalica sui lettori, educandoli al volere di Dio, grazie anche alla conformazione polisemica del poema, il cui piano letterale eccede le sole istanze allegorico-tropologiche proponendo al contempo contenuti di valenza anagogica. Pertinente in tal senso è stata anche la verifica dell’impiego nella Commedia di alcune tecniche di scrittura sacra che, in un autore proclamatosi scriba dei, determinano un innalzamento del valore del messaggio comunicato. Per giudicare al meglio la portata di questo rinnovamento di senso è stato tra l’altro utile un confronto tra la diversa morfologia allegorica del Convivio e quella della Commedia. Se autorevole è la corrente degli apologeti del sovrasenso biblico del poema, non meno significativa è quella contraria dei difensori dell’allegorismo poetico (§ 8.2.). Accomunati dall’idea che a un testo di finzione siano interdette le verità ultime, questi studiosi, forti anche dei caratteri della forma tractandi della Commedia, propongono modi alternativi di lettura dei versi danteschi, alcuni dei quali, come il consiglio di «deteologizzare» l’esperienza ultramondana del viator, sono stati esaminati in questo lavoro. A latere del discorso allegorico, ma non del tutto avulso da esso, è il processo figurale, applicato alla Commedia soprattutto sotto la spinta di Auerbach, che qui è trattato, al pari di sviluppi di ordine tipologico, come meccanismo integrato in dinamiche testuali di prefigurazione e inveramento cristologiche e poetiche (§. 9). L’ultimo capitolo della tesi avanza infine una proposta di lettura allegorica della Commedia con cui si cerca di modulare l’approccio al testo del poema non più secondo un’inclinazione disgiuntiva ma privilegiando al contrario una visione inclusiva. Ritenendo il lavoro dantesco pluriallegorico si è, cioè, tentata un’esegesi che, esplicitando la logica di pianificazione e funzionamento interno della narrazione poematica, riesca a incorporare, e non a estromettere vicendevolmente, l’allegoria in verbis con quella in factis (§ 10.). L’elaborato si chiude infine con due appendici. Nel primo si passano in rassegna alcune delle più rilevanti esperienze concettuali della tradizione greca dell’allegorismo – la Scuola di Alessandria con Clemente e Origene e la Scuola di Antiochia – che se non ebbero un’ascendenza diretta sulla formazione di Dante incisero per certo su quei pensatori cristiani da cui l’Alighieri attinse immagini e moduli dottrinari. Il secondo capitolo d’appendice presenta struttura e funzioni del Database Allegorico Dantesco, un nuovo repository digitale di testi sulle allegorie e l’allegorismo della Commedia sviluppato come prodotto coerente con l’offerta formativa del corso di Dottorato in Umanesimo e Tecnologie dell’Università di Macerata.

This dissertation consists of four sections. In the first (Premessa) some methodological perspectives followed during this work are outlined (§ 0.) and then theoretical contents are discussed that anticipate issues later further explored in the following chapters (§ 1.). In addition to linguistic disaminations, this first part provides a theoretical outline of the relations that allegory has with other components of figurative language (metaphors, similes, symbols, etc.) and clarifies the difference between poetic and theological allegorism. The second section of the dissertation (Parte I – Verso Dante) opens more properly to the historical-critical reconstruction of the dynamics from which the various types of allegory that will also find resonance in Dante arose. Avoiding a one-dimensional approach solely focused on the Florentine poet, an extended geographical and chronological horizon was configured in which to incorporate the prodomes of Dante’s thought on allegory. Indeed, a serious study that has in Dante its thematic center cannot leave out what orbits around him or the experiences of those thinkers who in their own way prepared, and in some cases anticipated, Dante’s unicum. In this macro-section, allegorical hermeneutics is first rehabilitated (§ 2.) as a re-semantization of cultural systems no longer centered on certain historically dominant paradigms (the inclusion of pagan culture in Christian knowledge) and then the defensive properties of allegory are emphasized with respect to instances of doctrinal irreconcilability (from the reworking of Homeric poems to the apparent contradictions of sacred texts to Dante's alleged heterodoxy). Deep attention is paid to the formation of the tetrapartite structure of allegory in factis (§ 3.). Having identified a figure of reference for each of the four internal levels of biblical allegory – Hugh and Richard of St. Victor for the letter, Paul for typology, Gregory the Great for tropology, and Augustine as a proponent of a figurative eschatologism – the study gradually extended from the innovations that the various theologians considered made to the canon of sacred allegory to a holistic horizon depicting the complexity of the mystical picture. However, the relationship between figura and figuratum into the scientia sacra pertains more to Thomas Aquinas, from whom Dante drew much of the coordinates of biblical allegorism and especially anagogy (§ 4.). What has been considered of Thomist theology is not only the shift from littera sacra to plures sensus, but also the conversion of divine polysemy through a human metaphorical repertoire. The latter is also useful in introducing a second type of allegory, that in verbis, which ideally closes the section approaching to Dante. Recognizing also the didactic role of poetry, space was given to the codification of a scientific poem with Alain de Lille and the emergence of a new allegorical syntax with the hypostatizing revolutions of Prudentius and the Roman de la Rose. It was thus possible to reflect on the textual structures (integumenta) that allowed fictional narratives to convey moral and philosophical teachings (§ 5.). The second macro-section of the thesis (Parte II – Dante) investigates Dante’s allegorism, without neglecting the cultural horizon within which it developed (§ 6.). It started with Benedetto Croce, with whom contemporary discussions on allegory opened, in Italy as well as abroad. Of Croce’s contributions, the theoretical framework and the counter-reactions of those dantisti who denounced an excessive departure from the original medieval and Dantean mentality were highlighted (§ 7.). From here opens a long reflection on the relevance of theological allegory in Dante (§ 8.). Is then examined the possibility of considering the Commedia as a work of poetic fictio responding, however, to an expressive intentionality of sacred origin consistent especially with Singleton’s proposals on the divine semantics of the poem and Hollander’s definitions of a theological profile of the Dante auctor, of his verbal figuralism and by the soteriological incidence of his tercets. In this way is verified the reliability of the hypothesis that Dante’s canticles as capable of exercising a didactic function on readers, educating them to God’s will, thanks also to the polysemous conformation of the poem, whose literal plan exceeds the allegorical-tropological instances proposing content of anagogical value. Relevant in this sense was also the verification of the use in the Commedia of certain techniques of sacred writing, which, in an author proclaimed to be a scriba dei, determine an elevation of the value of the message communicated. To best judge the extent of this renewal of meaning, a comparison between the different allegorical morphology of the Convivio and that of the Commedia was, among other things, useful. If the apologists of the poem’s biblical supersense is authoritative, no less significant is the opposing group of defenders of poetic allegorism (§ 8.2.). United by the idea that a fictional text is interdicted from ultimate truths, these scholars, strengthened also by the characteristics of the Commedia’s forma tractandi, propose alternative ways of reading Dante’s verses, some of which, such as the advice to «deteologizzare» the viator’s otherworldly experience, have been examined in this thesis. On the sidelines of the allegorical discourse, but not entirely disconnected from it, is the figural process, applied to the Commedia especially under Auerbach’s contribution, which is treated here, on a par with developments of typological order, as a mechanism integrated into textual dynamics of Christological and poetic prefiguration and completion (§ 9). Finally, the last chapter proposes a perspective of allegorical reading of the Commedia no longer according to a disjunctive inclination but, on the contrary, through an inclusive vision. Therefore, by considering Dante’s text in a pluriallegorical way, an exegesis has been attempted that, by explicating the inner workings logic of its narrative, succeeds in incorporating allegory in verbis with allegory in factis (§ 10.). The thesis closes with two appendices. The first reviews some of the most relevant conceptual experiences of the Greek tradition of allegorism – the School of Alexandria with Clement and Origen and the School of Antioch – which, if they did not have a direct ascendancy on Dante’s formation, certainly affected those Christian thinkers from whom Alighieri drew images and doctrinal modules. The second appendix chapter presents the structure and functions of the Database Allegorico Dantesco, a new digital repository of texts on the allegories and allegorism of the Commedia developed as a part of the Doctoral course in Umanesimo e Tecnologie at the University of Macerata.

«Sotto ’l velame de li versi strani». Allegoria e allegorismo nella Commedia e nell’esegesi medievale. Studio critico e impostazione del Database Allegorico Dantesco (DAD) / Maselli, M.. - ELETTRONICO. - (2024).

«Sotto ’l velame de li versi strani». Allegoria e allegorismo nella Commedia e nell’esegesi medievale. Studio critico e impostazione del Database Allegorico Dantesco (DAD).

M. MASELLI
2024-01-01

Abstract

This dissertation consists of four sections. In the first (Premessa) some methodological perspectives followed during this work are outlined (§ 0.) and then theoretical contents are discussed that anticipate issues later further explored in the following chapters (§ 1.). In addition to linguistic disaminations, this first part provides a theoretical outline of the relations that allegory has with other components of figurative language (metaphors, similes, symbols, etc.) and clarifies the difference between poetic and theological allegorism. The second section of the dissertation (Parte I – Verso Dante) opens more properly to the historical-critical reconstruction of the dynamics from which the various types of allegory that will also find resonance in Dante arose. Avoiding a one-dimensional approach solely focused on the Florentine poet, an extended geographical and chronological horizon was configured in which to incorporate the prodomes of Dante’s thought on allegory. Indeed, a serious study that has in Dante its thematic center cannot leave out what orbits around him or the experiences of those thinkers who in their own way prepared, and in some cases anticipated, Dante’s unicum. In this macro-section, allegorical hermeneutics is first rehabilitated (§ 2.) as a re-semantization of cultural systems no longer centered on certain historically dominant paradigms (the inclusion of pagan culture in Christian knowledge) and then the defensive properties of allegory are emphasized with respect to instances of doctrinal irreconcilability (from the reworking of Homeric poems to the apparent contradictions of sacred texts to Dante's alleged heterodoxy). Deep attention is paid to the formation of the tetrapartite structure of allegory in factis (§ 3.). Having identified a figure of reference for each of the four internal levels of biblical allegory – Hugh and Richard of St. Victor for the letter, Paul for typology, Gregory the Great for tropology, and Augustine as a proponent of a figurative eschatologism – the study gradually extended from the innovations that the various theologians considered made to the canon of sacred allegory to a holistic horizon depicting the complexity of the mystical picture. However, the relationship between figura and figuratum into the scientia sacra pertains more to Thomas Aquinas, from whom Dante drew much of the coordinates of biblical allegorism and especially anagogy (§ 4.). What has been considered of Thomist theology is not only the shift from littera sacra to plures sensus, but also the conversion of divine polysemy through a human metaphorical repertoire. The latter is also useful in introducing a second type of allegory, that in verbis, which ideally closes the section approaching to Dante. Recognizing also the didactic role of poetry, space was given to the codification of a scientific poem with Alain de Lille and the emergence of a new allegorical syntax with the hypostatizing revolutions of Prudentius and the Roman de la Rose. It was thus possible to reflect on the textual structures (integumenta) that allowed fictional narratives to convey moral and philosophical teachings (§ 5.). The second macro-section of the thesis (Parte II – Dante) investigates Dante’s allegorism, without neglecting the cultural horizon within which it developed (§ 6.). It started with Benedetto Croce, with whom contemporary discussions on allegory opened, in Italy as well as abroad. Of Croce’s contributions, the theoretical framework and the counter-reactions of those dantisti who denounced an excessive departure from the original medieval and Dantean mentality were highlighted (§ 7.). From here opens a long reflection on the relevance of theological allegory in Dante (§ 8.). Is then examined the possibility of considering the Commedia as a work of poetic fictio responding, however, to an expressive intentionality of sacred origin consistent especially with Singleton’s proposals on the divine semantics of the poem and Hollander’s definitions of a theological profile of the Dante auctor, of his verbal figuralism and by the soteriological incidence of his tercets. In this way is verified the reliability of the hypothesis that Dante’s canticles as capable of exercising a didactic function on readers, educating them to God’s will, thanks also to the polysemous conformation of the poem, whose literal plan exceeds the allegorical-tropological instances proposing content of anagogical value. Relevant in this sense was also the verification of the use in the Commedia of certain techniques of sacred writing, which, in an author proclaimed to be a scriba dei, determine an elevation of the value of the message communicated. To best judge the extent of this renewal of meaning, a comparison between the different allegorical morphology of the Convivio and that of the Commedia was, among other things, useful. If the apologists of the poem’s biblical supersense is authoritative, no less significant is the opposing group of defenders of poetic allegorism (§ 8.2.). United by the idea that a fictional text is interdicted from ultimate truths, these scholars, strengthened also by the characteristics of the Commedia’s forma tractandi, propose alternative ways of reading Dante’s verses, some of which, such as the advice to «deteologizzare» the viator’s otherworldly experience, have been examined in this thesis. On the sidelines of the allegorical discourse, but not entirely disconnected from it, is the figural process, applied to the Commedia especially under Auerbach’s contribution, which is treated here, on a par with developments of typological order, as a mechanism integrated into textual dynamics of Christological and poetic prefiguration and completion (§ 9). Finally, the last chapter proposes a perspective of allegorical reading of the Commedia no longer according to a disjunctive inclination but, on the contrary, through an inclusive vision. Therefore, by considering Dante’s text in a pluriallegorical way, an exegesis has been attempted that, by explicating the inner workings logic of its narrative, succeeds in incorporating allegory in verbis with allegory in factis (§ 10.). The thesis closes with two appendices. The first reviews some of the most relevant conceptual experiences of the Greek tradition of allegorism – the School of Alexandria with Clement and Origen and the School of Antioch – which, if they did not have a direct ascendancy on Dante’s formation, certainly affected those Christian thinkers from whom Alighieri drew images and doctrinal modules. The second appendix chapter presents the structure and functions of the Database Allegorico Dantesco, a new digital repository of texts on the allegories and allegorism of the Commedia developed as a part of the Doctoral course in Umanesimo e Tecnologie at the University of Macerata.
2024
36
UMANESIMO E TECNOLOGIE
Il presente lavoro di tesi è composto da quattro sezioni. Nella prima (Premessa) vengono illustrate alcune prospettive metodologiche seguite nel corso della ricerca (§ 0.) e successivamente discusse questioni di carattere teorico che anticipano tematiche poi ulteriormente approfondite nei capitoli successivi (§ 1.). Oltre a disamine di carattere linguistico, in questa prima parte viene tracciato un profilo teorico sui rapporti che l’allegoria intrattiene con altre componenti del linguaggio figurato (metafore, similitudini, simboli, etc.) e chiarita la differenza che intercorre tra allegorismo poetico e teologico. La seconda sezione della tesi (Parte I – Verso Dante) apre più propriamente alla ricostruzione storico-critica delle dinamiche da cui sono scaturite le varie tipologie di allegoria che troveranno risonanza anche in Dante. Evitando un approccio monodimensionale unicamente focalizzato sul poeta fiorentino, ci si è impegnati a configurare un orizzonte geograficamente e cronologicamente così esteso da poter inglobare in esso i prodomi del pensiero dantesco sull’allegoria. La convinzione di chi scrive è infatti quella che uno studio serio che ha in Dante il suo centro propulsore non possa tralasciare ciò che gli orbita attorno, né tantomeno le esperienze pregresse di quei pensatori che a loro modo hanno preparato, e in alcuni casi anticipato, l’unicum dantesco. In questa macro-sezione viene prima di tutto riabilitata l’ermeneutica allegorica (§ 2.) come atto di risemantizzazione di sistemi culturali non più centrati rispetto a determinati paradigmi storicamente dominanti (l’inclusione del sapere pagano in quello cristiano) e successivamente valorizzate le proprietà difensive dell’allegoresi rispetto a casi di preannunciata inconciliabilità dottrinale (dalla riqualifica dei poemi omerici alle apparenti contraddittorietà dei testi sacri fino alla presunta eterodossia dantesca). Ampio spazio è riservato alla formazione della struttura tetrapartita dell’allegoria in factis (§ 3.). Individuata una figura di riferimento per ognuno dei quattro livelli interni dell’allegoria biblica – Ugo e Riccardo di San Vittore per la lettera, Paolo per la tipologia, Gregorio Magno per la tropologia e Agostino come propugnatore di un escatologismo figurato – si è progressivamente allargato il discorso dalle innovazioni che i vari teologi considerati hanno apportato al canone dell’allegorismo sacro a un piano olistico che restituisca la complessità della compagine sovratestuale mistica. Il rapporto tra figura e figuratum nell’ambito della scientia sacra pertiene tuttavia maggiormente a Tommaso, da cui Dante trasse gran parte delle coordinate dell’allegorismo biblico e soprattutto dell’anagogia (§ 4.). Ciò che viene privilegiato della teologia tomista non è solo la proiezione dei plures sensus dall’una littera sacra ma anche la conversione della polisemia divina mediante un comune repertorio metaforico. Quest’ultimo è inoltre pertinente a introdurre un secondo tipo di allegoria, quella in verbis, che idealmente chiude la sezione di avvicinamento a Dante. Riconoscendo anche alla poesia un ruolo didascalico – lungo un percorso di approssimazione alla Commedia si propone la codifica di una poesia scientifica con Alano di Lilla e il sorgere di una nuova sintassi allegorica con le rivoluzioni ipostatizzanti di Prudenzio e del Roman de la Rose – si è avuto modo di riflettere sulle strutture testuali (integumenta) che hanno permesso a racconti di finzione di trasmettere insegnamenti morali e filosofici (§ 5.). Nella seconda macro-sezione della tesi (Parte II – Dante) l’allegorismo dantesco viene indagato, senza tralasciare l’orizzonte culturale entro cui si è sviluppato (§ 6.), a partire dalla svolta crociana, evento che di fatto apre, in Italia come all’estero, le discussioni contemporanee sul tema. Degli apporti di Croce si evidenzia sia l’impianto teorico generato che le controreazioni di quei dantisti che hanno denunciato un eccessivo distacco dall’originaria mentalità medievale, sacrificata rispetto a sistemi concettuali poco adatti a cogliere l’autenticità della poetica dantesca (§ 7.). In aderenza con quest’ultima necessità si apre una lunga riflessione sull’attinenza o meno dell’allegoria teologica in Dante (§ 8.). Viene qui vagliata la possibilità di considerare la Commedia un’opera di fictio poetica rispondente però a un’intenzionalità espressiva di matrice sacra coerente soprattutto con le sollecitazioni di Singleton sulla semantica divina del poema e con le definizioni di Hollander di un profilo teologale del Dante auctor, del suo figuralismo verbale e dall’incidenza soteriologica delle sue terzine. In questo modo si è verificata l’attendibilità dell’ipotesi che porta a considerare le cantiche dantesche atte a esercitare una funzione didascalica sui lettori, educandoli al volere di Dio, grazie anche alla conformazione polisemica del poema, il cui piano letterale eccede le sole istanze allegorico-tropologiche proponendo al contempo contenuti di valenza anagogica. Pertinente in tal senso è stata anche la verifica dell’impiego nella Commedia di alcune tecniche di scrittura sacra che, in un autore proclamatosi scriba dei, determinano un innalzamento del valore del messaggio comunicato. Per giudicare al meglio la portata di questo rinnovamento di senso è stato tra l’altro utile un confronto tra la diversa morfologia allegorica del Convivio e quella della Commedia. Se autorevole è la corrente degli apologeti del sovrasenso biblico del poema, non meno significativa è quella contraria dei difensori dell’allegorismo poetico (§ 8.2.). Accomunati dall’idea che a un testo di finzione siano interdette le verità ultime, questi studiosi, forti anche dei caratteri della forma tractandi della Commedia, propongono modi alternativi di lettura dei versi danteschi, alcuni dei quali, come il consiglio di «deteologizzare» l’esperienza ultramondana del viator, sono stati esaminati in questo lavoro. A latere del discorso allegorico, ma non del tutto avulso da esso, è il processo figurale, applicato alla Commedia soprattutto sotto la spinta di Auerbach, che qui è trattato, al pari di sviluppi di ordine tipologico, come meccanismo integrato in dinamiche testuali di prefigurazione e inveramento cristologiche e poetiche (§. 9). L’ultimo capitolo della tesi avanza infine una proposta di lettura allegorica della Commedia con cui si cerca di modulare l’approccio al testo del poema non più secondo un’inclinazione disgiuntiva ma privilegiando al contrario una visione inclusiva. Ritenendo il lavoro dantesco pluriallegorico si è, cioè, tentata un’esegesi che, esplicitando la logica di pianificazione e funzionamento interno della narrazione poematica, riesca a incorporare, e non a estromettere vicendevolmente, l’allegoria in verbis con quella in factis (§ 10.). L’elaborato si chiude infine con due appendici. Nel primo si passano in rassegna alcune delle più rilevanti esperienze concettuali della tradizione greca dell’allegorismo – la Scuola di Alessandria con Clemente e Origene e la Scuola di Antiochia – che se non ebbero un’ascendenza diretta sulla formazione di Dante incisero per certo su quei pensatori cristiani da cui l’Alighieri attinse immagini e moduli dottrinari. Il secondo capitolo d’appendice presenta struttura e funzioni del Database Allegorico Dantesco, un nuovo repository digitale di testi sulle allegorie e l’allegorismo della Commedia sviluppato come prodotto coerente con l’offerta formativa del corso di Dottorato in Umanesimo e Tecnologie dell’Università di Macerata.
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Descrizione: «Sotto ’l velame de li versi strani». Allegoria e allegorismo nella Commedia e nell’esegesi medievale. Studio critico e impostazione del Database Allegorico Dantesco (DAD).
Tipologia: Tesi di dottorato
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