Le informazioni in nostro possesso sullo stato delle città e delle campagne all’indomani della guerra gotica evidenziano un quadro di diffusa resilienza, latamente intesa, delle strutture del paesaggio antico, sia pure entro una cornice di cambiamenti epocali. Tale immagine scaturisce sia dai dati archeologici, sia dalla testimonianza delle fonti scritte, incluse le fonti itinerarie tarde, che in linea generale richiamano il quadro poleografico di età imperiale, riconfermando la vitalità degli antichi collegamenti stradali, o almeno di alcuni di essi, con alcune differenze rispetto all’Itinerarium Antonini. Indicazioni di grande interesse vengono inoltre dagli aggiornamenti tardi del c.d. Liber Regionum (seconda metà del VI – VIII sec.), rivelatore del bisogno che le nuove autorità laiche e religiose avevano di risalire alle situazioni pregresse, con particolare riguardo alle indicazioni concernenti le delimitazioni del terreno, necessarie agli agrimensori per risalire ai confini delle proprietà fondiarie. Tale bisogno spiega benissimo la trasmissione dei codici di agrimensura nell’alto medioevo, i cui contenuti rientravano nel campo di interesse degli episcopati, dei monasteri e, naturalmente, dei poteri politici e dunque dello stesso regno Longobardo. Le fonti itinerarie e gli aggiornamenti del Liber Regionum “accompagnano” la presenza longobarda dal primo stanziamento fino alla sconfitta di Desiderio. Per il resto, le fonti scritte sono sostanzialmente di scarso aiuto per tutto il VII secolo. Alcune peculiarità del quadro toponomastico, tuttavia, sembrano offrire spunti di un certo interesse per il periodo grosso modo corrispondente alla prima e seconda fase della necropoli di Castel Trosino, quando gli autorevoli quadri interpretativi proposti evidenziano una forte sinergia tra il potere imperiale e alcuni gruppi longobardi stanziatisi a SO di Ascoli. Altro tema di grande rilievo è il significato dei rapporti con l’Abbazia di Farfa, rapporto che si manifesta con tutta evidenza a metà circa dell’VIII secolo, quando il re Desiderio conferma la donazione a Farfa del monastero di S. Ippolito da parte di Abenetrada. L’episodio offre l’occasione per riesaminare alcune ipotesi formulate in merito, valutandole sia alla luce dei risultati delle ricognizioni organizzate dall’Università di Macerata nel territorio di S. Vittoria in Matenano, sia delle fonti scritte pertinenti al territorio di S. Vittoria e a un tratto di valle del fiume Chienti non lontano da Camerino.
Le Marche centrali in età longobarda: popolamento e istituzioni
Moscatelli, U.
2024-01-01
Abstract
Le informazioni in nostro possesso sullo stato delle città e delle campagne all’indomani della guerra gotica evidenziano un quadro di diffusa resilienza, latamente intesa, delle strutture del paesaggio antico, sia pure entro una cornice di cambiamenti epocali. Tale immagine scaturisce sia dai dati archeologici, sia dalla testimonianza delle fonti scritte, incluse le fonti itinerarie tarde, che in linea generale richiamano il quadro poleografico di età imperiale, riconfermando la vitalità degli antichi collegamenti stradali, o almeno di alcuni di essi, con alcune differenze rispetto all’Itinerarium Antonini. Indicazioni di grande interesse vengono inoltre dagli aggiornamenti tardi del c.d. Liber Regionum (seconda metà del VI – VIII sec.), rivelatore del bisogno che le nuove autorità laiche e religiose avevano di risalire alle situazioni pregresse, con particolare riguardo alle indicazioni concernenti le delimitazioni del terreno, necessarie agli agrimensori per risalire ai confini delle proprietà fondiarie. Tale bisogno spiega benissimo la trasmissione dei codici di agrimensura nell’alto medioevo, i cui contenuti rientravano nel campo di interesse degli episcopati, dei monasteri e, naturalmente, dei poteri politici e dunque dello stesso regno Longobardo. Le fonti itinerarie e gli aggiornamenti del Liber Regionum “accompagnano” la presenza longobarda dal primo stanziamento fino alla sconfitta di Desiderio. Per il resto, le fonti scritte sono sostanzialmente di scarso aiuto per tutto il VII secolo. Alcune peculiarità del quadro toponomastico, tuttavia, sembrano offrire spunti di un certo interesse per il periodo grosso modo corrispondente alla prima e seconda fase della necropoli di Castel Trosino, quando gli autorevoli quadri interpretativi proposti evidenziano una forte sinergia tra il potere imperiale e alcuni gruppi longobardi stanziatisi a SO di Ascoli. Altro tema di grande rilievo è il significato dei rapporti con l’Abbazia di Farfa, rapporto che si manifesta con tutta evidenza a metà circa dell’VIII secolo, quando il re Desiderio conferma la donazione a Farfa del monastero di S. Ippolito da parte di Abenetrada. L’episodio offre l’occasione per riesaminare alcune ipotesi formulate in merito, valutandole sia alla luce dei risultati delle ricognizioni organizzate dall’Università di Macerata nel territorio di S. Vittoria in Matenano, sia delle fonti scritte pertinenti al territorio di S. Vittoria e a un tratto di valle del fiume Chienti non lontano da Camerino.File | Dimensione | Formato | |
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