Teurgia significa, alla lettera, operare divino (theion ergon), dove l’aggettivo “divino” può riferirsi all’operatore umano (interpretazione porfiriana) tanto quanto a quello non-umano (interpretazione giamblichea). Più specificamente, per teurgia si intende una pratica rituale volta a stabilire un contatto con il divino. Nello sviluppo della tradizione platonica, la teurgia acquistò una crescente rilevanza come dispositivo rituale e performativo capace di conciliare le sfere altrimenti difficilmente conciliabili della materia e dell’intelletto, della molteplicità e dell’unità, del politeismo religioso e dell’assoluta trascendenza metafisica dell’Uno. Nel caso di pensatori come Porfirio, Giamblico e Proclo, potremmo parlare di un vero e proprio momento teurgico all’interno dell’evoluzione del pensiero platonico. Significativamente, questo momento teurgico può essere osservato anche nello sviluppo del pensiero ficiniano tra gli anni Ottanta e Novanta del XV secolo. Ficino divenne infatti sempre più interessato al tema della ritualità teurgica mentre lavorava alla traduzione ed esegesi di alcuni testi di Porfirio, Giamblico e Proclo. Questo saggio prende ad esame la natura del vincolo teurgico, inteso come quel particolare legame che unisce gli esseri umani in virtù di complesse pratiche rituali capaci di attivare significati simbolici e mitologici. Un tale vincolo, di carattere squisitamente culturale e sociale, affonda però le sue radici ontologiche, sia in Giamblico sia in Ficino, nella sfera dell’intelletto.
Tra cosmologia e teurgia: Marsilio Ficino e la teoria unificata dei vincoli nel De mysteriis di Giamblico
giglioni
2023-01-01
Abstract
Teurgia significa, alla lettera, operare divino (theion ergon), dove l’aggettivo “divino” può riferirsi all’operatore umano (interpretazione porfiriana) tanto quanto a quello non-umano (interpretazione giamblichea). Più specificamente, per teurgia si intende una pratica rituale volta a stabilire un contatto con il divino. Nello sviluppo della tradizione platonica, la teurgia acquistò una crescente rilevanza come dispositivo rituale e performativo capace di conciliare le sfere altrimenti difficilmente conciliabili della materia e dell’intelletto, della molteplicità e dell’unità, del politeismo religioso e dell’assoluta trascendenza metafisica dell’Uno. Nel caso di pensatori come Porfirio, Giamblico e Proclo, potremmo parlare di un vero e proprio momento teurgico all’interno dell’evoluzione del pensiero platonico. Significativamente, questo momento teurgico può essere osservato anche nello sviluppo del pensiero ficiniano tra gli anni Ottanta e Novanta del XV secolo. Ficino divenne infatti sempre più interessato al tema della ritualità teurgica mentre lavorava alla traduzione ed esegesi di alcuni testi di Porfirio, Giamblico e Proclo. Questo saggio prende ad esame la natura del vincolo teurgico, inteso come quel particolare legame che unisce gli esseri umani in virtù di complesse pratiche rituali capaci di attivare significati simbolici e mitologici. Un tale vincolo, di carattere squisitamente culturale e sociale, affonda però le sue radici ontologiche, sia in Giamblico sia in Ficino, nella sfera dell’intelletto.File | Dimensione | Formato | |
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