Nonostante numerose siano state negli anni le azioni mirate, bottom up e top down, ad affrontare la “questione ambientale” nei suoi molteplici aspetti, altrettante possono dirsi le battute di arresto - crisi dei subprime, Covid-19, situazioni di conflitto tra stati - che hanno rallentato la corsa verso un approccio sostenibile della presenza umana sulla Terra. Il presente lavoro intende compiere, in prima analisi, una disamina del concetto di rischio ambientale e delle strategie, norme e iniziative introdotte a livello nazionale e globale per una risposta efficace; tra queste, una particolare menzione viene fatta sul “problema acqua”, indicato da più parti come uno degli aspetti più marcatamente preoccupanti. L’indagine, in un secondo momento, si sofferma, quindi, sulle cosiddette sacrifice zones o sacrifice areas: attraverso una lettura comparata di situazioni su scala globale (es. Nordamerica o Sudamerica) e locale (l’Ex Sito di Interesse Nazionale del Basso Bacino del Fiume Chienti in Italia, nell’area fermano-maceratese) si presenteranno tanto i punti di contatto, quanto le profonde differenze che segnano le alterazioni ambientali e i disinvestimenti economici che sfregiano tali superfici. Risalterà come nel binomiale rapporto tra “sacrificante” e “sacrificato”, l’ambiente rivesta sempre “i panni del condannato” insieme alle fasce più deboli della popolazione o per basso reddito o per basso livello di istruzione o per l’appartenenza a una qualsivoglia minoranza, oppure per la sommatoria di uno o più di questi fattori. In questo orizzonte, pare delinearsi con maggiore chiarezza il ruolo della geografia all’interno di tali problematiche che richiedono forzatamente un approccio multidisciplinare e interdisciplinare, capace, cioè, di un’analisi attenta dei plurimi fattori concorrenti, con l’obiettivo di valorizzare e sorreggere un modello sostenibile di società. Nello specifico, l’educazione ambientale, inscindibile dalla componente geografica, è chiamata ad assolvere il proprio ruolo nell’edificazione di nuovi paradigmi atti allo sviluppo di un individuo che abbia contezza delle proprie responsabilità, dei propri compiti e delle incombenze che sottendono nuovi scenari. Tenendo conto della difficile congiuntura rappresentata dalla pandemia di sars-cov-2 che ha innegabilmente marcato la vita didattica e non solo, si sono resi ormai improrogabili ragionamenti e fattuali cambiamenti negli approcci docenti-discenti e discenti-spazi scolastici; in questa direzione, si è voluto indagare come la didattica della geografia possa, modellandosi ed adattandosi, favorire una più efficace formazione e coscienza ecologica negli individui in età evolutiva. Se da un lato l’osservazione diretta e indiretta permangono quali potenti strumenti necessari alla geografia, dall’altro i fattori d’impossibilità che, spesso, costellano il cammino scolastico, o investono tutta la società come nel caso della crisi sanitaria evidenziata nel 2020 dalla pandemia, costringono de facto alla ricerca di nuove vie da aprire. La convinzione che le geotechnologies possano rappresentare la chiave di volta non solo per accrescere l’avvicinamento e l’interesse intorno al sapere geografico, ma, anche e soprattutto, per affrontare le problematiche didattiche suddette, ha sospinto la ricerca verso l’individuazione di strumentazioni tecnologiche adeguate. La costruzione e l’utilizzo di una SandBox AR, Augmented Reality, ha così interessato la seconda parte degli studi dottorali; infatti, acquisendo lo stato dell’arte e osservando il lavoro pubblicato dalla University of California-Davis, si è optato per la realizzazione handcrafted della “scatola di sabbia”, sia nella parte hardware (box con la sabbia, fotocamera 3D - Microsoft Kinect per Xbox One - e proiettore) sia in quella software. Da approcci preliminari, tanto con i docenti quanto con i discenti, è emerso come la SandBox AR sia perfettamente in grado di stimolare un apprendimento learning-by-doing e il problem solving. Viene ad aprirsi così un vasto ventaglio di possibilità da sperimentare per coloro i quali proseguiranno il confronto con questa geotecnologia, la quale rappresenta un esempio di come si possa, attraverso nuovi percorsi didattici per la geografia, e non solo, coinvolgere attivamente la classe, facilitando i processi di inclusione e integrazione, e fungendo, inoltre, da stimolo verso una “didattica della prevenzione”: senza una formazione adeguata e una conseguente conoscenza dei rischi e delle possibilità, difficilmente si potrà costruire una società nuova, meno impattante e attenta alle necessità e problematiche ambientali.
“Il gioco scacciato dal mondo”. Aree industriali e habitat naturali: le potenzialità della geotecnologia SandBox Augmented Reality (AR) per lo studio degli impatti e per l’educazione geografica.
D. Borghi
2023-01-01
Abstract
Nonostante numerose siano state negli anni le azioni mirate, bottom up e top down, ad affrontare la “questione ambientale” nei suoi molteplici aspetti, altrettante possono dirsi le battute di arresto - crisi dei subprime, Covid-19, situazioni di conflitto tra stati - che hanno rallentato la corsa verso un approccio sostenibile della presenza umana sulla Terra. Il presente lavoro intende compiere, in prima analisi, una disamina del concetto di rischio ambientale e delle strategie, norme e iniziative introdotte a livello nazionale e globale per una risposta efficace; tra queste, una particolare menzione viene fatta sul “problema acqua”, indicato da più parti come uno degli aspetti più marcatamente preoccupanti. L’indagine, in un secondo momento, si sofferma, quindi, sulle cosiddette sacrifice zones o sacrifice areas: attraverso una lettura comparata di situazioni su scala globale (es. Nordamerica o Sudamerica) e locale (l’Ex Sito di Interesse Nazionale del Basso Bacino del Fiume Chienti in Italia, nell’area fermano-maceratese) si presenteranno tanto i punti di contatto, quanto le profonde differenze che segnano le alterazioni ambientali e i disinvestimenti economici che sfregiano tali superfici. Risalterà come nel binomiale rapporto tra “sacrificante” e “sacrificato”, l’ambiente rivesta sempre “i panni del condannato” insieme alle fasce più deboli della popolazione o per basso reddito o per basso livello di istruzione o per l’appartenenza a una qualsivoglia minoranza, oppure per la sommatoria di uno o più di questi fattori. In questo orizzonte, pare delinearsi con maggiore chiarezza il ruolo della geografia all’interno di tali problematiche che richiedono forzatamente un approccio multidisciplinare e interdisciplinare, capace, cioè, di un’analisi attenta dei plurimi fattori concorrenti, con l’obiettivo di valorizzare e sorreggere un modello sostenibile di società. Nello specifico, l’educazione ambientale, inscindibile dalla componente geografica, è chiamata ad assolvere il proprio ruolo nell’edificazione di nuovi paradigmi atti allo sviluppo di un individuo che abbia contezza delle proprie responsabilità, dei propri compiti e delle incombenze che sottendono nuovi scenari. Tenendo conto della difficile congiuntura rappresentata dalla pandemia di sars-cov-2 che ha innegabilmente marcato la vita didattica e non solo, si sono resi ormai improrogabili ragionamenti e fattuali cambiamenti negli approcci docenti-discenti e discenti-spazi scolastici; in questa direzione, si è voluto indagare come la didattica della geografia possa, modellandosi ed adattandosi, favorire una più efficace formazione e coscienza ecologica negli individui in età evolutiva. Se da un lato l’osservazione diretta e indiretta permangono quali potenti strumenti necessari alla geografia, dall’altro i fattori d’impossibilità che, spesso, costellano il cammino scolastico, o investono tutta la società come nel caso della crisi sanitaria evidenziata nel 2020 dalla pandemia, costringono de facto alla ricerca di nuove vie da aprire. La convinzione che le geotechnologies possano rappresentare la chiave di volta non solo per accrescere l’avvicinamento e l’interesse intorno al sapere geografico, ma, anche e soprattutto, per affrontare le problematiche didattiche suddette, ha sospinto la ricerca verso l’individuazione di strumentazioni tecnologiche adeguate. La costruzione e l’utilizzo di una SandBox AR, Augmented Reality, ha così interessato la seconda parte degli studi dottorali; infatti, acquisendo lo stato dell’arte e osservando il lavoro pubblicato dalla University of California-Davis, si è optato per la realizzazione handcrafted della “scatola di sabbia”, sia nella parte hardware (box con la sabbia, fotocamera 3D - Microsoft Kinect per Xbox One - e proiettore) sia in quella software. Da approcci preliminari, tanto con i docenti quanto con i discenti, è emerso come la SandBox AR sia perfettamente in grado di stimolare un apprendimento learning-by-doing e il problem solving. Viene ad aprirsi così un vasto ventaglio di possibilità da sperimentare per coloro i quali proseguiranno il confronto con questa geotecnologia, la quale rappresenta un esempio di come si possa, attraverso nuovi percorsi didattici per la geografia, e non solo, coinvolgere attivamente la classe, facilitando i processi di inclusione e integrazione, e fungendo, inoltre, da stimolo verso una “didattica della prevenzione”: senza una formazione adeguata e una conseguente conoscenza dei rischi e delle possibilità, difficilmente si potrà costruire una società nuova, meno impattante e attenta alle necessità e problematiche ambientali.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: “Il gioco scacciato dal mondo”. Aree industriali e habitat naturali: le potenzialità della geotecnologia SandBox Augmented Reality (AR) per lo studio degli impatti e per l’educazione geografica.
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Tesi di dottorato
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