La ricerca intende analizzare le relazioni fondamentali tra la produzione di valore e la distribuzione del reddito all’interno di un sistema economico a partire dalla prospettiva degli economisti politici classici: Adam Smith, David Ricardo e Karl Marx. Tale prospettiva metodologica viene recuperata dalla letteratura economica dopo la pubblicazione di Piero Sraffa (1960) con cui vengono sciolti i nodi analitici lasciati irrisolti da Ricardo, sulla misura invariante del valore, e da Marx, sulla trasformazione dei valori in prezzi di produzione. L’elaborato è organizzato in tre saggi indipendenti che affrontano i caratteri teorici, metodologici ed empirici dell’analisi economica basata sull’approccio del sovrappiù. Il primo saggio, From Pasinetti: backwards, to the analytical connections between Marx and Sraffa; and forward, to the macro-monetary perspectives of the labour theory of value, ripercorre le vicissitudini della teoria del valore-lavoro seguendo i passaggi logici con cui Pasinetti giunge alla soluzione del problema marxiano della trasformazione dei valori in prezzi. Dopo il contributo di Sraffa, si è giunti alla conclusione che i prezzi di produzione possono essere ottenuti a prescindere dal valore-lavoro delle merci e che dunque la teoria del valore-lavoro è superflua nella determinazione della distribuzione del reddito ad eccezione del caso particolare in cui il sovrappiù viene interamente distribuito ai lavoratori salariati. Tuttavia, secondo Marx la teoria del valore-lavoro è una legge di riproduzione capitalistica che lega la produzione dei valori d’uso alla realizzazione dei valori di scambio qualunque sia la legge che regola la distribuzione del reddito. La questione, pertanto, verte sulla necessità di articolare i due piani dell’analisi del capitalismo: la produzione del sovrappiù e la sua composizione tra beni salario e beni profitto, che può essere rappresentata in termini di lavoro contenuto, e la distribuzione del reddito, per cui si devono introdurre i prezzi di produzione per valutare gli aggregati di merci coerentemente con le ipotesi concorrenziali successivamente poste. Pasinetti (1977) riesce in questo intento a partire da una formalizzazione del quadro teorico marxiano secondo la stessa logica con cui Sraffa elabora il sistema tipo. Pasinetti mette in luce che qualsiasi procedura di trasformazione dei valori-lavoro in prezzi deve considerare la scelta di una merce singola o composita il cui valore non cambia nel passaggio dal sistema dei valori al sistema dei prezzi, questa merce deve pertanto essere scelta come numerario dei prezzi. Tuttavia, per avere una coincidenza completa tra valori e prezzi nel senso di Marx, ogni numerario dei prezzi 2 deve essere scelto coerentemente ad una certa definizione del salario reale e viceversa. In questo modo, è possibile ottenere una doppia equivalenza tra il valore aggiunto monetario e il lavoro diretto complessivamente impiegato e tra il profitto aggregato e il pluslavoro globalmente estorto nella produzione. Da questa movenza metodologica deriva il moderno approccio macro-monetario alla teoria del valore, in particolare la Price of Net Product–Unallocated Purchasing Power Labour Theory of Value (PNP–UPP LTV), attraverso cui la teoria del valore-lavoro può essere introdotta coerentemente nell’indagine delle strutture economica. Il secondo saggio, Production prices, income distribution and the value structure inside the Italian economy: An input-output investigation, offre una applicazione dell’approccio macro-monetario presentato nel capitolo precedente per l’analisi dell’economia italiana (2018) basata su una tavola input-output di ordine 63. L’indagine muove seguendo tre passaggi analitici: quello delle condizioni tecniche di produzione catturate dai valori-lavoro (prezzi diretti), quello delle condizioni istituzionali che garantiscono l’uniformità dei saggi di profitto rappresentate dai prezzi di produzione, e infine quello in cui le reali impostazioni istituzionali conducono alla formazione dei prezzi di mercato osservati nell’economia. Vengono valutate le distanze dei prezzi di produzione e dei valori-lavoro (prezzi diretti) dai prezzi di mercato osservati nel sistema economico e viene stimata la curva salarioprofitto corrispondente. Dall’indagine emerge che i prezzi diretti e i prezzi di produzione riescono a spiegare una buona percentuale dei prezzi di mercato, confermando dunque i risultati delle ricerche precedenti. Vengono poi elaborate alcune simulazioni degli effetti della variazione della distribuzione del reddito sui rapporti tra prezzi di produzione e valori-lavoro e sugli indicatori chiave come i rapporti settoriali capitale-lavoro e output-capitale. L’analisi si concentra su due effetti con i quali la variazione della distribuzione del reddito impatta il cambiamento dei prezzi di produzione: l’effetto intensità di capitale e l’effetto prezzo. Il primo consiste nell’impatto sui prezzi proveniente dalla distanza dei rapporti settoriali capitale-lavoro dal rapporto relativo alla merce-numerario, il secondo consiste nell’impatto sui prezzi proveniente dalla rivalutazione simultanea del prezzo dei mezzi di produzione. Inoltre, grazie all’utilizzo della merce tipo sraffiana nelle simulazioni, che quando scelta come numerario dei prezzi ha il pregio di silenziare gli effetti distorsivi derivanti dalle variazioni del prezzo della mercenumerario, osserviamo come il movimento dei prezzi di produzione, e dunque dei 3 rapporti chiave che dipendono da questi ultimi, sia sufficientemente prevedibile nella misura in cui l’effetto intensità di capitale prevale nella maggior parte dei casi sull’effetto prezzo, mentre l’effetto della rivalutazione dei mezzi di produzione è spesso trascurabile. Il terzo saggio, Self-replacing prices with alternative market structures and the methodological reappraisal of the Sraffian standard system, si concentra sulle regole di formazione dei prezzi di riproduzione in un contesto di saggi di profitto non-uniformi. La letteratura esistente concorda sul fatto che il ruolo della merce tipo può essere trascurato perché, quando si viene rimossa l’ipotesi di uniformità dei saggi di profitto, le sue proprietà perdono la loro utilità di rendere trasparente, cioè indipendente dai prezzi, la relazione distributiva tra salario e saggio di profitto. Questo contributo avanza l'ipotesi della possibilità che il sistema tipo possa riacquistare un successo metodologico ai fini descrittivi dell’analisi economica in un sistema dei prezzi di riproduzione con saggi di profitto non-uniformi. Viene elaborata una procedura computazionale per costruire il sistema tipo come “sistema equivalente” che mostra la necessaria distribuzione del reddito che consente l'autoriproduzione del sistema economico rimanendo indipendente dal livello e dalla struttura dei prezzi, dei tassi di profitto e da eventuali meccanismi istituzionali o vincoli che influenzano le loro variazioni. In particolare, si evidenzia il fatto che il tasso di profitto generale, basato sulla ipotetica situazione di concorrenza perfetta, acquista un significato teorico più profondo rispetto alla misura ex post della media dei tassi di profitto settoriali e può essere ricavato all’interno del sistema tipo per svolgere valutazioni comparative sulla struttura di mercato osservata nell’economia.

VALUE, PRICES AND DISTRIBUTION COMPUTABLE METHODS FOR THE INVESTIGATION OF LONG-PERIOD ECONOMIC STRUCTURES

G. Oro
2023-01-01

Abstract

La ricerca intende analizzare le relazioni fondamentali tra la produzione di valore e la distribuzione del reddito all’interno di un sistema economico a partire dalla prospettiva degli economisti politici classici: Adam Smith, David Ricardo e Karl Marx. Tale prospettiva metodologica viene recuperata dalla letteratura economica dopo la pubblicazione di Piero Sraffa (1960) con cui vengono sciolti i nodi analitici lasciati irrisolti da Ricardo, sulla misura invariante del valore, e da Marx, sulla trasformazione dei valori in prezzi di produzione. L’elaborato è organizzato in tre saggi indipendenti che affrontano i caratteri teorici, metodologici ed empirici dell’analisi economica basata sull’approccio del sovrappiù. Il primo saggio, From Pasinetti: backwards, to the analytical connections between Marx and Sraffa; and forward, to the macro-monetary perspectives of the labour theory of value, ripercorre le vicissitudini della teoria del valore-lavoro seguendo i passaggi logici con cui Pasinetti giunge alla soluzione del problema marxiano della trasformazione dei valori in prezzi. Dopo il contributo di Sraffa, si è giunti alla conclusione che i prezzi di produzione possono essere ottenuti a prescindere dal valore-lavoro delle merci e che dunque la teoria del valore-lavoro è superflua nella determinazione della distribuzione del reddito ad eccezione del caso particolare in cui il sovrappiù viene interamente distribuito ai lavoratori salariati. Tuttavia, secondo Marx la teoria del valore-lavoro è una legge di riproduzione capitalistica che lega la produzione dei valori d’uso alla realizzazione dei valori di scambio qualunque sia la legge che regola la distribuzione del reddito. La questione, pertanto, verte sulla necessità di articolare i due piani dell’analisi del capitalismo: la produzione del sovrappiù e la sua composizione tra beni salario e beni profitto, che può essere rappresentata in termini di lavoro contenuto, e la distribuzione del reddito, per cui si devono introdurre i prezzi di produzione per valutare gli aggregati di merci coerentemente con le ipotesi concorrenziali successivamente poste. Pasinetti (1977) riesce in questo intento a partire da una formalizzazione del quadro teorico marxiano secondo la stessa logica con cui Sraffa elabora il sistema tipo. Pasinetti mette in luce che qualsiasi procedura di trasformazione dei valori-lavoro in prezzi deve considerare la scelta di una merce singola o composita il cui valore non cambia nel passaggio dal sistema dei valori al sistema dei prezzi, questa merce deve pertanto essere scelta come numerario dei prezzi. Tuttavia, per avere una coincidenza completa tra valori e prezzi nel senso di Marx, ogni numerario dei prezzi 2 deve essere scelto coerentemente ad una certa definizione del salario reale e viceversa. In questo modo, è possibile ottenere una doppia equivalenza tra il valore aggiunto monetario e il lavoro diretto complessivamente impiegato e tra il profitto aggregato e il pluslavoro globalmente estorto nella produzione. Da questa movenza metodologica deriva il moderno approccio macro-monetario alla teoria del valore, in particolare la Price of Net Product–Unallocated Purchasing Power Labour Theory of Value (PNP–UPP LTV), attraverso cui la teoria del valore-lavoro può essere introdotta coerentemente nell’indagine delle strutture economica. Il secondo saggio, Production prices, income distribution and the value structure inside the Italian economy: An input-output investigation, offre una applicazione dell’approccio macro-monetario presentato nel capitolo precedente per l’analisi dell’economia italiana (2018) basata su una tavola input-output di ordine 63. L’indagine muove seguendo tre passaggi analitici: quello delle condizioni tecniche di produzione catturate dai valori-lavoro (prezzi diretti), quello delle condizioni istituzionali che garantiscono l’uniformità dei saggi di profitto rappresentate dai prezzi di produzione, e infine quello in cui le reali impostazioni istituzionali conducono alla formazione dei prezzi di mercato osservati nell’economia. Vengono valutate le distanze dei prezzi di produzione e dei valori-lavoro (prezzi diretti) dai prezzi di mercato osservati nel sistema economico e viene stimata la curva salarioprofitto corrispondente. Dall’indagine emerge che i prezzi diretti e i prezzi di produzione riescono a spiegare una buona percentuale dei prezzi di mercato, confermando dunque i risultati delle ricerche precedenti. Vengono poi elaborate alcune simulazioni degli effetti della variazione della distribuzione del reddito sui rapporti tra prezzi di produzione e valori-lavoro e sugli indicatori chiave come i rapporti settoriali capitale-lavoro e output-capitale. L’analisi si concentra su due effetti con i quali la variazione della distribuzione del reddito impatta il cambiamento dei prezzi di produzione: l’effetto intensità di capitale e l’effetto prezzo. Il primo consiste nell’impatto sui prezzi proveniente dalla distanza dei rapporti settoriali capitale-lavoro dal rapporto relativo alla merce-numerario, il secondo consiste nell’impatto sui prezzi proveniente dalla rivalutazione simultanea del prezzo dei mezzi di produzione. Inoltre, grazie all’utilizzo della merce tipo sraffiana nelle simulazioni, che quando scelta come numerario dei prezzi ha il pregio di silenziare gli effetti distorsivi derivanti dalle variazioni del prezzo della mercenumerario, osserviamo come il movimento dei prezzi di produzione, e dunque dei 3 rapporti chiave che dipendono da questi ultimi, sia sufficientemente prevedibile nella misura in cui l’effetto intensità di capitale prevale nella maggior parte dei casi sull’effetto prezzo, mentre l’effetto della rivalutazione dei mezzi di produzione è spesso trascurabile. Il terzo saggio, Self-replacing prices with alternative market structures and the methodological reappraisal of the Sraffian standard system, si concentra sulle regole di formazione dei prezzi di riproduzione in un contesto di saggi di profitto non-uniformi. La letteratura esistente concorda sul fatto che il ruolo della merce tipo può essere trascurato perché, quando si viene rimossa l’ipotesi di uniformità dei saggi di profitto, le sue proprietà perdono la loro utilità di rendere trasparente, cioè indipendente dai prezzi, la relazione distributiva tra salario e saggio di profitto. Questo contributo avanza l'ipotesi della possibilità che il sistema tipo possa riacquistare un successo metodologico ai fini descrittivi dell’analisi economica in un sistema dei prezzi di riproduzione con saggi di profitto non-uniformi. Viene elaborata una procedura computazionale per costruire il sistema tipo come “sistema equivalente” che mostra la necessaria distribuzione del reddito che consente l'autoriproduzione del sistema economico rimanendo indipendente dal livello e dalla struttura dei prezzi, dei tassi di profitto e da eventuali meccanismi istituzionali o vincoli che influenzano le loro variazioni. In particolare, si evidenzia il fatto che il tasso di profitto generale, basato sulla ipotetica situazione di concorrenza perfetta, acquista un significato teorico più profondo rispetto alla misura ex post della media dei tassi di profitto settoriali e può essere ricavato all’interno del sistema tipo per svolgere valutazioni comparative sulla struttura di mercato osservata nell’economia.
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