Il riconoscimento di scali portuali lungo la costa dell’attuale provincia maceratese, che si estende per soli venti chilometri, è alquanto difficile. A contribuire all’“invisibilità” dei porti antichi non è solo la mancanza di tracce archeologiche esplicite (banchine, moli, attracchi etc.), ma anche la conformazione della costa che – bassa e sabbiosa – rendeva superfluo l’approntamento di grandi infrastrutture portuali. Del resto la navigazione antica, per lo più di cabotaggio, rendeva necessari frequenti scali, per i quali potevano essere sfruttate le ampie foci dei fiumi. In questo senso, le coste occidentali dell’Adriatico offrivano approdo naturale presso i numerosi estuari dei fiumi, specie quelli con un tratto navigabile e con correnti basse lungo le sponde. Non è poi escluso che lo scalo marittimo avvenisse tirando in secco le imbarcazioni sull’arenile e che le operazioni di carico e scarico delle merci fossero scandite dal ritmo delle maree, come accadeva fino in tempi recenti in molte aree del Mediterraneo. Per la costa marchigiana a sud del Conero, dunque, è forse più opportuno parlare di ‘approdi’ e non di ‘porti’.
Porti e approdi
Piccinini
2024-01-01
Abstract
Il riconoscimento di scali portuali lungo la costa dell’attuale provincia maceratese, che si estende per soli venti chilometri, è alquanto difficile. A contribuire all’“invisibilità” dei porti antichi non è solo la mancanza di tracce archeologiche esplicite (banchine, moli, attracchi etc.), ma anche la conformazione della costa che – bassa e sabbiosa – rendeva superfluo l’approntamento di grandi infrastrutture portuali. Del resto la navigazione antica, per lo più di cabotaggio, rendeva necessari frequenti scali, per i quali potevano essere sfruttate le ampie foci dei fiumi. In questo senso, le coste occidentali dell’Adriatico offrivano approdo naturale presso i numerosi estuari dei fiumi, specie quelli con un tratto navigabile e con correnti basse lungo le sponde. Non è poi escluso che lo scalo marittimo avvenisse tirando in secco le imbarcazioni sull’arenile e che le operazioni di carico e scarico delle merci fossero scandite dal ritmo delle maree, come accadeva fino in tempi recenti in molte aree del Mediterraneo. Per la costa marchigiana a sud del Conero, dunque, è forse più opportuno parlare di ‘approdi’ e non di ‘porti’.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
CAM_Porti e approdi.pdf
accesso aperto
Licenza:
Creative commons
Dimensione
819 kB
Formato
Adobe PDF
|
819 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.