Il presente lavoro è il frutto di una elaborazione filosofica e archivistica intorno al tema dell’archivio digitale. Nozione complessa, l’archivio digitale si manifesta come processo di formazione e di gestione dei documenti, esposto alla congenita modificazione per deposito e selezione, intimamente connesso alle possibilità tecniche e tecnologiche dell’informatica e del digitale, stabilmente teso fra la sua costruzione intellettuale e l’esercizio irrinunciabile della sua responsabilità etica, culturale e sociale. Nella prospettiva che qui presentiamo, l’archivio digitale rappresenta dunque una continua attività di mediazione che è contemporaneamente scelta di cosa conoscere, modo di formare e impegno a formare nella costruzione di una memoria che non sia solo digitalmente conservata ma anche e soprattutto conoscenza umanamente restituita. L’articolazione del lavoro tiene conto di questa impostazione. I capitoli che compongono l’elaborato rappresentano rispettivamente l’archivio, l’archivio digitale e il digitale. Il primo capitolo si concentra sul percorso del documento fino alla costituzione dell’archivio. Chiedersi in prima istanza che cos’è un documento significa infatti inaugurare il cammino verso una riflessione intorno al sapere e alla conoscenza, al modo attraverso cui questi sono prodotti, per scoprire infine quale sia il versante etico dell’archivio e restituire la dimensione del documento come elemento di congiunzione fondativa fra soggetto e società. Tenendo insieme riflessione archivistica e sguardo filosofico (con una attenzione specifica al pensiero filosofico contemporaneo) il capitolo prende in esame alcuni momenti del percorso dal documento all’archivio, ponendo attenzione alle fasi di produzione, registrazione, gestione e conservazione dei documenti e analizzandole rispettivamente attraverso il pensiero di Derrida, Heidegger, Ricoeur e Foucault. Tale percorso riflette la meta etica che rintracciamo all’interno della nozione di archivio: esso si pone quale custode della conoscenza come bene comune. Sullo sfondo dell’intero capitolo insiste il tema della memoria, che nella nostra prospettiva rappresenta non solo il contenuto dell’archivio, ma la sua ragion d’essere. In quest’ottica, la memoria può essere svincolata da una posizione passiva, che la relega a oggetto dell’archivio, per acquisire invece un ruolo attivo, di formazione e in-formazione dell’archivio. La memoria rappresenta quindi quel nucleo teoretico in grado di restituire anche uno snodo pratico teso a motivare il passaggio da un soggetto a più soggetti di memoria, e dunque ad un rimescolamento costante di memoria personale e memoria collettiva. In questo quadro, l’archivio si presenta infine come la scelta del cosa vogliamo conoscere: la memoria – che da personale si fa collettiva – è l’oggetto (il cosa) della conoscenza come bene comune la quale afferma la dimensione etica e sociale dell’archivio. Il secondo capitolo si concentra invece sul tema dell’archivio digitale. Qui mostriamo la relazione di continuità fra i temi strettamente archivistici evidenziati nel corso del primo capitolo, e la nuova dimensione digitale, caratterizzata da simultaneità, ubiquità, distribuzione frantumata e parallela. Attraverso le nozioni di interazione, integrazione, virtualizzazione, cancellazione, che restituiscono il carattere dinamico della dimensione digitale, prendiamo in esame la definizione di documento informatico. Esso si presenta anzitutto come sequenza di bit, insieme di dati e metadati, la cui produzione e la cui consultabilità è sempre più legata, per la nuova natura digitale, alla funzione, alla funzionalità e alla funzionalizzazione. In questo quadro, guarderemo al documento archivistico come a qualcosa che “si fa altro” nel contesto delle interazioni digitali, ponendo le basi, con Ferraris, per riconoscere il documento come oggetto sociale, ovvero come ciò che istituisce la realtà sociale, all’interno della quale noi agiamo e interagiamo. Allo stesso tempo guardiamo all’ecosistema digitale come ad un grande archivio capace di registrare le nostre azioni e i nostri comportamenti, per cui noi stessi – nell’Infosfera floridiana - siamo dati e informazioni, continuamente registrati e scambiati nell’ambiente digitale, fatto di interazioni costanti e interconnessioni globalizzanti. Così la realtà sociale – fondata sugli oggetti sociali e istituita dai documenti - è accresciuta, per integrazione e per virtualizzazione, dal digitale. Il movimento di virtualizzazione, sulle tracce della riflessione di Lévy, mostrerà infine in quale modo l’ecosistema digitale non coinvolga soltanto l’aspetto tecnologico, ma si ponga oggi in maniera determinante nella costruzione delle relazioni sociali e della caratterizzazione stessa della condizione umana come processo di eterogenesi (ovvero di trasformazione da una modalità dell’essere ad un’altra). In questo senso, il passaggio al digitale dell’archivio è altresì l’odierno modo di formare ad esso connaturato. Il terzo capitolo segna infine il passaggio dall’archivio digitale al digitale considerato in se stesso. Si tratta dunque di ragionare intorno allo statuto proprio delle tecnologie, al loro utilizzo e alla loro diffusione, articolando in maniera complessa la nozione di archivio digitale come tecnologia. Il capitolo si organizza quindi intorno ad una doppia analisi che riguarda in primo luogo il contesto proprio dell’archivistica digitale nel panorama delle Digital Humanities, e che interroga di conseguenza lo statuto e le prospettive future dell’impiego delle tecnologie. Affronteremo quindi la questione relativa alla “nuova” natura digitale (e tecnologica) del patrimonio culturale e all’esigenza di costruire risorse digitali non soltanto FAIR ma anche e soprattutto affidabili, sia in senso informatico che in senso archivistico. Tale analisi conduce alla tematizzazione del concetto di continuum cultura-tecnologie, per cui le tecnologie sono espressione dell’“unica” cultura umana. Questo concetto è articolato: 1) per opposizione, attraverso l’esame delle teorie sullo Human Enhancement; 2) per analogia, attraverso l’esame di alcuni nuclei della post-fenomenologia e della Material Engagement Theory. L’ipotesi dell’archivio digitale come tecnologia dimostra infine il suo impegno a formare sotto forma di potenziamento culturale in grado di in-formare la scelta conoscitiva dei singoli, di orientare l’applicazione pratica delle tecnologie e di guidare la dimensione sociale dei cittadini-utenti. Alla mimesis connaturata dell’archivio, alla poiesis dell’ecosistema digitale, bisogna quindi aggiungere la praxis relazionale delle tecnologie, nel comune impegno a ricordare, ricercare e conoscere modellando così la società del futuro. In questo quadro, l’intera tesi si pone in dialogo con le più contemporanee ed emergenti questioni archivistiche, informatiche e filosofiche. Esempi di tecnologie avanzate e di larga diffusione come ChatGPT aprono infatti a scenari futuri tali da imporre un approccio concettuale enciclopedico e una riflessione concretamente transdisciplinare.
Archivio digitale. Filosofia del potenziamento culturale
Domenella, Camilla
2023-01-01
Abstract
Il presente lavoro è il frutto di una elaborazione filosofica e archivistica intorno al tema dell’archivio digitale. Nozione complessa, l’archivio digitale si manifesta come processo di formazione e di gestione dei documenti, esposto alla congenita modificazione per deposito e selezione, intimamente connesso alle possibilità tecniche e tecnologiche dell’informatica e del digitale, stabilmente teso fra la sua costruzione intellettuale e l’esercizio irrinunciabile della sua responsabilità etica, culturale e sociale. Nella prospettiva che qui presentiamo, l’archivio digitale rappresenta dunque una continua attività di mediazione che è contemporaneamente scelta di cosa conoscere, modo di formare e impegno a formare nella costruzione di una memoria che non sia solo digitalmente conservata ma anche e soprattutto conoscenza umanamente restituita. L’articolazione del lavoro tiene conto di questa impostazione. I capitoli che compongono l’elaborato rappresentano rispettivamente l’archivio, l’archivio digitale e il digitale. Il primo capitolo si concentra sul percorso del documento fino alla costituzione dell’archivio. Chiedersi in prima istanza che cos’è un documento significa infatti inaugurare il cammino verso una riflessione intorno al sapere e alla conoscenza, al modo attraverso cui questi sono prodotti, per scoprire infine quale sia il versante etico dell’archivio e restituire la dimensione del documento come elemento di congiunzione fondativa fra soggetto e società. Tenendo insieme riflessione archivistica e sguardo filosofico (con una attenzione specifica al pensiero filosofico contemporaneo) il capitolo prende in esame alcuni momenti del percorso dal documento all’archivio, ponendo attenzione alle fasi di produzione, registrazione, gestione e conservazione dei documenti e analizzandole rispettivamente attraverso il pensiero di Derrida, Heidegger, Ricoeur e Foucault. Tale percorso riflette la meta etica che rintracciamo all’interno della nozione di archivio: esso si pone quale custode della conoscenza come bene comune. Sullo sfondo dell’intero capitolo insiste il tema della memoria, che nella nostra prospettiva rappresenta non solo il contenuto dell’archivio, ma la sua ragion d’essere. In quest’ottica, la memoria può essere svincolata da una posizione passiva, che la relega a oggetto dell’archivio, per acquisire invece un ruolo attivo, di formazione e in-formazione dell’archivio. La memoria rappresenta quindi quel nucleo teoretico in grado di restituire anche uno snodo pratico teso a motivare il passaggio da un soggetto a più soggetti di memoria, e dunque ad un rimescolamento costante di memoria personale e memoria collettiva. In questo quadro, l’archivio si presenta infine come la scelta del cosa vogliamo conoscere: la memoria – che da personale si fa collettiva – è l’oggetto (il cosa) della conoscenza come bene comune la quale afferma la dimensione etica e sociale dell’archivio. Il secondo capitolo si concentra invece sul tema dell’archivio digitale. Qui mostriamo la relazione di continuità fra i temi strettamente archivistici evidenziati nel corso del primo capitolo, e la nuova dimensione digitale, caratterizzata da simultaneità, ubiquità, distribuzione frantumata e parallela. Attraverso le nozioni di interazione, integrazione, virtualizzazione, cancellazione, che restituiscono il carattere dinamico della dimensione digitale, prendiamo in esame la definizione di documento informatico. Esso si presenta anzitutto come sequenza di bit, insieme di dati e metadati, la cui produzione e la cui consultabilità è sempre più legata, per la nuova natura digitale, alla funzione, alla funzionalità e alla funzionalizzazione. In questo quadro, guarderemo al documento archivistico come a qualcosa che “si fa altro” nel contesto delle interazioni digitali, ponendo le basi, con Ferraris, per riconoscere il documento come oggetto sociale, ovvero come ciò che istituisce la realtà sociale, all’interno della quale noi agiamo e interagiamo. Allo stesso tempo guardiamo all’ecosistema digitale come ad un grande archivio capace di registrare le nostre azioni e i nostri comportamenti, per cui noi stessi – nell’Infosfera floridiana - siamo dati e informazioni, continuamente registrati e scambiati nell’ambiente digitale, fatto di interazioni costanti e interconnessioni globalizzanti. Così la realtà sociale – fondata sugli oggetti sociali e istituita dai documenti - è accresciuta, per integrazione e per virtualizzazione, dal digitale. Il movimento di virtualizzazione, sulle tracce della riflessione di Lévy, mostrerà infine in quale modo l’ecosistema digitale non coinvolga soltanto l’aspetto tecnologico, ma si ponga oggi in maniera determinante nella costruzione delle relazioni sociali e della caratterizzazione stessa della condizione umana come processo di eterogenesi (ovvero di trasformazione da una modalità dell’essere ad un’altra). In questo senso, il passaggio al digitale dell’archivio è altresì l’odierno modo di formare ad esso connaturato. Il terzo capitolo segna infine il passaggio dall’archivio digitale al digitale considerato in se stesso. Si tratta dunque di ragionare intorno allo statuto proprio delle tecnologie, al loro utilizzo e alla loro diffusione, articolando in maniera complessa la nozione di archivio digitale come tecnologia. Il capitolo si organizza quindi intorno ad una doppia analisi che riguarda in primo luogo il contesto proprio dell’archivistica digitale nel panorama delle Digital Humanities, e che interroga di conseguenza lo statuto e le prospettive future dell’impiego delle tecnologie. Affronteremo quindi la questione relativa alla “nuova” natura digitale (e tecnologica) del patrimonio culturale e all’esigenza di costruire risorse digitali non soltanto FAIR ma anche e soprattutto affidabili, sia in senso informatico che in senso archivistico. Tale analisi conduce alla tematizzazione del concetto di continuum cultura-tecnologie, per cui le tecnologie sono espressione dell’“unica” cultura umana. Questo concetto è articolato: 1) per opposizione, attraverso l’esame delle teorie sullo Human Enhancement; 2) per analogia, attraverso l’esame di alcuni nuclei della post-fenomenologia e della Material Engagement Theory. L’ipotesi dell’archivio digitale come tecnologia dimostra infine il suo impegno a formare sotto forma di potenziamento culturale in grado di in-formare la scelta conoscitiva dei singoli, di orientare l’applicazione pratica delle tecnologie e di guidare la dimensione sociale dei cittadini-utenti. Alla mimesis connaturata dell’archivio, alla poiesis dell’ecosistema digitale, bisogna quindi aggiungere la praxis relazionale delle tecnologie, nel comune impegno a ricordare, ricercare e conoscere modellando così la società del futuro. In questo quadro, l’intera tesi si pone in dialogo con le più contemporanee ed emergenti questioni archivistiche, informatiche e filosofiche. Esempi di tecnologie avanzate e di larga diffusione come ChatGPT aprono infatti a scenari futuri tali da imporre un approccio concettuale enciclopedico e una riflessione concretamente transdisciplinare.File | Dimensione | Formato | |
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