Rivolta si distingue e si contrappone a rivoluzione in nome dell’inattualità e della sospensione del tempo storico. Nella rivolta si cristallizza l’accadere, si concentra l’istante della battaglia che tenta di distruggere i «demoni e i mostri», in una tensione manichea che coinvolge i rivoltosi nella parossistica coincidenza di teoria e prassi, nell’evocazione di un «dopodomani» di libertà e di armonia. La rivolta sprigiona energie pietrificate nell’attesa, pretende la vittoria, diviene «di per se stessa un atto buono e giusto per la difesa della libertà». La rivolta si offre come uno spazio simbolico, un rifiuto collettivo del tempo storico. La rivolta può inserirsi in una prospettiva strategica, ma non è coessenziale: primario è l’impulso a insorgere per insorgere. In questi termini, spesso la rivolta è usata e strumentalizzata proprio dalle forze contro le quali inizialmente si indirizza. Non tutte le ribellioni comportano una vittoria, anzi spesso si concludono con la sconfitta. Dalla sconfitta e dai suoi martiri si generano la ritualizzazione epica e la celebrazione agiografica, l’apoteosi di eroi che nei propri tratti raggelati possono evocare la speranza di una nuova rottura del tempo storico o la fissazione nella sterilità retorica. L’oggetto della rivolta cambia storicamente, non sembra mutare, invece, sostanzialmente la sua simbologia, la diversa esperienza del tempo, l’energia catartica. Oggetto dei saggi raccolti in questo volume è, in una prospettiva jesiana, un tentativo di attraversare modalità e forme di insurrezione anche cronologicamente distanti, al fine di costruire una fenomenologia della rivolta, indagandone le costanti, le varianti, le conseguenze e gli effetti dirompenti sugli immaginari individuali e collettivi. Sonia Maura Barillari, Martina di Febo

Rivolta. Miti e pratiche dell’essere contro

Di Febo M.
2021-01-01

Abstract

Rivolta si distingue e si contrappone a rivoluzione in nome dell’inattualità e della sospensione del tempo storico. Nella rivolta si cristallizza l’accadere, si concentra l’istante della battaglia che tenta di distruggere i «demoni e i mostri», in una tensione manichea che coinvolge i rivoltosi nella parossistica coincidenza di teoria e prassi, nell’evocazione di un «dopodomani» di libertà e di armonia. La rivolta sprigiona energie pietrificate nell’attesa, pretende la vittoria, diviene «di per se stessa un atto buono e giusto per la difesa della libertà». La rivolta si offre come uno spazio simbolico, un rifiuto collettivo del tempo storico. La rivolta può inserirsi in una prospettiva strategica, ma non è coessenziale: primario è l’impulso a insorgere per insorgere. In questi termini, spesso la rivolta è usata e strumentalizzata proprio dalle forze contro le quali inizialmente si indirizza. Non tutte le ribellioni comportano una vittoria, anzi spesso si concludono con la sconfitta. Dalla sconfitta e dai suoi martiri si generano la ritualizzazione epica e la celebrazione agiografica, l’apoteosi di eroi che nei propri tratti raggelati possono evocare la speranza di una nuova rottura del tempo storico o la fissazione nella sterilità retorica. L’oggetto della rivolta cambia storicamente, non sembra mutare, invece, sostanzialmente la sua simbologia, la diversa esperienza del tempo, l’energia catartica. Oggetto dei saggi raccolti in questo volume è, in una prospettiva jesiana, un tentativo di attraversare modalità e forme di insurrezione anche cronologicamente distanti, al fine di costruire una fenomenologia della rivolta, indagandone le costanti, le varianti, le conseguenze e gli effetti dirompenti sugli immaginari individuali e collettivi. Sonia Maura Barillari, Martina di Febo
2021
9788898500383
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