In una serie di conferenze tenute alla Columbia University pochi anni prima della sua scomparsa, Edward W. Said rilanciava l’urgenza e la necessità di una pratica umanistica, imperniata sulla profondità etica della missione intellettuale. La definizione di un umanesimo fondato sulla capacità di penetrare e capire l’altro, instaurando un dialogo proficuo e dialettico, sulla «comprensione della storia umana come un processo continuo di autocomprensione e autorealizzazione, non solo per noi, maschi europei e americani, ma per tutti», diventava per l’intellettuale palestinese-americano un imperativo morale in un’epoca soverchiata da un lato dalla tendenza all’iperspecializzazione, dall’altro da inarrestabili svuotamenti di senso e da rigurgiti di barbarie. In un mondo, che dopo gli attentati del settembre 2001, ha rispolverato categorie retrive e manichee, facendo dello “scontro di civiltà” la chiave di volta di un’ideologia politica aggressiva e imperialista, l’invito di Said si accendeva dei toni drammatici e vigorosi del testamento spirituale, l’epilogo combattivo di un’esistenza inquieta e costantemente «nel posto sbagliato».
Umanesimo militante e critica democratica: l'attualità di Auerbach nella lettura di Edward W. Said
Di Febo M
2009-01-01
Abstract
In una serie di conferenze tenute alla Columbia University pochi anni prima della sua scomparsa, Edward W. Said rilanciava l’urgenza e la necessità di una pratica umanistica, imperniata sulla profondità etica della missione intellettuale. La definizione di un umanesimo fondato sulla capacità di penetrare e capire l’altro, instaurando un dialogo proficuo e dialettico, sulla «comprensione della storia umana come un processo continuo di autocomprensione e autorealizzazione, non solo per noi, maschi europei e americani, ma per tutti», diventava per l’intellettuale palestinese-americano un imperativo morale in un’epoca soverchiata da un lato dalla tendenza all’iperspecializzazione, dall’altro da inarrestabili svuotamenti di senso e da rigurgiti di barbarie. In un mondo, che dopo gli attentati del settembre 2001, ha rispolverato categorie retrive e manichee, facendo dello “scontro di civiltà” la chiave di volta di un’ideologia politica aggressiva e imperialista, l’invito di Said si accendeva dei toni drammatici e vigorosi del testamento spirituale, l’epilogo combattivo di un’esistenza inquieta e costantemente «nel posto sbagliato».File | Dimensione | Formato | |
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