Intorno alla metà del ’500 Agnolo di Cosimo Allori, detto il Bronzino (1503-1572), dipinse un ritratto bifronte del Nano Morgante, buffone alla corte di Cosimo I de’ Medici. L’opera completava la risposta, avviata per iscritto con una lettera, che Bronzino dava all’inchiesta che Benedetto Varchi aveva lanciato nel 1547 su quale arte fosse “maggiore” tra pittura e scultura. Risposero otto artisti e vinse facilmente la pittura, con conseguenze estetico-politiche che hanno influenzato la cultura fino ai giorni nostri, stabilendo il primato della vista sugli altri sensi, per esempio il tatto, come mezzo di conoscenza della realtà. L’occhio vede un mondo che non esiste, lo percepisce secondo la prospettiva lineare e, siccome questa è solo negli occhi di chi guarda, produce un modello razionale ma irreale delle distanze, cioè dello spazio. Per trattare razionalmente l’irrealtà serve una buona dose di ironia, attitudine molto seria ma non distribuita equamente tra gli esseri umani. Il Bronzino oltre che pittore era un fecondo poeta burlesco e, certamente seguendo il suo istinto poetico, ha intriso il ritratto del Nano Morgante di una profonda e sottilissima ironia, alludendo a contenuti ulteriori rispetto a quello immediatamente ritrattistico. La prospettiva stessa, inventata un secolo prima da Filippo Brunelleschi, noto orchestratore di beffe anche molto feroci, è un’azione ironica giacché beffa il nostro senso del tatto a favore della vista. Un grande estimatore di buffonerie era anche il Duca Cosimo I de’ Medici che aveva dotato la propria corte, come tutte quelle europee, di buffoni nani come segno distintivo di classe e di potere politico-culturale. I nani confermavano coi loro motti arguti la notoria sagacia del Signore Mediceo.

Il Nano Morgante e il ritratto bifronte di Agnolo Bronzino

Corinto G. L.
2022-01-01

Abstract

Intorno alla metà del ’500 Agnolo di Cosimo Allori, detto il Bronzino (1503-1572), dipinse un ritratto bifronte del Nano Morgante, buffone alla corte di Cosimo I de’ Medici. L’opera completava la risposta, avviata per iscritto con una lettera, che Bronzino dava all’inchiesta che Benedetto Varchi aveva lanciato nel 1547 su quale arte fosse “maggiore” tra pittura e scultura. Risposero otto artisti e vinse facilmente la pittura, con conseguenze estetico-politiche che hanno influenzato la cultura fino ai giorni nostri, stabilendo il primato della vista sugli altri sensi, per esempio il tatto, come mezzo di conoscenza della realtà. L’occhio vede un mondo che non esiste, lo percepisce secondo la prospettiva lineare e, siccome questa è solo negli occhi di chi guarda, produce un modello razionale ma irreale delle distanze, cioè dello spazio. Per trattare razionalmente l’irrealtà serve una buona dose di ironia, attitudine molto seria ma non distribuita equamente tra gli esseri umani. Il Bronzino oltre che pittore era un fecondo poeta burlesco e, certamente seguendo il suo istinto poetico, ha intriso il ritratto del Nano Morgante di una profonda e sottilissima ironia, alludendo a contenuti ulteriori rispetto a quello immediatamente ritrattistico. La prospettiva stessa, inventata un secolo prima da Filippo Brunelleschi, noto orchestratore di beffe anche molto feroci, è un’azione ironica giacché beffa il nostro senso del tatto a favore della vista. Un grande estimatore di buffonerie era anche il Duca Cosimo I de’ Medici che aveva dotato la propria corte, come tutte quelle europee, di buffoni nani come segno distintivo di classe e di potere politico-culturale. I nani confermavano coi loro motti arguti la notoria sagacia del Signore Mediceo.
2022
9788833841496
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