Firstly, the paper considers phenomenological evidence that leads to the recognition of an ontological dimension of vulnerability in human beings, understood as relationality and constitutive openness “to being touched by the other” and “to living on the world”. This does not require a mere acceptance of the factual conditions in which human beings exist and does not imply any renouncement of emancipatory demands, moreover it deepens and widens the circle of responsibility. Secondly, the paper highlights the urgency of resemantizations to re-think some relevant connected topics, including autonomy. Going beyond its assimilation to independence, we understand it as a meta-capacity of the person, rather than as an ideal of action. It is built through, and applied to, relationships: therefore autonomy is relational. This leads to the third step, which proposes to re-work the rights horizon within a public ethic of care, also involving non-human living beings. This results in a reformulation of the commitment to justice.
Il testo prende le mosse da attestazioni fenomenologiche che portano al riconoscimento di una dimensione ontologica di vulnerabilità dell'essere umano, interpretata quale relazionalità e apertura costitutiva all’esser toccato dall’altro e al vivere del mondo. Ciò, lungi dal concedere acquiescenza alle differenti condizioni di fatto in cui agli esseri umani è dato di esistere, non implica alcuna rinuncia alle istanze emancipative e approfondisce e allarga il circolo della responsabilità. Deriva da qui il secondo passaggio del testo: la messa in luce dell’urgenza di esercizi di risemantizzazione che consentano di pensare meglio e più a fondo, ad esempio, che cosa per l’essere umano significhi l’autonomia. Andando oltre la sua assimilazione all’indipendenza, si prova a comprenderla come una meta-capacità della persona, anziché come un ideale dell’azione. Essa si costruisce attraverso modi di relazione e si applica alle relazioni: dell’autonomia si deve parlare, perciò, come relazionale. Ne deriva il terzo passaggio, che propone una rielaborazione dell’orizzonte dei diritti all’interno di un’etica della cura, ripensata in ambito pubblico e coinvolgente anche i viventi non umani, in una dinamica di connessione tra singolare e universale. Ne consegue una riformulazione dell’impegno per la giustizia.
Vivere del mondo, averne cura
Danani, C.
2022-01-01
Abstract
Firstly, the paper considers phenomenological evidence that leads to the recognition of an ontological dimension of vulnerability in human beings, understood as relationality and constitutive openness “to being touched by the other” and “to living on the world”. This does not require a mere acceptance of the factual conditions in which human beings exist and does not imply any renouncement of emancipatory demands, moreover it deepens and widens the circle of responsibility. Secondly, the paper highlights the urgency of resemantizations to re-think some relevant connected topics, including autonomy. Going beyond its assimilation to independence, we understand it as a meta-capacity of the person, rather than as an ideal of action. It is built through, and applied to, relationships: therefore autonomy is relational. This leads to the third step, which proposes to re-work the rights horizon within a public ethic of care, also involving non-human living beings. This results in a reformulation of the commitment to justice.File | Dimensione | Formato | |
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