Come un tappeto pregiato, i Sonetti di Belli mostrano nei versi il lato policromo e brillante, che poggia però su un robusto rovescio in prosa: la vasta cultura del poeta, nutrita di mille letture che trovano nell'inedito Zibaldone un ampio regesto. Esplorata finora per assaggi e non senza parzialità (merito e limite della storica monografia del Muscetta), la cultura belliana viene scandagliata da Ripari nelle sue componenti di attualità, di storia e di sovrastoria. Si passa così, con l'occhio sempre attento agli sbocchi poetici dei Sonetti, dalla lezione dello storicismo di Vico e Cuoco alla libellistica liberale, dai predicatori e moralisti secenteschi alle idee illuministiche e romantiche del nuovo secolo. E così, con l'occhio attento ai sonetti, vengono sondate la riflessione sull'idea di patria (Roma? Italia?), la denuncia del presente politico e sociale, l'apertura verso prospettive metastoriche, oscillanti fra nichilismo e fede. Il titolo, L'accetta e il fuoco, compendia la tesi affidandola al sonetto L'arberone, il testo più duro contro il potere temporale della Chiesa, scritto da un cattolico colto e pensoso. L’immagine dell'ultimo sonetto in cui Belli si paragona a Giobbe sul letamaio acquista il valore di un illuminante sigillo. E piace ritrovare nei titoli stessi dei capitoli tanti spunti di nostri vecchi studi sviluppati in modo ampio, originale e persuasivo da un esponente di punta della nuova leva dei bellisti. (Pietro Gibellini)
L'accetta e il fuoco. Cultura storiografica, politica e poesia in G.G. Belli, Bulzoni, Roma, 2010
Ripari E
2010-01-01
Abstract
Come un tappeto pregiato, i Sonetti di Belli mostrano nei versi il lato policromo e brillante, che poggia però su un robusto rovescio in prosa: la vasta cultura del poeta, nutrita di mille letture che trovano nell'inedito Zibaldone un ampio regesto. Esplorata finora per assaggi e non senza parzialità (merito e limite della storica monografia del Muscetta), la cultura belliana viene scandagliata da Ripari nelle sue componenti di attualità, di storia e di sovrastoria. Si passa così, con l'occhio sempre attento agli sbocchi poetici dei Sonetti, dalla lezione dello storicismo di Vico e Cuoco alla libellistica liberale, dai predicatori e moralisti secenteschi alle idee illuministiche e romantiche del nuovo secolo. E così, con l'occhio attento ai sonetti, vengono sondate la riflessione sull'idea di patria (Roma? Italia?), la denuncia del presente politico e sociale, l'apertura verso prospettive metastoriche, oscillanti fra nichilismo e fede. Il titolo, L'accetta e il fuoco, compendia la tesi affidandola al sonetto L'arberone, il testo più duro contro il potere temporale della Chiesa, scritto da un cattolico colto e pensoso. L’immagine dell'ultimo sonetto in cui Belli si paragona a Giobbe sul letamaio acquista il valore di un illuminante sigillo. E piace ritrovare nei titoli stessi dei capitoli tanti spunti di nostri vecchi studi sviluppati in modo ampio, originale e persuasivo da un esponente di punta della nuova leva dei bellisti. (Pietro Gibellini)File | Dimensione | Formato | |
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