Il conflitto tra potere politico e potere giurisdizionale è un tratto caratterizzante il nostro sistema istituzionale. Ad accentuarlo sono state anche le note vicende che, a partire dal 1992, hanno visto esplodere la crisi del sistema dei partiti, la cui dele­gittimazione, tuttavia, affondava le radici in ragioni ben più profonde e risalenti di quelle poste sotto i riflettori dalle indagini giudiziarie, da lì procedendo carsicamen­te. A partire dalla metà degli anni Novanta, quando si sono prodotte trasformazioni che hanno investito lo “strato geologico più profondo” del nostro sistema, il giudi­zio sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, fino ad allora quasi silente, inizia a trovare campo nella giurisprudenza costituzionale in modo così vistoso da assurgerne a tratto connotativo, sino ad inaugurare una vera e propria stagione dei conflitti, la cui ossatura è costituita proprio da quelli che hanno visto protagonisti il potere politico e il potere giurisdizionale. Il trend sta cambiando rispetto a quello di massima tensione tra le due polarità registrata in quegli anni, e che ha condizionato non poco la nostra forma di governo e con essa la forma di stato, e gli stessi con­flitti, confermando la loro particolare sensibilità ai “cambi di stagione”, iniziano a coinvolgere maggiormente i poteri tutti politici. Nonostante ciò, o meglio proprio per questa ragione, che restituisce oggi l’immagine di una conflittualità meno do­minante tra politica e magistratura, il lavoro ha inteso fare il punto sulle numerose traiettorie incardinatesi attorno a questi conflitti, proponendo chiavi per decifrare quelli che hanno dato luogo a veri e propri filoni giurisprudenziali (ad esempio, quelli sulle prerogative costituzionali e sul segreto di Stato), così come quelli più episodici e isolati (si vedano tra gli altri quelli sulla vicenda Englaro, o quello sul potere del Governo in materia di intese ex art. 8, comma 3 Cost.). Entrambi hanno detto molto sia sul ruolo della Corte, quale organo di chiusura del sistema, sia su quella ricerca, che non può che essere senza sosta, di un equilibrio tra libertà del­la politica, fondata sugli istituti della rappresentanza democratica, e limiti ad essa opponibili per via dei canali giurisdizionali e ricostruiti a partire dalla trama dei principi di uno Stato costituzionale.

Potere politico e potere giurisdizionale nel prisma della giurisprudenza costituzionale sui conflitti di attribuzione

Giuseppe Laneve
2022-01-01

Abstract

Il conflitto tra potere politico e potere giurisdizionale è un tratto caratterizzante il nostro sistema istituzionale. Ad accentuarlo sono state anche le note vicende che, a partire dal 1992, hanno visto esplodere la crisi del sistema dei partiti, la cui dele­gittimazione, tuttavia, affondava le radici in ragioni ben più profonde e risalenti di quelle poste sotto i riflettori dalle indagini giudiziarie, da lì procedendo carsicamen­te. A partire dalla metà degli anni Novanta, quando si sono prodotte trasformazioni che hanno investito lo “strato geologico più profondo” del nostro sistema, il giudi­zio sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, fino ad allora quasi silente, inizia a trovare campo nella giurisprudenza costituzionale in modo così vistoso da assurgerne a tratto connotativo, sino ad inaugurare una vera e propria stagione dei conflitti, la cui ossatura è costituita proprio da quelli che hanno visto protagonisti il potere politico e il potere giurisdizionale. Il trend sta cambiando rispetto a quello di massima tensione tra le due polarità registrata in quegli anni, e che ha condizionato non poco la nostra forma di governo e con essa la forma di stato, e gli stessi con­flitti, confermando la loro particolare sensibilità ai “cambi di stagione”, iniziano a coinvolgere maggiormente i poteri tutti politici. Nonostante ciò, o meglio proprio per questa ragione, che restituisce oggi l’immagine di una conflittualità meno do­minante tra politica e magistratura, il lavoro ha inteso fare il punto sulle numerose traiettorie incardinatesi attorno a questi conflitti, proponendo chiavi per decifrare quelli che hanno dato luogo a veri e propri filoni giurisprudenziali (ad esempio, quelli sulle prerogative costituzionali e sul segreto di Stato), così come quelli più episodici e isolati (si vedano tra gli altri quelli sulla vicenda Englaro, o quello sul potere del Governo in materia di intese ex art. 8, comma 3 Cost.). Entrambi hanno detto molto sia sul ruolo della Corte, quale organo di chiusura del sistema, sia su quella ricerca, che non può che essere senza sosta, di un equilibrio tra libertà del­la politica, fondata sugli istituti della rappresentanza democratica, e limiti ad essa opponibili per via dei canali giurisdizionali e ricostruiti a partire dalla trama dei principi di uno Stato costituzionale.
2022
9791259651549
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/301011
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