In questo contributo ci proponiamo di riflettere attorno al rapporto tra saperi pedagogici e saperi disciplinari nell’ambito della formazione iniziale degli insegnanti. I primi vengono spesso assunti – insieme alle psicologie e alle sociologie – tra quelli che si definiscono i saperi professionali degli insegnanti (chissà perché? Come se i saperi disciplinari non concorressero a qualificare la professione). Portato del nuovo paradigma delle scienze dell’educazione che alla metà del secolo scorso rivoluziona la provincia pedagogica, questi saperi si prefiggono lo scopo di integrare sul piano metodologico le discipline: quest’ultime si preoccupano di far acquisire al futuro insegnante il “cosa”, quelle il “come”. Con un problema: anche i saperi disciplinari, nella misura in cui divengono spazio di elaborazione di didattiche specifiche, si occupano del “come”, e si tratta allora di definire in che relazione si pongano con chi del “come” si occupa in termini generali. Non solo. Gli stessi saperi pedagogici si occupano in fondo anche del “cosa”: vale per la storia della pedagogia e dell’educazione, ma vale in generale per tutte le discipline raccolte nell’area pedagogica, in modo particolare quando vanno a qualificare l’agire professionale di futuri insegnanti di pedagogia e scienze umane. Come si capisce una questione intricata, ancor più nel momento in cui ci si pone a pensare la convivenza di questi saperi in una prospettiva curricolare. Vorremmo provare a sbrogliare la matassa. Lo faremo ragionando a quattro livelli che corrispondono ad altrettanti piani di analisi della questione: epistemologico, organizzativo, didattico, tecnologico; gli ultimi tre strettamente collegati. L’esito, provvisorio, si vuole pensare come contributo per la progettazione e la formazione.
La prospettiva didattica. Saperi disciplinari e saperi didattici
ROSSI PIER GIUSEPPE;
2022-01-01
Abstract
In questo contributo ci proponiamo di riflettere attorno al rapporto tra saperi pedagogici e saperi disciplinari nell’ambito della formazione iniziale degli insegnanti. I primi vengono spesso assunti – insieme alle psicologie e alle sociologie – tra quelli che si definiscono i saperi professionali degli insegnanti (chissà perché? Come se i saperi disciplinari non concorressero a qualificare la professione). Portato del nuovo paradigma delle scienze dell’educazione che alla metà del secolo scorso rivoluziona la provincia pedagogica, questi saperi si prefiggono lo scopo di integrare sul piano metodologico le discipline: quest’ultime si preoccupano di far acquisire al futuro insegnante il “cosa”, quelle il “come”. Con un problema: anche i saperi disciplinari, nella misura in cui divengono spazio di elaborazione di didattiche specifiche, si occupano del “come”, e si tratta allora di definire in che relazione si pongano con chi del “come” si occupa in termini generali. Non solo. Gli stessi saperi pedagogici si occupano in fondo anche del “cosa”: vale per la storia della pedagogia e dell’educazione, ma vale in generale per tutte le discipline raccolte nell’area pedagogica, in modo particolare quando vanno a qualificare l’agire professionale di futuri insegnanti di pedagogia e scienze umane. Come si capisce una questione intricata, ancor più nel momento in cui ci si pone a pensare la convivenza di questi saperi in una prospettiva curricolare. Vorremmo provare a sbrogliare la matassa. Lo faremo ragionando a quattro livelli che corrispondono ad altrettanti piani di analisi della questione: epistemologico, organizzativo, didattico, tecnologico; gli ultimi tre strettamente collegati. L’esito, provvisorio, si vuole pensare come contributo per la progettazione e la formazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
