Il dibattuto tema sulla connessione tra l’insorgenza di patologie e la prolungata esposizione a sostanze chimiche pericolose in ambito lavorativo riscontra ogni anno sempre più interesse, visto l’uso incrementale di tali agenti e la comparsa di numerose fonti di rischio non previste che hanno accompagnato l’evoluzione sociale. Specialmente nell’ultimo ventennio si è provveduto a redigere una normativa adeguata in modo tale da controllare in modo più armonizzato ed efficiente l’esposizione dei lavoratori agli agenti chimici pericolosi, applicando un modello organizzativo industriale che monitori l’intero ciclo di vita di un prodotto. Ne consegue che diverse discipline come la medicina del lavoro, la medicina legale e la tossicologia forense siano strettamente pertinenti l’argomento, poiché risulta estremamente complicato accertare il nesso causale tra l’esposizione a sostanze chimiche pericolose e la manifestazione di malattie professionali da agenti tossici, soprattutto se questa avviene in un arco temporale molto lungo. Per rischio chimico si intende il complesso di pericoli per la salute correlato all’impiego di sostanze o agenti chimici che si presentano durante l’attività lavorativa. Nella valutazione del rischio bisogna tener presente tutte le attività connesse al processo produttivo, come il trasporto, la manutenzione o la produzione di scarti di lavorazione che possono determinare una particolare esposizione per certi lavoratori. Ne deriva perciò che molte aziende, pur non essendo per definizione aziende chimiche, rientrano comunque all'interno del campo del rischio chimico. Questo progetto rivolge l’attenzione in particolar modo al sistema di monitoraggio biologico quale strumento a disposizione dei datori di lavoro per esplicitare al meglio la fase di valutazione del rischio chimico. Il sistema consiste nel rilevamento dei metaboliti degli agenti chimici utilizzati durante un qualsiasi ciclo produttivo in matrici biologiche (capelli, sangue, urina, aria espirata, ecc…) del lavoratore. In base a queste misurazioni possono essere stilate tabelle contenenti valori di riferimento utili per organizzare efficientemente la fase di valutazione del rischio. Nello specifico sono state analizzati campioni urinari prelevati a fine turno lavorativo dai dipendenti dell’azienda partecipante il progetto. Data la duplice linea di lavoro della stessa, che dedica uno stabilimento alla produzione di mastici poliesteri ed un altro sito assolutamente distaccato alla produzione di adesivi a solvente è stato possibile ipotizzare un confronto tra i prelievi effettuati, alla luce del fatto che saranno maneggiate sostanze differenti in base al prodotto finale. L’obiettivo è quello di riscontrare e confermare effettivamente la presenza di metaboliti di solventi di lavoro nei prelievi di urina dell’uno e del secondo sito produttivo in base agli agenti chimici rispettivamente utilizzati, verificando in base alla loro concentrazione una corretta esecuzione della fase di valutazione del rischio.

Ricerca di nuovi marcatori biologici per la valutazione dell’esposizione nei lavoratori dell’industria degli adesivi: approccio metabolomico ed utilizzo di strumentazione orbitrap

Gianmario Mietti
2022-01-01

Abstract

Il dibattuto tema sulla connessione tra l’insorgenza di patologie e la prolungata esposizione a sostanze chimiche pericolose in ambito lavorativo riscontra ogni anno sempre più interesse, visto l’uso incrementale di tali agenti e la comparsa di numerose fonti di rischio non previste che hanno accompagnato l’evoluzione sociale. Specialmente nell’ultimo ventennio si è provveduto a redigere una normativa adeguata in modo tale da controllare in modo più armonizzato ed efficiente l’esposizione dei lavoratori agli agenti chimici pericolosi, applicando un modello organizzativo industriale che monitori l’intero ciclo di vita di un prodotto. Ne consegue che diverse discipline come la medicina del lavoro, la medicina legale e la tossicologia forense siano strettamente pertinenti l’argomento, poiché risulta estremamente complicato accertare il nesso causale tra l’esposizione a sostanze chimiche pericolose e la manifestazione di malattie professionali da agenti tossici, soprattutto se questa avviene in un arco temporale molto lungo. Per rischio chimico si intende il complesso di pericoli per la salute correlato all’impiego di sostanze o agenti chimici che si presentano durante l’attività lavorativa. Nella valutazione del rischio bisogna tener presente tutte le attività connesse al processo produttivo, come il trasporto, la manutenzione o la produzione di scarti di lavorazione che possono determinare una particolare esposizione per certi lavoratori. Ne deriva perciò che molte aziende, pur non essendo per definizione aziende chimiche, rientrano comunque all'interno del campo del rischio chimico. Questo progetto rivolge l’attenzione in particolar modo al sistema di monitoraggio biologico quale strumento a disposizione dei datori di lavoro per esplicitare al meglio la fase di valutazione del rischio chimico. Il sistema consiste nel rilevamento dei metaboliti degli agenti chimici utilizzati durante un qualsiasi ciclo produttivo in matrici biologiche (capelli, sangue, urina, aria espirata, ecc…) del lavoratore. In base a queste misurazioni possono essere stilate tabelle contenenti valori di riferimento utili per organizzare efficientemente la fase di valutazione del rischio. Nello specifico sono state analizzati campioni urinari prelevati a fine turno lavorativo dai dipendenti dell’azienda partecipante il progetto. Data la duplice linea di lavoro della stessa, che dedica uno stabilimento alla produzione di mastici poliesteri ed un altro sito assolutamente distaccato alla produzione di adesivi a solvente è stato possibile ipotizzare un confronto tra i prelievi effettuati, alla luce del fatto che saranno maneggiate sostanze differenti in base al prodotto finale. L’obiettivo è quello di riscontrare e confermare effettivamente la presenza di metaboliti di solventi di lavoro nei prelievi di urina dell’uno e del secondo sito produttivo in base agli agenti chimici rispettivamente utilizzati, verificando in base alla loro concentrazione una corretta esecuzione della fase di valutazione del rischio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/297871
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