La tesi tratta del fenomeno delle migrazioni ambientali e si struttura in una serie analisi mirate ad esplorare la complessa relazione che intercorre tra la mobilità umana e le condizioni ambientali nei vari paesi del mondo, nello specifico i disastri naturali e le variazioni climatiche. L’estrema eterogeneità dei risultati e direzioni degli effetti è qui trattata attraverso un’attenta analisi delle evidenze già testate dalla letteratura e proponendo metodologie empiriche e modelli concettuali diversi. La principale domanda di ricerca è motivata dall’osservazione dell’attuale allarmante situazione concernente il cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature, la riduzione delle piogge, la crescente frequenza di disastri naturali e sempre più consensuali basi scientifiche, hanno generato l’esigenza di analizzare il fenomeno in relazione ai diversi fattori socioeconomici sui quali possa avere un effetto. Tra questi, il fenomeno della migrazione è l’oggetto della presente trattazione. La necessità di affrontare la questione ha acquisito spazio nel dibattito politico e accademico negli ultimi decenni. Tuttavia, districare i possibili effetti di shock ambientali all’interno dell’insieme delle determinanti migratorie risulta complesso. L’inserimento di tali fattori nei classici framework di modellizzazione delle migrazioni ha portato la letteratura a conclusioni diverse, a volte opposte, in ragione di un elevato numero di fonti di eterogeneità. I fattori ambientali stessi mostrano caratteristiche diverse, in termini di intensità, prevedibilità e durata, impattando diversi aspetti della società a seconda non solo delle proprie caratteristiche intrinseche, ma anche delle condizioni preesistenti dell’area colpita. Allo stesso tempo, la risposta delle popolazioni attraverso movimenti migratori può variare sia in termini di segno, con una propensione a migrare aumentata o ridotta, che nelle forme stesse di mobilità, a raggio ampio o ridotto (migrazioni internazionali o interne) o a breve o lunga durata. La ricerca si muove da queste premesse, nel tentativo di fornire indicazioni sull’intricata relazione tra ambiente e mobilità umana. Per fare ciò, sono state prese due direzioni, l’una mirata a riassumere con strumenti quantitativi l’effetto stimato da lavori già esistenti, l’altra a proporre nuovi modelli di osservazione del fenomeno. I primi due capitoli hanno per oggetto le evidenze empiriche già evidenziate dalla letteratura sul fenomeno. Partendo da una preliminare osservazione dell’estrema eterogeneità dei risultati ottenuti finora, ci si distacca da una canonica rassegna della letteratura per proporre un approccio quantitativo integrato in tre principali stadi. Nel primo capitolo si parte raccolta del più vasto campione della letteratura in merito attraverso strumenti di analisi bibliometrica, ottenendo un database di 151 contributi nella specifica materia. Il campione è composto da documenti che propongono analisi quantitative e no, approcci metodologici e teorici diversi e risultati e conclusioni eterogenei. L’osservazione delle caratteristiche dei contributi inclusi, ci ha condotto a postulare l’ipotesi dell’esistenza di comunità di articoli che presentano caratteristiche di prossimità nel loro interno e elementi di distanza tra l’una e l’altra. Tale ipotesi è testata integrando l’analisi bibliometrica con strumenti propri alla Network Analysis, costruendo una rete in cui i paper sono rappresentati come nodi legati tra loro da connessioni pesate sul numero di citazioni in comune alle rispettive bibliografie. Operando un algoritmo di community detection sulla rete risultante, è stato possibile constatare l’esistenza di quattro comunità ben distinte tra loro in base a vari fattori. L’analisi proposta nel secondo capitolo compie un passo ulteriore nella direzione dell’individuazione di quali siano le principali fonti di eterogeneità dell’intero campione e di ogni cluster. Restringendo ai soli contributi empirici (96), si è costruito un nuovo database contenente tutte le informazioni legate alle stime ottenute nei modelli empirici che hanno come variabile dipendente una qualsiasi misura di mobilità umana (internazionali, interne, urbane) e almeno una variabile dipendente legata al cambiamento climatico (temperatura, precipitazioni e qualità del suolo) o ai disastri naturali (geofisici, meteorologici, climatici e idrologici). Il database risultante contiene più di 6000 osservazioni, includendo, in primo luogo, i coefficienti stimati e una serie di dummies descrittive dell’analisi. Attraverso gli strumenti sviluppati dall’approccio di Meta-Analysis si è cercato dunque di ottenere una stima dell’effetto medio di tali fenomeni sulle migrazioni. L’effetto medio generale dei fenomeni risulta essere positivo, significativo, benché molto ridotto. Un quadro drasticamente diverso appare invece quando la struttura di cluster ottenuta nel precedente capitolo viene applicata alla meta-regressione e quattro separati modelli sono stimati. L’effetto medio di ogni singolo cluster converge verso conclusioni diverse e talvolta opposte, dimostrando l’esistenza di “club” di paper che, se sottratti alla stima generale dell’effetto medio, conducono a conclusioni molto diverse tra loro. I successivi due capitoli della tesi propongono invece due applicazioni alla modellizzazione dei fenomeni migratori partendo dall’analisi dei più recenti dati diadici sui flussi migratori quinquennali dal 1990 al 2020 e successivamente integrando un nuovo modello concettuale alla valutazione dell’impatto dei disastri naturali sulle migrazioni. Il capitolo 3 apre su un’analisi descrittiva della rete mondiale della migrazione internazionale: sfruttando la struttura diadica dei dati e la loro dimensione di flusso, è stato possibile, attraverso gli strumenti della Network Analysis, visualizzare e descrivere nel dettaglio i principali elementi di evoluzione/stabilità della complessa rete migratoria internazionale. Inoltre, si introduce, a mia conoscenza, per la prima volta, una nuova tecnica di visualizzazione del network: la visualizzazione del minimum spanning tree risulta essere un efficace metodo di individuazione della struttura gerarchica della rete e dello scheletro connettivo mondiale. Il capitolo 4, parte dalla descrizione della rete migratoria internazionale del capitolo 3 e, a mezzo di un modello gravitazionale strutturale, propone un modello concettuale che considera non esclusivamente l’avvenimento, la frequenza o l’intensità dei disastri naturali, ma anche la loro interconnessione con specifiche caratteristiche dell’area colpita. L’ipotesi alla base di questo concetto, che sarà chiamato rischio connesso ai disastri naturali, risiede nell’osservazione che uno stesso evento che colpisca due aree diverse per determinate caratteristiche, comporti risposte diverse. Il rischio è composto infatti non solo dall’avvenimento dell’evento stesso, ma anche del livello di esposizione, di vulnerabilità e di capacità di risposta ai danni relativi all’area specifica. Queste tre dimensioni, introdotte nel modello e stimate attraverso due strategie empiriche diverse (l’una includendo una misura di distanza tra gli indici di rischio bilaterali e l’altra stimando un modello a due stadi con effetti fissi) forniscono un quadro complesso evidenziando come a diversi livelli di esposizione, vulnerabilità e capacità di far fronte ai disastri naturali corrispondono diverse risposte in termini di probabilità degli individui di decidere di intraprendere un percorso migratorio internazionale. Complessivamente, la tesi propone un quadro estensivo intorno alla questione delle migrazioni indotte da fattori ambientali graduali e improvvisi, da una parte analizzando e valorizzando la produzione scientifica in materia già esistente al fine di riconciliare le fonti di eterogeneità degli effetti stimati, dall’altra parte proponendo applicazioni empiriche volte a contribuire alla spiegazione di tali risultati.
Essays on Environmental Migration
Elisa Scibe'
2022-01-01
Abstract
La tesi tratta del fenomeno delle migrazioni ambientali e si struttura in una serie analisi mirate ad esplorare la complessa relazione che intercorre tra la mobilità umana e le condizioni ambientali nei vari paesi del mondo, nello specifico i disastri naturali e le variazioni climatiche. L’estrema eterogeneità dei risultati e direzioni degli effetti è qui trattata attraverso un’attenta analisi delle evidenze già testate dalla letteratura e proponendo metodologie empiriche e modelli concettuali diversi. La principale domanda di ricerca è motivata dall’osservazione dell’attuale allarmante situazione concernente il cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature, la riduzione delle piogge, la crescente frequenza di disastri naturali e sempre più consensuali basi scientifiche, hanno generato l’esigenza di analizzare il fenomeno in relazione ai diversi fattori socioeconomici sui quali possa avere un effetto. Tra questi, il fenomeno della migrazione è l’oggetto della presente trattazione. La necessità di affrontare la questione ha acquisito spazio nel dibattito politico e accademico negli ultimi decenni. Tuttavia, districare i possibili effetti di shock ambientali all’interno dell’insieme delle determinanti migratorie risulta complesso. L’inserimento di tali fattori nei classici framework di modellizzazione delle migrazioni ha portato la letteratura a conclusioni diverse, a volte opposte, in ragione di un elevato numero di fonti di eterogeneità. I fattori ambientali stessi mostrano caratteristiche diverse, in termini di intensità, prevedibilità e durata, impattando diversi aspetti della società a seconda non solo delle proprie caratteristiche intrinseche, ma anche delle condizioni preesistenti dell’area colpita. Allo stesso tempo, la risposta delle popolazioni attraverso movimenti migratori può variare sia in termini di segno, con una propensione a migrare aumentata o ridotta, che nelle forme stesse di mobilità, a raggio ampio o ridotto (migrazioni internazionali o interne) o a breve o lunga durata. La ricerca si muove da queste premesse, nel tentativo di fornire indicazioni sull’intricata relazione tra ambiente e mobilità umana. Per fare ciò, sono state prese due direzioni, l’una mirata a riassumere con strumenti quantitativi l’effetto stimato da lavori già esistenti, l’altra a proporre nuovi modelli di osservazione del fenomeno. I primi due capitoli hanno per oggetto le evidenze empiriche già evidenziate dalla letteratura sul fenomeno. Partendo da una preliminare osservazione dell’estrema eterogeneità dei risultati ottenuti finora, ci si distacca da una canonica rassegna della letteratura per proporre un approccio quantitativo integrato in tre principali stadi. Nel primo capitolo si parte raccolta del più vasto campione della letteratura in merito attraverso strumenti di analisi bibliometrica, ottenendo un database di 151 contributi nella specifica materia. Il campione è composto da documenti che propongono analisi quantitative e no, approcci metodologici e teorici diversi e risultati e conclusioni eterogenei. L’osservazione delle caratteristiche dei contributi inclusi, ci ha condotto a postulare l’ipotesi dell’esistenza di comunità di articoli che presentano caratteristiche di prossimità nel loro interno e elementi di distanza tra l’una e l’altra. Tale ipotesi è testata integrando l’analisi bibliometrica con strumenti propri alla Network Analysis, costruendo una rete in cui i paper sono rappresentati come nodi legati tra loro da connessioni pesate sul numero di citazioni in comune alle rispettive bibliografie. Operando un algoritmo di community detection sulla rete risultante, è stato possibile constatare l’esistenza di quattro comunità ben distinte tra loro in base a vari fattori. L’analisi proposta nel secondo capitolo compie un passo ulteriore nella direzione dell’individuazione di quali siano le principali fonti di eterogeneità dell’intero campione e di ogni cluster. Restringendo ai soli contributi empirici (96), si è costruito un nuovo database contenente tutte le informazioni legate alle stime ottenute nei modelli empirici che hanno come variabile dipendente una qualsiasi misura di mobilità umana (internazionali, interne, urbane) e almeno una variabile dipendente legata al cambiamento climatico (temperatura, precipitazioni e qualità del suolo) o ai disastri naturali (geofisici, meteorologici, climatici e idrologici). Il database risultante contiene più di 6000 osservazioni, includendo, in primo luogo, i coefficienti stimati e una serie di dummies descrittive dell’analisi. Attraverso gli strumenti sviluppati dall’approccio di Meta-Analysis si è cercato dunque di ottenere una stima dell’effetto medio di tali fenomeni sulle migrazioni. L’effetto medio generale dei fenomeni risulta essere positivo, significativo, benché molto ridotto. Un quadro drasticamente diverso appare invece quando la struttura di cluster ottenuta nel precedente capitolo viene applicata alla meta-regressione e quattro separati modelli sono stimati. L’effetto medio di ogni singolo cluster converge verso conclusioni diverse e talvolta opposte, dimostrando l’esistenza di “club” di paper che, se sottratti alla stima generale dell’effetto medio, conducono a conclusioni molto diverse tra loro. I successivi due capitoli della tesi propongono invece due applicazioni alla modellizzazione dei fenomeni migratori partendo dall’analisi dei più recenti dati diadici sui flussi migratori quinquennali dal 1990 al 2020 e successivamente integrando un nuovo modello concettuale alla valutazione dell’impatto dei disastri naturali sulle migrazioni. Il capitolo 3 apre su un’analisi descrittiva della rete mondiale della migrazione internazionale: sfruttando la struttura diadica dei dati e la loro dimensione di flusso, è stato possibile, attraverso gli strumenti della Network Analysis, visualizzare e descrivere nel dettaglio i principali elementi di evoluzione/stabilità della complessa rete migratoria internazionale. Inoltre, si introduce, a mia conoscenza, per la prima volta, una nuova tecnica di visualizzazione del network: la visualizzazione del minimum spanning tree risulta essere un efficace metodo di individuazione della struttura gerarchica della rete e dello scheletro connettivo mondiale. Il capitolo 4, parte dalla descrizione della rete migratoria internazionale del capitolo 3 e, a mezzo di un modello gravitazionale strutturale, propone un modello concettuale che considera non esclusivamente l’avvenimento, la frequenza o l’intensità dei disastri naturali, ma anche la loro interconnessione con specifiche caratteristiche dell’area colpita. L’ipotesi alla base di questo concetto, che sarà chiamato rischio connesso ai disastri naturali, risiede nell’osservazione che uno stesso evento che colpisca due aree diverse per determinate caratteristiche, comporti risposte diverse. Il rischio è composto infatti non solo dall’avvenimento dell’evento stesso, ma anche del livello di esposizione, di vulnerabilità e di capacità di risposta ai danni relativi all’area specifica. Queste tre dimensioni, introdotte nel modello e stimate attraverso due strategie empiriche diverse (l’una includendo una misura di distanza tra gli indici di rischio bilaterali e l’altra stimando un modello a due stadi con effetti fissi) forniscono un quadro complesso evidenziando come a diversi livelli di esposizione, vulnerabilità e capacità di far fronte ai disastri naturali corrispondono diverse risposte in termini di probabilità degli individui di decidere di intraprendere un percorso migratorio internazionale. Complessivamente, la tesi propone un quadro estensivo intorno alla questione delle migrazioni indotte da fattori ambientali graduali e improvvisi, da una parte analizzando e valorizzando la produzione scientifica in materia già esistente al fine di riconciliare le fonti di eterogeneità degli effetti stimati, dall’altra parte proponendo applicazioni empiriche volte a contribuire alla spiegazione di tali risultati.File | Dimensione | Formato | |
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