Oggetto di questa dissertazione di dottorato è il carme I,2,24 di Gregorio Nazianzeno, intitolato Dialogo contro chi giura spesso (Πρὸς πολυόρκους διαλογικός). La poesia, composta da 328 versi giambici, si configura come un dibattito tra due interlocutori fittizi sul vizio di giurare, indicato già nell’incipit come la cosa peggiore di tutte; Gregorio presenta varie argomentazioni sul giuramento, attingendo spesso al repertorio filosofico, letterario e gnomico derivato dalla classicità, e declinando tali contenuti nella propria sensibilità di poeta cristiano, con lo scopo di dimostrare che non giurare affatto, come comanda Cristo, è il rimedio migliore per mantenere l’anima lontana dal peccato. La dissertazione prende avvio da una bibliografia aggiornata in cui sono indicati gli studi e i contributi sul Nazianzeno ai quali si farà riferimento in corso d’opera. A seguire, un ampio capitolo introduttivo approfondisce gli aspetti principali del carme, a cominciare da datazione, genere, tematiche principali, struttura e stile; in questo contesto, si rileva come alcune sequenze argomentative appaiano disorganiche, quasi giustapposte, fatto che sembra da ricondurre alla volontà di Gregorio di elaborare un pratico compendio in versi sul giuramento e di puntare quindi all’eclettismo più che alla rifinitura complessiva del testo. Sempre nel capitolo introduttivo è riportato lo studio della tradizione manoscritta di I,2,24 e dei rapporti tra i testimoni del carme, 10 in totale – di cui 5 fondamentali per la constitutio textus – databili tra il X e il XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Ψ e Ω. Ampio spazio è dedicato anche alla tradizione indiretta di I,2,24, il cui contributo risulta di primaria importanza laddove i testimoni diretti presentano un testo errato sotto il profilo del metro o del senso: vengono citati come fonti indirette il Commentario di Cosma di Gerusalemme, l’antica versione siriaca dei carmi del Nazianzeno e, per la prima volta all’interno di un’edizione delle poesie gregoriane, le catene neotestamentarie di Niceta di Eraclea. L’introduzione si conclude con la storia editoriale del carme (le traduzioni latine di J. Löwenklau e J. de Billy, le edizioni di F. Morel e A.B. Caillau) e con un approfondito studio metrico, che descrive lo schema sperimentale adottato da Gregorio in questa sua composizione e prende in esame i fenomeni prosodici più rilevanti. Parti centrali della dissertazione sono l’edizione critica del carme I,2,24 e il commento al testo: in entrambi i casi si tratta del primo studio di questo tipo realizzato sul carme. La tesi si conclude con due appendici, che mettono in luce la fortuna di I,2,24 in età bizantina. Oggetto della prima appendice è il Commentario di Cosma di Gerusalemme: in essa si fornisce un inquadramento generale del Commentario e il testo critico del lemma in cui Cosma esamina brevemente il carme I,2,24. La seconda appendice è dedicata invece alle catene di Niceta di Eraclea, in particolare ai cinque scoli esegetici per la cui redazione il commentatore bizantino si ispira al testo di I,2,24: di tutti viene presentato il testo critico corredato da un quadro completo della relativa tradizione manoscritta, con cenni anche a studi precedenti nella descrizione dei rapporti tra testimoni.

Gregorio Nazianzeno, Contro chi giura spesso [carm. I,2,24] Introduzione, testo critico, commento e appendici

BIONDINI Cristiano
2022-01-01

Abstract

Oggetto di questa dissertazione di dottorato è il carme I,2,24 di Gregorio Nazianzeno, intitolato Dialogo contro chi giura spesso (Πρὸς πολυόρκους διαλογικός). La poesia, composta da 328 versi giambici, si configura come un dibattito tra due interlocutori fittizi sul vizio di giurare, indicato già nell’incipit come la cosa peggiore di tutte; Gregorio presenta varie argomentazioni sul giuramento, attingendo spesso al repertorio filosofico, letterario e gnomico derivato dalla classicità, e declinando tali contenuti nella propria sensibilità di poeta cristiano, con lo scopo di dimostrare che non giurare affatto, come comanda Cristo, è il rimedio migliore per mantenere l’anima lontana dal peccato. La dissertazione prende avvio da una bibliografia aggiornata in cui sono indicati gli studi e i contributi sul Nazianzeno ai quali si farà riferimento in corso d’opera. A seguire, un ampio capitolo introduttivo approfondisce gli aspetti principali del carme, a cominciare da datazione, genere, tematiche principali, struttura e stile; in questo contesto, si rileva come alcune sequenze argomentative appaiano disorganiche, quasi giustapposte, fatto che sembra da ricondurre alla volontà di Gregorio di elaborare un pratico compendio in versi sul giuramento e di puntare quindi all’eclettismo più che alla rifinitura complessiva del testo. Sempre nel capitolo introduttivo è riportato lo studio della tradizione manoscritta di I,2,24 e dei rapporti tra i testimoni del carme, 10 in totale – di cui 5 fondamentali per la constitutio textus – databili tra il X e il XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Ψ e Ω. Ampio spazio è dedicato anche alla tradizione indiretta di I,2,24, il cui contributo risulta di primaria importanza laddove i testimoni diretti presentano un testo errato sotto il profilo del metro o del senso: vengono citati come fonti indirette il Commentario di Cosma di Gerusalemme, l’antica versione siriaca dei carmi del Nazianzeno e, per la prima volta all’interno di un’edizione delle poesie gregoriane, le catene neotestamentarie di Niceta di Eraclea. L’introduzione si conclude con la storia editoriale del carme (le traduzioni latine di J. Löwenklau e J. de Billy, le edizioni di F. Morel e A.B. Caillau) e con un approfondito studio metrico, che descrive lo schema sperimentale adottato da Gregorio in questa sua composizione e prende in esame i fenomeni prosodici più rilevanti. Parti centrali della dissertazione sono l’edizione critica del carme I,2,24 e il commento al testo: in entrambi i casi si tratta del primo studio di questo tipo realizzato sul carme. La tesi si conclude con due appendici, che mettono in luce la fortuna di I,2,24 in età bizantina. Oggetto della prima appendice è il Commentario di Cosma di Gerusalemme: in essa si fornisce un inquadramento generale del Commentario e il testo critico del lemma in cui Cosma esamina brevemente il carme I,2,24. La seconda appendice è dedicata invece alle catene di Niceta di Eraclea, in particolare ai cinque scoli esegetici per la cui redazione il commentatore bizantino si ispira al testo di I,2,24: di tutti viene presentato il testo critico corredato da un quadro completo della relativa tradizione manoscritta, con cenni anche a studi precedenti nella descrizione dei rapporti tra testimoni.
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Descrizione: Tesi dottorato BIONDINI
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/297753
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