Il presente lavoro è il frutto di un progetto di catalogazione, digitalizzazione e metadatazione condotto su quell’ampia porzione di manoscritti autografi di Giacomo Leopardi che non sono attualmente conservati a Napoli, presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, ma si trovano disseminati in almeno 85 enti pubblici e privati in Italia e nel mondo. Per illustrare le modalità operative che hanno sostanziato le attività, e per offrire un resoconto il più possibile esaustivo e dettagliato sulle novità emerse nel corso della ricerca, i fondamenti e gli esiti del progetto sono stati divisi in quattro capitoli. Il primo di essi, collocato quale premessa metodologica all’intero lavoro, presenta in maniera discorsiva i criteri che sono stati seguiti nel creare le schede di catalogo, nel realizzare le immagini ad alta risoluzione e nel selezionare i metadati da valorizzare per la descrizione dei singoli manoscritti, sia dal punto di vista amministrativo e gestionale – per la conservazione a lungo termine degli oggetti digitali –, sia per quanto riguarda il testo trasmesso dai vari supporti. Il secondo capitolo è dedicato, invece, alla raccolta e alla presentazione degli autografi riemersi durante i lavori di catalogazione. La recensio delle carte, infatti, ha concesso di individuare nuovamente molte carte autografe del poeta, alcune delle quali già note ma ritenute disperse, e altre ancora inedite, che arricchiscono di nuovi tasselli le conoscenze in merito al grande poeta. Tale capitolo si mostra strutturato in quattro parti: la prima è dedicata alle lettere, e intende fornire una descrizione degli autografi riemersi tentando anche una ricostruzione dei percorsi che potrebbero averli condotti negli attuali istituti collettori; la seconda si occupa delle schedine di catalogo redatte dal poeta per la Biblioteca paterna: un materiale minore, spesso trascurato, ma che trasmette interessanti informazioni a proposito di uno dei fondi librari privati più importanti della nostra tradizione letteraria. La terza parte è dedicata alle schedine filologiche, cioè a carte anche di piccola dimensione che contengono appunti destinati alle opere giovanili ed erudite del recanatese; la quarta parte, infine, indaga materiali di varia natura, prevalentemente ideati con scopi letterari. Il terzo capitolo è dedicato all’Epistolario, e in particolare alle lettere indirizzate dal recanatese ai propri corrispondenti: dopo una premessa che definisce l’ambito d’analisi e presenta alcuni elementi meritevoli d’attenzione, si esaminano i principali carteggi mantenuti da Leopardi, descrivendoli secondo uno schema stabilito: a una prima parte che colloca la relazione epistolare nel tempo e che offre dati sulla consistenza numerica delle lettere scambiate, fa séguito una sezione in cui si indicano gli istituti collettori che conservano oggi gli autografi, offrendo se possibile una ricostruzione delle dinamiche che ve li hanno condotti e ponendo l’attenzione su dettagli ricorrenti e caratteristiche esterne o di contenuto che possano trasmettere notizie utili per una maggiore comprensione dell’attività leopardiana. Il quarto capitolo, infine, specificamente versato sul lato codicologico del progetto, intende proporre un’analisi delle principali filigrane presenti nei manoscritti catalogati, con lo scopo di verificare la loro utilità in sede di commento e di datazione delle carte non espressamente corredate da un riferimento cronologico: partendo da valutazioni inerenti al motivo presente nei documenti e al periodo in cui Leopardi impiegava carte che lo esibiscono, si tenta di risalire all’ipotetica area geografica di provenienza del supporto scrittorio, individuando anche possibili collegamenti tra i fogli adoperati e il contesto spazio-temporale di attività del poeta.

Tra le sudate carte di Giacomo Leopardi. Per una ricognizione dei manoscritti autografi conservati nei fondi extra-napoletani

MAROZZI, Gioele
2022-01-01

Abstract

Il presente lavoro è il frutto di un progetto di catalogazione, digitalizzazione e metadatazione condotto su quell’ampia porzione di manoscritti autografi di Giacomo Leopardi che non sono attualmente conservati a Napoli, presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, ma si trovano disseminati in almeno 85 enti pubblici e privati in Italia e nel mondo. Per illustrare le modalità operative che hanno sostanziato le attività, e per offrire un resoconto il più possibile esaustivo e dettagliato sulle novità emerse nel corso della ricerca, i fondamenti e gli esiti del progetto sono stati divisi in quattro capitoli. Il primo di essi, collocato quale premessa metodologica all’intero lavoro, presenta in maniera discorsiva i criteri che sono stati seguiti nel creare le schede di catalogo, nel realizzare le immagini ad alta risoluzione e nel selezionare i metadati da valorizzare per la descrizione dei singoli manoscritti, sia dal punto di vista amministrativo e gestionale – per la conservazione a lungo termine degli oggetti digitali –, sia per quanto riguarda il testo trasmesso dai vari supporti. Il secondo capitolo è dedicato, invece, alla raccolta e alla presentazione degli autografi riemersi durante i lavori di catalogazione. La recensio delle carte, infatti, ha concesso di individuare nuovamente molte carte autografe del poeta, alcune delle quali già note ma ritenute disperse, e altre ancora inedite, che arricchiscono di nuovi tasselli le conoscenze in merito al grande poeta. Tale capitolo si mostra strutturato in quattro parti: la prima è dedicata alle lettere, e intende fornire una descrizione degli autografi riemersi tentando anche una ricostruzione dei percorsi che potrebbero averli condotti negli attuali istituti collettori; la seconda si occupa delle schedine di catalogo redatte dal poeta per la Biblioteca paterna: un materiale minore, spesso trascurato, ma che trasmette interessanti informazioni a proposito di uno dei fondi librari privati più importanti della nostra tradizione letteraria. La terza parte è dedicata alle schedine filologiche, cioè a carte anche di piccola dimensione che contengono appunti destinati alle opere giovanili ed erudite del recanatese; la quarta parte, infine, indaga materiali di varia natura, prevalentemente ideati con scopi letterari. Il terzo capitolo è dedicato all’Epistolario, e in particolare alle lettere indirizzate dal recanatese ai propri corrispondenti: dopo una premessa che definisce l’ambito d’analisi e presenta alcuni elementi meritevoli d’attenzione, si esaminano i principali carteggi mantenuti da Leopardi, descrivendoli secondo uno schema stabilito: a una prima parte che colloca la relazione epistolare nel tempo e che offre dati sulla consistenza numerica delle lettere scambiate, fa séguito una sezione in cui si indicano gli istituti collettori che conservano oggi gli autografi, offrendo se possibile una ricostruzione delle dinamiche che ve li hanno condotti e ponendo l’attenzione su dettagli ricorrenti e caratteristiche esterne o di contenuto che possano trasmettere notizie utili per una maggiore comprensione dell’attività leopardiana. Il quarto capitolo, infine, specificamente versato sul lato codicologico del progetto, intende proporre un’analisi delle principali filigrane presenti nei manoscritti catalogati, con lo scopo di verificare la loro utilità in sede di commento e di datazione delle carte non espressamente corredate da un riferimento cronologico: partendo da valutazioni inerenti al motivo presente nei documenti e al periodo in cui Leopardi impiegava carte che lo esibiscono, si tenta di risalire all’ipotetica area geografica di provenienza del supporto scrittorio, individuando anche possibili collegamenti tra i fogli adoperati e il contesto spazio-temporale di attività del poeta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/297749
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