La presente tesi di dottorato indaga il processo di socializzazione religiosa e la costruzione dell’appartenenza culturale alla comunità islamica e alla società italiana vissuti dai giovani musulmani nel contesto italiano, in particolare nel rapporto con la famiglia, imam e insegnanti di religione, compagni di scuola e pari, associazionismo e social network. A livello teorico, il processo socializzativo religioso è stato studiato prevalentemente da ricercatori con background occidentale su casi di studio in contesti occidentali, che avevano come oggetto di analisi principale la religione cristiano-cattolica. Per tale motivo la concettualizzazione di tale processo dall’Ottocento in poi si è caratterizzata di modelli e approcci basati su dinamiche relazionali presenti in Occidente (Stati Uniti e Europa), che in parte escludevano dalla teorizzazione contesti culturali e religioni di altri paesi. La scarsità di studi passati e attuali su tali contesti ha stimolato l’interesse per l’analisi dell’islam nel contesto italiano che costituisce una minoranza religiosa particolarmente eterogenea e di recente formazione a causa delle immigrazioni a partire dagli anni Sessanta-Settanta. La recente formazione delle comunità islamiche, dunque la presenza di famiglie di prima generazione e di figli di seconda generazione, indica un momento di integrazione particolarmente rilevante per la società italiana. Comprendere a livello sociologico come le generazioni agiscono nei confronti della società di arrivo, se ostacolano o meno la propria inclusione o che tipo di dialogo cercano con le autorità e la popolazione italiana, permette di capire in che modo la società sta cambiando e quali sfide sta ponendo il multiculturalismo e il pluralismo religioso. Una prospettiva su tali cambiamenti può emergere dall’analisi delle dinamiche e azioni messe in atto proprio dalle seconde generazioni, che sono più incluse dei genitori data la scolarizzazione nelle scuole italiane che li ha integrati culturalmente. A partire da tali premesse, come avviene la socializzazione alla religione e al contesto della comunità islamica e della società italiana? Quali sono le principali risorse e sfide che i giovani, come generazione ponte, stanno affrontando? Come le risorse e gli strumenti a disposizione costruiscono nuovi modelli identitari legati all’appartenenza al contesto italiano e alla fede islamica? Quali sono le dinamiche relazionali che stanno cambiando all’interno della comunità e della famiglia islamica ai fini di una migliore inclusione? Utilizzando alcuni principi teorici dell’approccio relazionale e la metodologia mixed methods, abbiamo provato a rispondere a tali domande. A livello metodologico e operativo abbiamo analizzato il processo di costruzione dell’identità islamica e culturale dei ragazzi attraverso 28 interviste semi-strutturate a giovani esponenti di associazioni ed organizzazioni islamiche fra i 18 e i 30 anni; 20 interviste semi-strutturate a esponenti adulti di associazioni e centri islamici per comprendere il loro punto di vista sulla formazione religiosa dei giovani; un questionario in modalità online (google form) con 132 risposte rivolto a giovani musulmani fra i 18 e i 30 anni suddiviso in 7 sezioni tematiche; e infine 4 focus group di cui due misti e due divisi per genere per approfondire il processo socializzativo in ambito familiare e in un’ottica di genere. Le interviste sono state analizzate attraverso il software Nvivo e i dati del questionario attraverso Spss Statistics. Dall’analisi effettuata emerge che il rapporto fra genitori e figli costituisce il primo approccio conoscitivo all’islam tendenzialmente basato sull’insegnamento di preghiere, formule e semplici ritualità (socializzazione alle pratiche islamiche). Nel confronto fra le diverse esperienze giovanili, l’educazione ricevuta dai genitori è particolarmente eterogenea e non sempre approfondita e corretta rispetto ai testi sacri, il Corano e la Sunna. Questo comporta nei giovani una rimessa in discussione della propria appartenenza all’islam e nei genitori la consapevolezza di una propria mancanza e fragilità educativa. Per tale motivo, la famiglia indirizza e introduce il figlio in agenzie di socializzazione, quali maestri in scuole coraniche, insegnanti di religione, amici e famiglie musulmane che, come rilevato, sono dei punti di riferimento per il giovane nel suo percorso di crescita spirituale e per la famiglia come supporto relazionale con i propri figli. A partire dall’ingresso nella scuola media e con più intensa durante la scuola secondaria di secondo livello, come emerso, il giovane inizia autonomamente a formarsi sulla religione, cercando di definire se stesso, il proprio ruolo e i propri obiettivi scegliendo le agenzie socializzative con cui confrontarsi. È in questo momento che la mancanza di un riconoscimento ufficiale di cittadinanza inizia ad essere percepito come uno stigma sociale, a cui si aggiungono difficoltà di integrazione e di accettazione della propria diversità nel rapporto con gli altri italiani, coetanei, amici e compagni di scuola, causati da episodi di discriminazione razzista e islamofobica. Nel confronto, essi scoprono di avere differenti visioni dell’islam e della cultura, a causa del fatto che i genitori nella socializzazione all’islam hanno avuto difficoltà nella distinzione degli aspetti religiosi da quelli prettamente culturali. Per tale motivo, essi sembrano volgere lo sguardo verso un orizzonte comune di rilettura delle proprie origini, attraverso le fonti sacre (Corano, Sunna), per riuscire a distinguere la religione nella sua autenticità e la dimensione culturale di ciò che gli è stato trasmesso. La rilettura – o potremmo dire “riscoperta sotto un nuovo criticismo” – della cultura e religione islamica è senz’altro una questione centrale fra i credenti delle nuove generazioni. Facendo tale distinzione, i giovani comprendono che la dimensione islamica della propria identità non confligge con quella culturale, dunque che possono vivere come musulmani italiani senza infrangere le regole dell’islam. Infine, la necessità di definirsi e di decostruire gli stereotipi e i pregiudizi sociali sull’islam porta i giovani a costruire dei percorsi più definiti nella sfera pubblica fondando associazioni islamiche, aprendo pagine e blog sulla religione. Tali spazi diventano dei punti di riferimento rilevanti la costruzione identitaria religiosa e culturale: possono socializzarsi all’islam, risolvere dubbi e incomprensioni sulla religione e su come questa influenza la vita relazionale quotidiana, organizzare momenti di dialogo interreligioso e di apertura con la società civile, aiutare la comunità islamica e la società locale attraverso azioni umanitarie. Possiamo concludere che il concetto di socializzazione religiosa, rivisto alla luce di questo studio sulla socializzazione islamica, dovrebbe essere rielaborato considerando che, nell'età contemporanea, fattori come le migrazioni possono cambiare profondamente le modalità socializzative tramandate di generazione in generazione. La ristrutturazione familiare, l'educazione eterogenea e frammentaria, le difficoltà linguistiche e culturali nell'inclusione, la scarsità di risorse e strumenti socializzative nel contesto di arrivo uniti a stereotipi e pregiudizi sull'islam influenzano l'agire delle comunità, in particolar modo di quelle seconde generazioni che rappresentano il primo passaggio fondamentale verso l'inclusione e il riconoscimento di sé come cittadini italiani.

Giovani musulmani italiani. Identità, socializzazione religiosa e appartenenza culturale

CRESCENTI MARTINA
2022-01-01

Abstract

La presente tesi di dottorato indaga il processo di socializzazione religiosa e la costruzione dell’appartenenza culturale alla comunità islamica e alla società italiana vissuti dai giovani musulmani nel contesto italiano, in particolare nel rapporto con la famiglia, imam e insegnanti di religione, compagni di scuola e pari, associazionismo e social network. A livello teorico, il processo socializzativo religioso è stato studiato prevalentemente da ricercatori con background occidentale su casi di studio in contesti occidentali, che avevano come oggetto di analisi principale la religione cristiano-cattolica. Per tale motivo la concettualizzazione di tale processo dall’Ottocento in poi si è caratterizzata di modelli e approcci basati su dinamiche relazionali presenti in Occidente (Stati Uniti e Europa), che in parte escludevano dalla teorizzazione contesti culturali e religioni di altri paesi. La scarsità di studi passati e attuali su tali contesti ha stimolato l’interesse per l’analisi dell’islam nel contesto italiano che costituisce una minoranza religiosa particolarmente eterogenea e di recente formazione a causa delle immigrazioni a partire dagli anni Sessanta-Settanta. La recente formazione delle comunità islamiche, dunque la presenza di famiglie di prima generazione e di figli di seconda generazione, indica un momento di integrazione particolarmente rilevante per la società italiana. Comprendere a livello sociologico come le generazioni agiscono nei confronti della società di arrivo, se ostacolano o meno la propria inclusione o che tipo di dialogo cercano con le autorità e la popolazione italiana, permette di capire in che modo la società sta cambiando e quali sfide sta ponendo il multiculturalismo e il pluralismo religioso. Una prospettiva su tali cambiamenti può emergere dall’analisi delle dinamiche e azioni messe in atto proprio dalle seconde generazioni, che sono più incluse dei genitori data la scolarizzazione nelle scuole italiane che li ha integrati culturalmente. A partire da tali premesse, come avviene la socializzazione alla religione e al contesto della comunità islamica e della società italiana? Quali sono le principali risorse e sfide che i giovani, come generazione ponte, stanno affrontando? Come le risorse e gli strumenti a disposizione costruiscono nuovi modelli identitari legati all’appartenenza al contesto italiano e alla fede islamica? Quali sono le dinamiche relazionali che stanno cambiando all’interno della comunità e della famiglia islamica ai fini di una migliore inclusione? Utilizzando alcuni principi teorici dell’approccio relazionale e la metodologia mixed methods, abbiamo provato a rispondere a tali domande. A livello metodologico e operativo abbiamo analizzato il processo di costruzione dell’identità islamica e culturale dei ragazzi attraverso 28 interviste semi-strutturate a giovani esponenti di associazioni ed organizzazioni islamiche fra i 18 e i 30 anni; 20 interviste semi-strutturate a esponenti adulti di associazioni e centri islamici per comprendere il loro punto di vista sulla formazione religiosa dei giovani; un questionario in modalità online (google form) con 132 risposte rivolto a giovani musulmani fra i 18 e i 30 anni suddiviso in 7 sezioni tematiche; e infine 4 focus group di cui due misti e due divisi per genere per approfondire il processo socializzativo in ambito familiare e in un’ottica di genere. Le interviste sono state analizzate attraverso il software Nvivo e i dati del questionario attraverso Spss Statistics. Dall’analisi effettuata emerge che il rapporto fra genitori e figli costituisce il primo approccio conoscitivo all’islam tendenzialmente basato sull’insegnamento di preghiere, formule e semplici ritualità (socializzazione alle pratiche islamiche). Nel confronto fra le diverse esperienze giovanili, l’educazione ricevuta dai genitori è particolarmente eterogenea e non sempre approfondita e corretta rispetto ai testi sacri, il Corano e la Sunna. Questo comporta nei giovani una rimessa in discussione della propria appartenenza all’islam e nei genitori la consapevolezza di una propria mancanza e fragilità educativa. Per tale motivo, la famiglia indirizza e introduce il figlio in agenzie di socializzazione, quali maestri in scuole coraniche, insegnanti di religione, amici e famiglie musulmane che, come rilevato, sono dei punti di riferimento per il giovane nel suo percorso di crescita spirituale e per la famiglia come supporto relazionale con i propri figli. A partire dall’ingresso nella scuola media e con più intensa durante la scuola secondaria di secondo livello, come emerso, il giovane inizia autonomamente a formarsi sulla religione, cercando di definire se stesso, il proprio ruolo e i propri obiettivi scegliendo le agenzie socializzative con cui confrontarsi. È in questo momento che la mancanza di un riconoscimento ufficiale di cittadinanza inizia ad essere percepito come uno stigma sociale, a cui si aggiungono difficoltà di integrazione e di accettazione della propria diversità nel rapporto con gli altri italiani, coetanei, amici e compagni di scuola, causati da episodi di discriminazione razzista e islamofobica. Nel confronto, essi scoprono di avere differenti visioni dell’islam e della cultura, a causa del fatto che i genitori nella socializzazione all’islam hanno avuto difficoltà nella distinzione degli aspetti religiosi da quelli prettamente culturali. Per tale motivo, essi sembrano volgere lo sguardo verso un orizzonte comune di rilettura delle proprie origini, attraverso le fonti sacre (Corano, Sunna), per riuscire a distinguere la religione nella sua autenticità e la dimensione culturale di ciò che gli è stato trasmesso. La rilettura – o potremmo dire “riscoperta sotto un nuovo criticismo” – della cultura e religione islamica è senz’altro una questione centrale fra i credenti delle nuove generazioni. Facendo tale distinzione, i giovani comprendono che la dimensione islamica della propria identità non confligge con quella culturale, dunque che possono vivere come musulmani italiani senza infrangere le regole dell’islam. Infine, la necessità di definirsi e di decostruire gli stereotipi e i pregiudizi sociali sull’islam porta i giovani a costruire dei percorsi più definiti nella sfera pubblica fondando associazioni islamiche, aprendo pagine e blog sulla religione. Tali spazi diventano dei punti di riferimento rilevanti la costruzione identitaria religiosa e culturale: possono socializzarsi all’islam, risolvere dubbi e incomprensioni sulla religione e su come questa influenza la vita relazionale quotidiana, organizzare momenti di dialogo interreligioso e di apertura con la società civile, aiutare la comunità islamica e la società locale attraverso azioni umanitarie. Possiamo concludere che il concetto di socializzazione religiosa, rivisto alla luce di questo studio sulla socializzazione islamica, dovrebbe essere rielaborato considerando che, nell'età contemporanea, fattori come le migrazioni possono cambiare profondamente le modalità socializzative tramandate di generazione in generazione. La ristrutturazione familiare, l'educazione eterogenea e frammentaria, le difficoltà linguistiche e culturali nell'inclusione, la scarsità di risorse e strumenti socializzative nel contesto di arrivo uniti a stereotipi e pregiudizi sull'islam influenzano l'agire delle comunità, in particolar modo di quelle seconde generazioni che rappresentano il primo passaggio fondamentale verso l'inclusione e il riconoscimento di sé come cittadini italiani.
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11393/296228
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